Le norme sui sacchetti rientreranno nel Milleproroghe? Intervista a Francesco Ferrante
Il senatore Francesco Ferrante: "Ritengo ci siano alte probabilità che i nostri emendamenti al Milleproroghe vengano accolti. Nessuno vuole ammazzare le piccole aziende ma servono regole chiare". E cioè requisito di compostabilità per gli usa e getta e spessore 150 micron per i riutilizzabili
09 January, 2012
A un anno dalla diffusione del comunicato stampa che annunciava il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica lo scenario per il futuro potrebbe essere questo: i sacchetti si possono produrre e vendere solo se sono compostabili o se sono più spessi di 150 micron. Per ora comunque la normativa non c'è.
“In questa storia dei sacchetti siamo rimasti in mezzo a un guado” sintetizza Francesco Ferrante, responsabile per le politiche relative ai cambiamenti climatici per il PD. E dalle due sponde del guado, sostenitori e oppositori del bando parlano di lobby e interessi in gioco, che impediscono di uscire dall’impasse. Le nuove norme sulla commercializzazione dei sacchetti di plastica avrebbero dovuto rientrare nel decreto Milleproroghe, ma a poche ore dall’approvazione sono sparite, secondo la ricostruzione di Salvatore Esposito, parlamentare del PD, perché avrebbero causato “una drammatica crisi per le oltre duemila aziende del settore che impiegano circa 20.000 lavoratori”. Aziende che non hanno i mezzi per riconvertire la produzione e che dopo dodici mesi ancora non sanno se e cosa potranno ancora produrre.
“Numeri esagerati – commenta al telefono Ferrante – le piccole aziende produttrici a rischio sono al massimo un centinaio, e parliamo di piccole imprese, che in media hanno una decina di dipendenti. Ma non è questo il punto: noi non vogliamo penalizzare nessuno, meno che mai causare il licenziamento dei lavoratori, fossero anche solo una decina. Lo so benissimo che le piccole aziende non possono mettersi a produrre bioplastica, ormai non ci sono le condizioni. Certo che quattro anni fa la situazione era ben diversa, e se le associazioni di categoria non fossero state così miopi ci sarebbe stato tutto il tempo di adeguarsi al nuovo mercato”.
Sia come sia, ora questa possibilità non c’è, e il mercato della bioplastica è appannaggio di poche (pochissime) grandi aziende. Che in realtà riforniscono quasi esclusivamente i grossi supermercati, con rare eccezioni. Tutti gli altri hanno allegramente ignorato il divieto, colossi dell’abbigliamento in testa. Decisamente i sacchetti sono tra noi. E non fanno nemmeno molto per nascondersi, tanto la pioggia di multe minacciata dal Ministero non l’ha ancora vista nessuno. Il problema però riguarda i “i piccoli”, siano commercianti o produttori, che cercano di capire cosa dovranno fare per non chiudere, perché non riforniscono le grandi catene, ma piccoli distributori e commercianti che, giustamente, non vogliono rischiare; in effetti è più facile che a pagare per “spaccio” di sacchetti sia il fruttivendolo del mercato che il Gotha dello shopping.
“Nessuno vuole ammazzare le piccole aziende – prosegue Ferrante - enon è obbligatorio che tutti passino ai biopolimeri: si potrà continuare a produrre sacchetti di plastica, basta che siano riutilizzabili”. Dove riutilizzabile sta per “spesso abbastanza”, cioè almeno 150 micron, come nelle bozze sparite dal Milleproroghe. “In realtà la Conferenza Stato-Regioni aveva fatto una proposta diversa, e cioè 120 micron. Ma non è il caso di impiccarsi al numero esatto, basta che sia ragionevole”.
Assieme ai capigruppo in Commissione Ambiente per il PD, Roberto Della Seta e Raffaella Mariani, Ferrante ha annunciato che il PD presenterà in Senato e alla Camera gli emendamenti al decreto Milleproroghe per reintegrare le norme scomparse (spessore 150 micron per i riutilizzabili e requisito di compostabilità ai sensi della UNI EN 13:432 per gli usa e getta), e si dice convinto che l’operazione andrà in porto.
"L'unica strada per uscire da questo stallo è regolamentare. Ritengo che la probabilità che i nostri emendamenti vengano accolti sia alta. Molto alta".
Ma allora cos’è successo alla vigilia dell’approvazione del decreto? “Questo dovete chiederlo a chi governa, non a me. Io posso solo dire che queste norme vanno inserite il prima possibile. E poi ci vorrà un decreto ministeriale che definisca meglio il concetto di riutilizzabile”. Possibilmente in questa vita.