Liberalizzazione della gestione dei rifiuti da imballaggio. Il commento di Stefano Ciafani (Legambiente)
Intervista di Eco dalle Città a Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, sull'articolo del decreto liberalizzazioni riguardante la gestione dei rifiuti da imballaggio: “E' una norma che rischia di creare più danni che i benefici che vengono propagandati”
30 January, 2012
Se l'articolo del decreto liberalizzazioni dovesse essere approvato definitivamente dal Parlamento cosa cambierà nella gestione dei rifiuti da imballaggio?
L'obiettivo di liberalizzare il sistema dei rifiuti da imballaggio riprende un po' la discussione già fatta in passato con il governo Berlusconi (2001-2006) nella fase di scrittura di quello che diventò poi il decreto legislativo 152 (Norme in materia ambientale ndr). In quella fase c'era il progetto, che poi non andò in porto, di liberalizzare i Consorzi obbligatori unici su imballaggi, oli usati e batterie al piombo. Scegliendo di non liberalizzare si garantì in questo modo sia l'unicità che l'obbligatorietà del sistema dei consorzi.
Per le batterie al piombo ci fu però un “tempo supplementare”: nel 2008, quando l'Italia recepì la direttiva sulle pile e gli accumulatori, il Ministero dell'Ambiente decise di liberalizzare il sistema di gestione e di raccolta. Questa liberalizzazione del sistema ha dimostrato fino ad oggi di non dare i risultati che venivano propagandati. Quando si apre al mercato, in teoria, c'è una maggiore concorrenza potendo agire sul fronte dei costi e dei prezzi. Peccato però che i rifiuti “meno appetibili”, per esempio quelli che devono essere raccolti nei piccoli comuni di montagna, rischiano di non essere raccolti da nessuno perché risultano economicamente meno convenienti.
L'Associazione dei Comuni ha già espresso forte preoccupazione per questa norma. L'ex ministro Edo Ronchi parla di “dissesto annunciato di un successo ambientale italiano” mentre per il WWF “sui rifiuti da imballaggio via libera all'anarchia”. Qual è il suo giudizio?
E' una norma che rischia di creare più danni che i benefici che vengono propagandati. Prima facevo l'esempio delle pile e degli accumulatori: il sistema ha dimostrato fino ad oggi di non funzionare e continuiamo ad avere grande perplessità rispetto alla liberalizzazione dei consorzi obbligatori unici. Si rischia di aprire al mercato e di non garantire più il corretto trattamento dei rifiuti da imballaggio: potremmo avere diversi consorzi in concorrenza tra loro rischiando alla fine di non poter garantire la raccolta laddove è meno conveniente dal punto di vista economico. Siamo quindi molto perplessi su questa norma.
Ci sono dei problemi sul ciclo dei rifiuti in Italia? Quali sono? Qual è la soluzione? La soluzione non è liberalizzare il servizio di raccolta degli imballaggi ma la soluzione è andare a vedere quali sono i problemi esistenti. Ne cito due: in primis l'Italia ha recepito gli obiettivi della direttiva europea sugli imballaggi ma la raccolta non ha raggiunto gli obiettivi a livello territoriale soprattutto al centro-sud; inoltre i Comuni si lamentano che non ci sono adeguati corrispettivi rispetto agli imballaggi raccolti. Un altro discorso sarebbe quindi chiedere al Conai di focalizzarsi maggiormente sulle aree in emergenza rifiuti attivandosi su quelle realtà, soprattutto al centro-sud. E per quanto riguarda i corrispettivi ai Comuni, prevedere una rivisitazione, un assestamento del protocollo Anci-Conai. Ma questi problemi non si risolvono liberalizzando il servizio.
Per quanto riguarda i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, per esempio, siamo di fronte a più consorzi che si occupano del recupero dei RAEE...
Se il modello per gli imballaggi dev'essere quello dei RAEE francamente mi vengono i “capelli dritti”. Esistono circa 15 consorzi sui RAEE che fatti salvi i principali, gli altri non si capisce cosa ci stiano a fare. Francamente la raccolta dei RAEE ad oggi non è che proprio dimostri in linea generale gli stessi risultati ottenuti negli anni sugli oli usati piuttosto che sugli imballaggi: aprire al mercato non vuol dire rendere il sistema più efficiente.