Immobili di fronte all'emergenza
da La Repubblica del 1 marzo 2012
01 March, 2012
di Filippo Azimonti
Appena sessanta giorni ci separano dall´inizio dell´anno e di questi ben 47 li abbiamo trascorsi respirando l´aria inquinata da una quantità intollerabile di polveri sottili. Il limite di massimi 35 giorni di sforamento delle soglie di attenzione imposto dall´Unione europea l´abbiamo consumato con il 16 febbraio e, prima che il vento cominciasse a sgomberare il cielo d´inverno, abbiamo superato i limiti di concentrazione dei 50 microgrammi per 19 giorni consecutivi. Il dato si ripete con qualche variazione di calendario dal 2010: evidentemente la malattia si va cronicizzando ma, per quanto grave, gli amministratori, con l´eccezione di quelli milanesi, sembrano decisi a continuare a non fare nulla o, per meglio dire, a continuare a fare quello che hanno fatto sino ad oggi che, con tutta evidenza, non ha funzionato.
Ne è convinta la Regione Lombardia, sicura di aver avviato interventi strutturali degni della California e quasi infastidita del richiamo di Comuni e Province per un maggior impegno nella battaglia contro lo smog: «Noi siamo sempre pronti a collaborare e dare una mano nel rispetto delle competenze di ciascuno, perché ci vuole una collaborazione fra le istituzioni, ma è anche importante che ognuna faccia fino in fondo la sua parte», dice Roberto Formigoni annunciando un prossimo incontro con il ministro dell´Ambiente Corrado Clini.
Per la Provincia fare la propria parte significa rinviare tutto all´anno prossimo dopo aver, naturalmente, reso permanente quella cabina di regia fra sindaci ridotta ieri a raccoglierne 20 su 134, felici soltanto di poter cancellare grazie al vento («che ha contribuito», ammette senza ironia l´assessora all´Ambiente Cristina Stancari) i provvedimenti antitraffico che era stata costretta a prendere. Per poi allungare la palla fino in Regione per chiedere di riconsiderare la normativa sui diesel Euro 0, 1 e 2 (ne circolano almeno 150mila). Ma l´ottica resta quella cara a Podestà: «Uniformare le norme vigenti e creare meno disturbo possibile ai cittadini costretti a destreggiarsi fra troppi regolamenti». Non si tratta di gestire insomma un´emergenza, ma un fastidio divenuto quotidiano che rischia di far perdere un bel pacchetto di voti nelle prossime amministrative.
E il Comune? Forse troppo impegnato a difendere l´Area C dalla scomposta offensiva di alcune centinaia di residenti e commercianti, pare essersi dimenticato di quanto comunque gli impone il risultato referendario, muovendosi con eccessiva cautela nei confronti di interlocutori istituzionali che si stanno dimostrando del tutto inaffidabili, se non palesemente in malafede.
Si prenda coscienza che anche la nuova ordinanza antismog, per quanto severa, ancora non basta. Che le domeniche a piedi vanno moltiplicate e che in altri grandi Comuni della Lombardia anch´essi costretti "ad arrangiarsi" sono scattate perfino le mai dimenticate targhe alterne. Riaprire il dibattito sul tema dell´inquinamento ambientale, varare nuovi provvedimenti, intensificare i controlli (anche sulle caldaie, giacché quelle più inquinanti ancora in funzione la stanno facendo franca anche quest´anno) e comunicare puntualmente previsioni e risultati ai cittadini è anche un modo per difendere le decisioni già prese e prepararne di nuove, trovando conforto in quella massa di studi scientifici che rischia di restare puro esercizio accademico se non se ne sperimentino gli assunti. Come è successo solo ieri nella mini-cabina di regia dei sindaci dell´hinterland che dalla presentazione di tre studi commissionati a Cattolica, Bocconi e Bicocca hanno tratto la decisione di affidare le sorti delle comunità che amministrano alla campagna "Inquino meno, vivo meglio" che suggerisce comportamenti virtuosi ma, ovviamente, non può far nulla per imporli. È anche così che si buttano via i soldi dei cittadini.