Tagli alle emissioni, in uno studio dell'Isfort gli effetti positivi per la salute
L'Istituto ha elaborato due scenari di maggiore utilizzo dei mezzi pubblici, che potrebbero portare a una riduzione delle PM10 tra il 18% e il 27% e della Co2 tra il 20% e il 30%. Le morti causate dall'aria poco respirabile diminuirebbero di diverse centinaia all'anno
07 December, 2011
Quanto potrebbero influire sulle emissioni e i loro effetti negativi per la salute i cambiamenti dei comportamenti riguardo la mobilità? Scegliere di prendere il tram piuttosto che l’auto, quante emissioni evita? E di conseguenza, quali sono le ripercussioni sulla salute? A queste domande ha dato una risposta l’Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) con uno studio dal titolo “Prove tecniche di emissione. Gli effetti del PM10 sulla salute e le scelte modali nelle città italiane”, elaborato da Lucio Triolo ed Eleonora Pieralice. I risultati sono interessanti.
Due scenari
L’Istituto ha elaborato due scenari. Il primo trasferisce dall’auto al trasporto pubblico gli spostamenti giornalieri delle persone che, secondo i dati dell’ultima indagine Audimob (2007), hanno espresso il desiderio di ridurre l’uso del mezzo privato e di quelle che si sono dette intenzionate ad aumentare l’uso del trasporto pubblico. In totale sono oltre 8,7 milioni di cittadini, pari al 17,9% degli italiani tra 14 e 80 anni. Nel secondo scenario, invece, sono trasferiti sul trasporto pubblico tutti gli spostamenti effettuati in auto della durata inferiore o uguale a 15 minuti, che interessano oltre 20,3 milioni di italiani, pari al 41,2% della popolazione tra 14 e 80 anni.
Riduzione delle PM10 tra il 18% e il 27% e della Co2 tra il 20% e il 30%
Vediamo i risultati. Nel primo caso, si arriverebbe a una riduzione del 18,2% delle PM10 e del 20,1% della CO2. «Nella prima ipotesi – fanno notare gli autori dello studio – si otterrebbe un abbattimento delle emissioni inquinanti in linea con le disposizioni previste dalla normativa comunitaria», e «ancora più positivi, per la diminuzione degli agenti nocivi in atmosfera, risultano essere i dati relativi alla seconda ipotesi», che comporterebbe addirittura una riduzione del 27% delle PM10 e un calo del 30,3% della CO2.
Morti in calo di centinaia di unità
Se questi cambiamenti modali avvenissero, sarebbero positivi anche gli effetti per la salute dei cittadini. Se tutti gli spostamenti inferiori o uguali a 15 minuti si trasferissero sui mezzi pubblici, si otterrebbe «un abbattimento tra i 581 e i 628 casi annui di mortalità per tutte le cause, una riduzione superiore ai 50 casi annui di mortalità per tumore al polmone e una diminuzione di più di 200 casi ogni anno per effetti cronici ((infarto del miocardio, aterosclerosi coronarica e altre malattie ischemiche del cuore, ndr). Per quanto riguarda la morbosità, il risultato evidenzia un risparmio di uso di broncodilatatori per circa un milione di giorni per la popolazione superiore ai 14 anni».
Se invece le persone che si dicono propense a un minor uso del mezzo privato in favore di quello pubblico venissero incentivate al cambiamento modale, «la riduzione delle emissione di PM10 consentirebbe in questo scenario di evitare tra i 650 e i 700 casi di mortalità annue per tutte le cause, circa 60 casi l’anno in meno per mortalità dovuta al tumore polmonare e circa 250 casi in meno ogni anno legati agli effetti cronici. Anche in questo caso si potrebbe evitare l’uso di broncodilatatori, per asma da adulti, complessivamente per più di un milione di giorni in un anno».