Associazioni e coop per le cascine urbane
Il Comune affida a enti alcuni casali abbandonati della città - da La Stampa del 02.03.2012
02 March, 2012
Elisabetta Graziani
Dopo la «corona delle delizie» delle regge sabaude, tocca ora alla «corona verde» delle vecchie cascine torinesi. Di più basso lignaggio rispetto alle meraviglie architettoniche regali ma altrettanto interessanti, i cascinali torneranno a vivere per diventare autentiche «finestre» sui parchi della città.
I casolari della Torino di un tempo torneranno a riempirsi di voci: non quelle dei contadini di una volta, ma delle scolaresche venute a riscoprire i ritmi della natura. Quegli edifici malandati e, in molti casi, abbandonati diventeranno presidi dei vicini parchi e delle aree rurali intorno. Come, se nel bilancio comunale è profondo rosso? La Città ha deciso di mettere a bando la gestione di alcuni casali per affidarli a comitati, cooperative o associazioni senza scopo di lucro. In cambio di affitti calmierati, i gestori ristruttureranno questi drappelli del passato riportandoli a nuova vita. Le convenzioni potranno essere in alcuni casi più che ventennali, per garantire a chi investe nel restauro di recuperare le spese.
Quattro le cascine più papabili fra i sedici edifici rurali presenti in città. Tra queste compare la storica Airale nel parco della Colletta, costruita nel ‘500 e sopravvissuta all’assedio francese del 1706. Questo baluardo di storia perde letteralmente i pezzi: i mattoni cadono e di notte è stata più volte luogo di appuntamenti a luci rosse. Soltanto un intervento immediato può salvarla dal degrado. Entro l’anno, poi, è probabile siano messi a bando anche la casa del custode dell’antica villa San Severino nel parco Leopardi, la cascina Sangone dietro la chiesa di San Barnaba in strada Castello di Mirafiori e un terzo della cascina Bellacomba al Villaretto. Al prossimo giro potrebbe toccare al vecchio asilo della borgata Villaretto e alle stazioni di partenza e di arrivo della seggiovia che portava a Cavoretto: due fabbricati in cemento, il primo nel parco Millefonti, diversi dalla tradizionale cascina, ma situati in punti strategici.
Al loro interno si svolgeranno attività con le scuole o rivolte alla collettività. L’obiettivo è costruire «torri di vedetta» sui parchi cittadini, creando una sorta di corridoio verde dalla collina ai corsi fluviali. L’iniziativa rientra nel progetto «Torino città da coltivare», proposto dall’assessore alle Politiche per l’ambiente Enzo Lavolta.
Ieri le commissioni Ambiente, Urbanistica e Lavoro hanno dato il via alla delibera che approderà in Sala Rossa per l’esame. «È un primo passo verso la revisione della destinazione d’uso delle aree verdi cittadine all’interno del Piano Regolatore», ha commentato Marco Grimaldi. Per l’assessore Lavolta è l’inizio di un percorso condiviso con associazioni e territorio.