"Duemila lavoratori dentro il grattacielo Intesa San Paolo"
L’ad Cucchiani conferma tutti gli impegni del gruppo. “Diventerà un hub della cultura, della società e dell’occupazione” - da La Stampa dell'11.02.2012
11 February, 2012
Beppe Minello
Se le solite prefiche della Torino umiliata e offesa ieri fossero state sotto le volte affrescate del salone d’onore del Castello del Valentino avrebbero avuto modo, finalmente, di sorridere. Non solo per il parterre de rois arrivato a inaugurare un master dedicato alla costruzione dei grattacieli e intitolato al compianto professor Franco Mellano, ma soprattutto per gli impegni ribaditi da Enrico Cucchiani, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, sulla città e sul grattacielo in costruzione in corso Inghilterra che, finché non partiranno quelli per ora teorizzati a Milano, sarà il più alto d’Italia.
Che ha detto Cucchiani? Niente di nuovo ma, come dicono gli inglesi: no news, good news. Perché il timore, reale o propalato ad arte da chi quel grattacielo non ha mai digerito, era che Intesa-Sanpaolo nel parallelepipedo disegnato e progettato dall’archistar Renzo Piano, un bel giorno avremmo visto qualche ufficio, certo, ma soprattutto alloggi, a coronamento della madre di tutte le speculazioni. Balle.
«Il grattacielo - ha scandito Cucchiani - diventerà un hub culturale, del lavoro e della società; sarà un centro nevralgico e ospiterà un’attività importantissima per noi qual è la banca dei territori. Un edificio in cui lavoreranno 2 mila persone più quelle che oggi sono nel nostro centro tecnologico di Moncalieri». Ai pessimisti ad oltranza non basta ancora? «Il grattacielo - ha continuato Cucchiani - è il segnale che crediamo nel futuro della città, nella sua capacità di evolversi e diventare capitale italiana dell’innovazione». Si dirà: con tutte le polemiche susseguitesi nel tempo sul ruolo subalterno ricoperto da Torino nella banca rispetto a Milano (nonostante la Compagnia sia primo azionista), era il meno che potesse uscire dalla bocca del successore di Corrado Passera. Vero, ma intanto le ha dette. Soprattutto là dove ha ribadito che l’intero edificio, tranne la base e il tetto destinati ai torinesi, sarà occupato da uffici della banca garantendo quell’occupazione messa in discussione dai detrattori. Come si ricorderà, il via libera al grattacielo dovette superare anche l’accusa che la banca, una volta costruito l’edificio, avrebbe chiesto un cambio di destinazione d’uso per trasformarlo in un alveare di alloggi. Ci fu anche chi chiese che la delibera imponesse un arco di tempo superiore a quanto previsto dalla legge prima di poter chiedere variazioni.
Renzo Piano, che di grattacieli se ne intende, ha sparso miele sulla sua creatura e sui contestatori in sala, come i professori Faraggiana e Montani, o in attesa di irrompere con uno striscione con l’azzeccato slogan «Non grattiamo il cielo di Torino» brandito dal tosto Paolo Hutter, l’ex-assessore all’Ambiente della giunta Castellani, quello che si buttava in Po per dimostrare che non è un fiume pericoloso. «Avete ragione - ha detto Piano ai contestatori - i grattacieli sono edifici arroganti con consumi criminali. Ma quello che sta crescendo a Torino non sarà né arrogante, né retorico e nemmeno diventerà un segno di potere. Sarà un edificio accessibile e che parlerà alla città». E mentre il presidente di Intesa Sanpaolo, Beltratti, scomodava Italo Calvino e «Le città invisibili», il sindaco Piero Fassino, più concretamente e rispettosamente, ringraziava Enrico Salza, orgogliosamente seduto in prima fila: «Diamo a Cesare quel che è di Cesare - ha detto il sindaco -: se questo grattacielo ci sarà è grazie alla determinazione e alla tenacia di Enrico».
Leggi anche: Grattacieli volanti tra Torino e Milano - di Paolo Hutter da il Fatto Quotidiano.it del 13.02.2012