Il business dei sindaci è l'energia
L’edizione 2009 del rapporto Civicum analizza i bilanci delle principali imprese di servizi pubblici che hanno come azionisti di riferimento i Comuni di Milano, Napoli, Roma, Torino, Brescia, Bologna - da Torino Click del 04.03.2009
05 March, 2009
Riccardo Caldara
La fondazione Civicum ha reso noto oggi uno studio sui bilanci delle società controllate dai maggiori Comuni italiani, realizzato da Mediobanca. Da esso emerge che il vero business dei
sindaci italiani è l’energia e non c’erano dubbi, visto quanto si
sta muovendo intorno alle utilities con fusioni e aggregazioni
che, almeno sulla carta, si susseguono. L’edizione 2009 del rapporto Civicum analizza i bilanci delle principali imprese di servizi pubblici che hanno come azionisti di riferimento i Comuni di Milano, Napoli, Roma, Torino, Brescia, Bologna.
Vediamo alcuni dati salienti. Il portafoglio dei sei Comuni comprende complessivamente 338 partecipazioni per un valore di circa 7,5 miliardi di euro (3,5 in società quotate): Milano detiene asset per 2,5 miliardi, Torino per 0,8, Brescia per 1,4. Il fatturato aggregato complessivo a fine 2007 si aggirava sui 18,6 miliardi, con 77mila dipendenti impiegati nelle aziende stesse. Tra il 2003 e il 2007 le società del comune di Milano hanno realizzato utili cumulati per 1,6 miliardi, quelle di Brescia per 893 milioni, Torino per 191 milioni e Bologna per 74 milioni. Hanno invece chiuso in perdita cumulata Roma (-39 milioni) e Napoli (-225 milioni). Escludendo l’impatto della società energetica Torino segna utili per 15 milioni (13 dalla società aeroportuale Sagat, di cui ha la maggioranza relativa), mentre segnano sostanziali pareggi Brescia (-2 milioni) e Bologna
(+5 milioni) e un rosso significativo Napoli (-225 milioni) e soprattutto Roma, che senza Acea arriva a toccare i 643 milioni di perdita. A fine 2007 Letizia Moratti, attraverso le imprese a controllo comunale rappresentava l’11° gruppo italiano, con 9 miliardi di euro di fatturato, più della galassia dei Benetton. Gianni Alemanno (Roma) era al 29° posto, con 4,1 miliardi di fatturato, più della Barilla. Sergio Chiamparino (Torino) al 72°, con un fatturato di 2 miliardi, più della Mondadori. Senza le imprese energetiche il portafoglio comunale vede comunque
crollare la posizione dei capoluoghi: Milano passa da 9 a 2 miliardi (al 71° posto), Roma da 4,1 a 1,7 miliardi (86° gruppo),
Torino da 2 miliardi a 0,8 (195° posto), mentre Brescia, dove il business dell’energia è veramente rilevante, praticamente scompare dalla classifica. Grazie alle aziende comunali ogni bresciano ha una ricaduta positiva di 2.093 euro, mentre per ciascun napoletano il saldo è negativo per 366 euro. La ricaduta per ogni abitante viene misurata come saldo tra quanto gli ritorna in termini di dividendi e investimenti e quanto idealmente gli viene sottratto in termini di sussidi e contributi versati alle imprese. Ma è positivo il saldo anche per ciascun cittadino torinese (83 euro) e milanese (34 euro), mentre incidono negativamente a Bologna (-11 euro) e Roma (-50).
L’indagine prende in esame anche il management e le nomine dirette dei sindaci (279 in totale). Le posizioni al top, come presidente, vice presidente e amministratore delegato, sono 90, con compensi per 11,1 milioni di euro. Il sindaco di Torino Chiamparino è quello che nomina di più (60), seguito da Rosa Russo Iervolino (55) e Alemanno (54). Più indietro Moratti (48), Cofferati (34) e Adriano Paroli (Brescia, 28). L’indagine è veramente interessante e può essere scaricata all’indirizzo http://blog.civicum.it/. In fondo, in attesa della prossima fusione tra Iride ed Enìa nel
campo dell’energia e di quella, per ora molto controversa, tra Gtt e Atm Milano nel settore dei trasporti, è importante che i cittadini si documentino e partecipino al dibattito sulla cosa pubblica. Che è quanto si propone Civicum.