Rifiuti. Studio UE: risparmi e occupazione con la piena attuazione della normativa
Secondo uno studio della Commissione europea presentato il 13 gennaio, una piena attuazione della normativa UE sui rifiuti porterebbe risparmi per 72 miliardi di euro e 400 mila posti di lavoro entro il 2020
16 January, 2012
Risparmiare e creare occupazione in tempo di crisi grazie ai rifiuti. E' quanto emerge da uno studio della Commissione europea che calcola risparmi per 72 miliardi di euro all'anno, un aumento di 42 miliardi del fatturato nella gestione dei rifiuti e nel riciclo e 400.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020 grazie ad una piena attuazione della normativa UE sui rifiuti.
Le operazioni illecite sui rifiuti negli Stati membri, evidenzia inoltre lo studio, vanificano l'opportunità di crescita economica, ma si possono ottenere notevoli miglioramenti per mezzo di ispezioni nazionali più decise e con una migliore conoscenza della gestione dei rifiuti.
"E' necessario considerare i rifiuti una risorsa: interrare le risorse in discarica è una politica estremamente deleteria – ha dichiarato il Commissario europeo per l'Ambiente Janez Potocnik -. Questa relazione mostra che la gestione dei rifiuti e il riciclaggio possono contribuire considerevolmente alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro. Se la legislazione vigente fosse attuata correttamente, potremmo evitare costose operazioni di pulizia, inquinamento e problemi di salute, senza dimenticare che i materiali riciclati costano meno delle materie prime vergini, oltre a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e la nostra dipendenza dalle importazioni".
L'analisi
Lo studio offre un'analisi approfondita degli effetti di una migliore attuazione e applicazione della normativa sui rifiuti. Il rapporto mostra i notevoli benefici economici, finanziari e sociali che si potrebbero ottenere analizzando un certo numero di casi di studio (Cipro, Germania, Irlanda, Italia e Paesi Bassi).
La gestione dei rifiuti e del riciclaggio è un settore molto dinamico con un vasto potenziale di espansione che offre ancora delle opportunità economiche. Nel 2008 il settore rifiuti, con i suoi 145 miliardi di euro di fatturato rappresentava circa l'1% del PIL dell'Unione Europea che tradotto in termini occupazionali significa 2 milioni di posti di lavoro. Secondo il rapporto, se la normativa UE sui rifiuti trovasse piena attuazione il settore potrebbe arrivare a 187 miliardi di euro di fatturato annuo complessivo e a 2,4 milioni di occupati entro il 2020.
Il problema di fondo, secondo lo studio, è che i prezzi delle merci troppe volte non riflettono il vero costo di smaltimento. Se lo facessero, ciò aiuterebbe a ridurre i rifiuti. Inoltre, in molti Stati membri mancano ancora infrastrutture adeguate per la raccolta differenziata, il riciclaggio e il recupero. Un altro ostacolo, inoltre, è rappresentato dall'assenza di controllo sistematico e di meccanismi di applicazione della normativa; a questo si unisce la mancanza di dati affidabili sulla gestione dei rifiuti.
Conclusioni
Lo studio giunge ad una serie di conclusioni. In primo luogo occorrerebbe avere maggiori informazioni sulla gestione dei rifiuti. Di conseguenza è necessario conoscere e rendere disponibili i dati attivando un controllo sistematico dell'applicazione delle leggi. In questa direzione si registrano progressi grazie a uno specifico Centro dati sui rifiuti recentemente istituito dall'Eurostat.
In secondo luogo bisogna migliorare l'adozione del principio “chi inquina paga”: un aumento dei costi di smaltimento potrebbe garantire il rispetto delle norme e fornire risorse finanziarie necessarie per la gestione dei rifiuti.
Gli Stati membri dovrebbero, inoltre, rafforzare la capacità di ispezione e monitoraggio. A questo proposito potrebbe rivelarsi necessario dotarsi di una capacità di audit a livello europeo e, se necessario, di norme comuni per le ispezioni.
Inoltre, conclude lo studio, un'opzione conveniente in termini di costi volta a rafforzare il monitoraggio dell'attuazione della normativa europea potrebbe essere rappresentata dall'esperienza e dalle capacità dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA). Quest'opzione comporterebbe spese amministrative inferiori rispetto alla creazione di una nuova agenzia specializzata nei rifiuti.