Un 2011 a tutto smog. Le polveri sottili tornano a fare paura
Un passo indietro dopo anni di miglioramenti. Record di sforamenti consecutivi: ben 36 giorni, tra l’11 novembre e il 16 dicembre. Per 134 giorni PM10 oltre i limiti, nel 2010 ci si era fermati a 102. Le polveri sottili, però, sono ormai un problema da affrontare per quattro mesi all’anno, da novembre a febbraio - da La Stampa del 06.01.2012
08 January, 2012
Andrea Rossi
Il conto, alla fine, si è fermato a 134. Che non sono pochi: per gli amanti della statistica siamo al 36,7 per cento, e parliamo dei giorni del 2011 in cui i livelli di Pm10, le polveri sottili che stagnano nella nostra atmosfera, hanno sforato i limiti di legge. Sai che novità, dirà qualcuno. Succede tutti gli anni. Vero, ma solo fino a un certo punto: dopo anni di costante e a volte anche consistente riduzione le polveri sottili nel 2011 sono tornate a crescere. I giorni in cui il livello ha varcato i limiti (50 microgrammi al metro cubo) sono stati di più: 134, contro i 102 del 2010, i 123 del 2009 e i 124 del 2008.
Il 2011 ha spezzato una parabola discendente che sembrava destinata a non arrestarsi. Dal 2005, infatti, i superamenti diminuivano di anno in anno, costantemente. E se non ci fossero state le Olimpiadi - che tanti benefici hanno portato alla città, ma tra cantieri, lavori e visitatori hanno prodotto un effetto collaterale: la crescita di tutti gli inquinanti nel 2005 e nel 2006 - il trend positivo si potrebbe far risalire addirittura al 2001. Un decennio segnato da una mezza rivoluzione, che ha visto sparire quasi tutte le auto inquinanti, l’affermarsi dei motori «puliti», il pensionamento delle vecchie caldaie, la riscoperta (pur tra mille contraddizioni) della mobilità sostenibile, la metropolitana, e (ma di questo si sarebbe fatto volentieri a meno) la crisi dell’industria: tutti fattori che hanno contribuito a rendere meno putrida l’aria.
Nel 2011, invece, abbiamo respirato peggio degli anni precedenti. Lo testimoniano non tanto i giorni in cui sono stati sforati i limiti di Pm10, che siano 134 o 180 sono pur sempre distanti anni luce dai 35 che per l’Unione europea sono il solco che separa i buoni dai cattivi, i sani dai malati, gli inquinati dai puliti. Il fatto è che è cresciuto anche il valore medio giornaliero: significa che, in media, in ciascun giorno dell’anno la quantità di polveri sottili sospese in aria è stata superiore rispetto all’anno precedente. Insomma, non solo abbiamo respirato aria mefitica per più giorni; ma l’aria stessa era ancora più mefitica del solito: 50 microgrammi al metro cubo nel 2011 contro i 43,3 del 2010.
Che cosa è successo? Niente di eccezionalmente grave, assicurano gli esperti, tanto meno di irreparabile ché i veleni che respiriamo ogni giorno sono sempre di meno, anche se restano troppi. Però il 2011 è stato segnato da un’infilata di anomalie. A inizio aprile scoppia l’estate: 32 gradi a Torino. A giugno, invece, arrivano temporali a ripetizione, aria fresca e neve sulle vette. Luglio è il più freddo degli ultimi trent’anni. Niente estate? Nemmeno per idea: la calura esplode a Ferragosto e si protrae in modo inusuale per tutto settembre, tra i più caldi da almeno due secoli, per spegnersi solo a metà ottobre. Tra metà settembre e fine ottobre, nemmeno una goccia d’acqua. E poi quest’inverno surreale, con t e m p e r a t u r e massime di 10 gradi e più, e il record assoluto di 36 giorni di sforamenti consecutivi tra l’11 novembre e il 16 dicembre, in piena sintonia con quel proverbio piemontese secondo cui «se a fioca an sla foeja l’invern a dà nen noeja», se nevica precocemente sui boschi ancora verdi, l’inverno seguente non darà fastidio, sarà avaro di gelo e neve. Non sempre la saggezza popolare ci azzecca. Stavolta sì. E quest’inizio di 2012 non si annuncia da meno, tanto che meteorologi e climatologi già mettono le mani avanti: se le cose restano così anche l’anno appena iniziato potrebbe riservarci sorprese non troppo gradite.
Antonella Pannocchia, direttore del dipartimento torinese dell’Arpa
“Tutta colpa del clima, ma il trend dell’ultimo decennio è positivo”
Antonella Pannocchia, direttore del dipartimento torinese dell’Arpa, che cosa è successo nel 2011? Stiamo tornando indietro dopo anni di progressi?
«Innanzitutto, mi lasci fare una precisazione: i singoli anni in sé hanno poco valore. Quel che contano sono le serie storiche».
E che cosa dicono le serie storiche?
«Che in dieci anni la concentrazione di Pm10, prendo ad esempio la stazione Consolata, in centro a Torino, è diminuita del 40 per cento. Insomma, i progressi ci sono, eccome».
Ma come si spiegano queste battute d’arresto?
«Il trend è chiaro, ma non esclude deviazioni. Nel 2002, ad esempio, una prolungata siccità e temperature sopra la media sballarono tutti i valori degli inquinanti, facendo registrare un numero di superamenti elevatissimo».
È successo anche nel 2011?
«Più o meno, ma con picchi largamente inferiori. È stato un anno con molte variazioni climatiche, tendenzialmente più caldo, con un’estate che si è protratta fino a ottobre, un dicembre caldo e un gennaio che si annuncia simile. Se piove poco o tira poco vento lepolveri non si depositano a terra ma restano sospese in aria. E in queste condizioni è fisiologico che aumentino i superamenti e le concentrazioni. Ma non significa che stiamo tornando indietro».
È dell’idea che il trend positivo sia ormai consolidato?
«Attenzione: l’inquinamento c’è, i valori restano sempre molto al di sopra dei limiti stabiliti dall’Unione europea. Però i progressi sono evidenti, e sono la conseguenza di una serie di azioni strutturali che hanno segnato l’ultimo decennio: mobilità, riscaldamento, edilizia, tecnologia. Cambiamenti che hanno fatto la differenza, abbattendo una serie di inquinanti come l’ossido di carbonio, il benzene, le anidridi dello zolfo che prima erano presenti in grandi quantità».
La battaglia contro altre sostanze sembra invece più ostica.
«Pm10 e ossido d’azoto rimangono su livelli critici. Però, anche in questo caso c’è una tendenza significativa alla riduzione. Non dimentichiamo, però, che clima e meteo incidono in maniera determinante sugli andamenti: basta un’annata meno piovosa, o viceversa torrida, a cambiare le carte in tavola».