Se spostarsi diventa un lusso
L’aumento dei prezzi modifica i comportamenti degli italiani: in febbraio, complici le nevicate, abbiamo consumato il 20% di carburante in meno. Ma il paradosso è che spendiamo comunque più per muoverci che per mangiare - da La Stampa del 14.03.2012
14 March, 2012
Luigi Grassia
Gli italiani usano meno la macchina e passano dal benzinaio sempre meno di frequente per non essere salassati. A gennaio 2012 c’era già stato un antipasto: un calo (significativo ma non ancora traumatico) del 2,2% delle vendite di carburante rispetto allo stesso mese di un anno fa; ma è a febbraio, coi record di benzina e gasolio stracciati uno dopo l’altro, che si è registrato addirittura un crollo del 20% (dati dell’Unione petrolifera, che associa le compagnie). E qui è proprio suonato l’allarme rosso.
Certo il confronto è spurio: nell’ultimo febbraio ha nevicato molto (dice la società Autostrade per l’Italia che «sulla nostra rete non aveva nevicato così tanto in nessuno degli ultimi trenta inverni») e questo ha bloccato molte auto in garage o ai bordi delle strade. Bisogna anche mettere in conto un secondo fatto contingente: il mese di febbraio è stato funestato da uno sciopero degli autotrasportatori, i cui mezzi di trasporto sono grandi bevitori di carburante - e quando stanno fermi loro, i consumi ne risentono parecchio. Guardando poi le cose dal punto di vista opposto, non di breve ma di lungo periodo, il calo dei consumi di benzina e gasolio è un fenomeno con alcune concause strutturali: per esempio, le ripetute campagne di rottamazione dei veicoli in Italia hanno reso il nostro parco circolante molto più nuovo, più efficiente e più «risparmioso» dal punto di vista del consumo dei carburanti. E questo corrisponde ad altri litri di «verde» e di diesel eliminati. Non è neanche da sottovalutare l’intenzione virtuosa di chi usa un po’ meno la macchina per amore della salute e dell’ambiente (più passeggiate e più sgambate in bici).
Tutto vero. Però è inutile girarci attorno, gli italiani che rinunciano all’auto, quelli che ad esempio fanno trasferte più brevi nel weekend, facendo a meno di qualche visita o qualche svago, o quelli che smettono di andare al lavoro sulla macchina personale per riciclarsi sull’autobus o sul treno, nella stragrande maggioranza dei casi non lo fanno perché ne hanno voglia ma perché sono costretti dalla corsa ai rincari della benzina e del gasolio, una corsa che arriva a compromettere i bilanci familiari. Sì, compromette proprio i bilanci familiari, e questa non è affatto un’esagerazione: ormai è da mesi e mesi che le associazioni dei consumatori denunciano che le famiglie spendono più per i carburanti che per mangiare. Il paradosso è che spendono di più pur mettendo nel serbatoio meno benzina e meno gasolio. Sul piano economico è qualcosa di simile a uno strangolamento.
Ieri ha lanciato l’allarme anche Piero De Simone, direttore generale dell’Unione petrolifera. «I consumi di carburante stanno riducendosi in maniera precipitosa. L’anno scorso abbiamo perso 2 milioni di tonnellate di prodotti. E negli ultimi quattro anni (cioè da quando è cominciata la grande crisi) l’Italia ha perso 20 milioni di tonnellate». Per usare un’unità di misura più familiare, i petrolieri dal 2004 a oggi calcolano di aver venduto 5 miliardi di litri in meno.
Qui a dir la verità verrebbe voglia di chiedere all’Unione petrolifera chi cavolo glielo fa fare a continuare a ritoccare i listini se il risultato è il calo degli introiti per le stesse compagnie. Ma l’Up non ci sta a finire sul banco degli imputati e dà la colpa alle accise e all’Iva, «che sono cresciute nell’ultimo anno di circa 20 centesimi sulla benzina e 23 sul gasolio».
Numeri interessanti arrivano da Autostrade per l’Italia sul primo bimestre del 2012: la società riscontra «un calo di traffico del 10%», un dato che torna più o meno facendo la media aritmetica fra il gennaio bruttino e il febbraio horribilis di cui parla l’Unione petrolifera. Curiosa anche la rilevazione dell’Anas: «Sulla rete stradale - dicono i tecnici - il traffico risulta invariato. Potrebbe trattarsi di due flussi che si compensano: sulle strade viene a mancare una quota di auto che rifuggono dai carburanti troppo cari, ma forse questa quota viene compensata dalle vetture che per evitare le autostrade si riversano sulle strade ordinarie».