Scuole chiuse per neve. È sempre vera emergenza? (Intervista a Mario Salomone)
Dopo la decisione del Comune di Torino di chiudere lunedì 30 gennaio scuole e università in seguito alla prima neve dell’anno, Eco dalle Città ha intervistato Mario Salomone, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e di Educazione ambientale presso l’Università di Bergamo e presidente dell’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro di Torino
31 January, 2012
Domenica 29 gennaio, dopo la galaverna o “neve chimica” a Torino è arrivata la neve vera. In seguito a questa prima nevicata dell’anno sul capoluogo piemontese, circa 20 centimetri sulle strade della città, per lunedì 30 il Comune decide di chiudere scuole e università. Una misura che non tutti hanno condiviso, ritenendola eccessiva. Eco dalle città ha intervistato Mario Salomone, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e di Educazione ambientale presso l’Università di Bergamo e presidente dell’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro di Torino.
Dottor Salomone, si può dire che tutti i fenomeni naturali – pioggia, neve, ghiaccio, caldo, freddo, umidità - siano diventate delle vere e proprie emergenze per le città o rischino di diventarlo con sempre maggior facilità?
Sì si può dire ed è un fatto che si verifica oramai da tempo. In gran parte è dovuto all’enfatizzazione dei fenomeni meteorologici da parte dei mass media. Ad esempio, giornali e televisioni stanno parlando da qualche giorno di un’ondata di freddo eccezionale che colpirà l’Italia e l’Europa: questa è veramente un’enorme fesseria. L’ultima settimana di gennaio e i primi giorni di febbraio sono storicamente i giorni più freddi dell’anno; non c’è proprio niente di eccezionale in questo. Tutti si ricordano temperature rigide come queste e anche ben più basse. Il problema è che come cittadini, cioè come abitanti delle centri urbani, siamo diventati iperprotetti e vogliamo esserlo sempre di più. Nelle campagne non si vive così. Si pensi ad esempio al fenomeno dei centri commerciali utilizzati come luoghi per andare a ripararsi dal freddo o dal caldo. Un’assurdità.
A proposito di iperprotezione, la decisione del Comune di Torino di chiudere scuole e università lunedì 30 gennaio in seguito ad una nevicata di 20 centimetri non è esagerata?
Va detto che le amministrazioni e le istituzioni sbagliano a prescindere, qualunque cosa facciano. Sbagliano se decidono di chiudere e sbagliano se decidono di non chiudere. Basta pensare a quanto successo a Genova durante l’alluvione dello scorso Novembre, quando non furono chiuse le scuole (e tra le vittime ci furono due donne che andavano a prendere i bambini a scuola, ndr). Bisogna anche considerare che ci sono pochi soldi e questo influisce molto nelle decisioni. Tenere pulite le strade per garantire una circolazione sicura costa molto.
Le scuole non potrebbero - o dovrebbero - fornire un’educazione ambientale grazie alla quale qualsiasi fenomeno naturale non venga più vissuto come un’emergenza?
Certo. I bambini potrebbero essere educati in tal senso, a partire dalla banalità di imparare ad andare a scuola con gli stivaletti quando piove o nevica. Se non si fa in questo modo passa il messaggio che la neve sia un problema o addirittura un pericolo, quando invece deve essere una gioia, un divertimento. Se fossimo in Marocco ad esempio una nevicata la festeggeremmo, perché vorrebbe dire campi rinvigoriti, fertilità, vita. Noi invece non siamo più abituati al rapporto con la natura. La verità è che siamo diventati viziati e coccolati.
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Intervento di Paolo Hutter sul blog del Fatto Quotidiano.it del 01.02.2012