Regione Puglia al 6° World Water Forum: L'intervento dell'assessore Fabiano Amati
L'assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati è intervenuto nel corso della sua relazione sul tema "Climate and water for the Mediterranean: regional and local perspectives"
14 March, 2012
La distribuzione e l'utilizzo dell'acqua da definirsi su scala di bacino idrografico
"Penso che sia irrevocabile l'idea multiobiettivo della gestione pubblica delle risorse idriche, che è in grado di garantire l'equità e la funzione sociale della risorsa, la qualità ambientale, la salute pubblica e la sicurezza sociale. È tuttavia evidente che l'applicazione di tali principi trovi accoglienza nell'utilizzo delle migliori tecniche di prelievo, distribuzione ed utilizzo dell'acqua, da definirsi a scala, almeno, di bacino idrografico, in grado di garantire l'equità nella distribuzione, aprendo allo stesso tempo a tutte le tecnologie di riuso e riciclo, anche per imporre virtuose modalità colturali, compenetrate in pratiche irrigue in equilibrio con le disponibilità idriche del bacino idrografico". Lo ha detto l'assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati nel corso della sua relazione sul tema "Climate and water for the Mediterranean: regional and local perspectives", tenuta nel corso del 6th "World Water Forum” di Marsiglia.
Il paradigma dell'acqua: in grado di insegnare la sete e la furia
"È questa - ha detto Amati - la nostra proposta, per scrivere le pagine del nuovo testamento Mediterraneo, almeno Mediterraneo", il cui primo passo consiste nell' "Individuare la risorsa idrica quale elemento fondamentale dello studio e della legge ambientale. Tutto si racchiude quindi, e come primo passo, nel solito paradigma dell'acqua, che da sola è in grado di insegnare la sete e la furia. Il nostro cammino scientifico degli ultimi anni ci ha suggerito che il mutamento dell’ecosistema ha un piano di responsabilità abbondantemente indagate. Senza pretese di esaustività, esse sono: l’uso non sostenibile del suolo per via della violazione sistematica degli obblighi di custodia, lo sfruttamento acuto delle aree agricole e pastorali, la deforestazione ed eccentriche pratiche irrigue. Sarà quindi la lotta alla desertificazione, aggravata dai cambiamenti climatici, la maggiore sfida ambientale del nostro tempo, che influenzerà le relazioni sociali, economiche, politiche e ambientali, senza tralasciare, in termini di riflessione profonda, il flusso migratorio, che per l'Europa non è più questione meramente economica o, peggio, di ordine pubblico".
Arrestare la desertificazione è "scienza della profondità", cucita dal suo sarto naturale: il diritto. Si tratta di "spaccare" le normative abbondanti del localismo, del privilegio e della conservazione, cominciando dall'ambito che possiede in termini di ripercussioni gli effetti più dirompenti sulla vita: la gestione delle risorse idriche e l'agricoltura, in una parola, il cibo. Privi di questa tensione culturale, che possiede una naturale forza di persuasione e che pone in relazione stretta gli interessi delle parti ricche del mondo con quelle povere, non c'é possibilità di invertire il processo di degrado del suolo, tutelando le risorse idriche e biologiche.
La chiave di tutto questo - ha detto Amati - "Consiste in una forma di espansione culturale, con la disponibilità a sperimentare soluzioni di organizzazioni amministrative che prevedano l'ampliamento territoriale delle politiche, andando molto al di sopra degli angusti confini amministrativi che sin ora abbiamo conosciuto e che ci ostiniamo a preservare. Pretendere politiche macroregionali significa assecondare la natura e la sua armonia, ponendola a fondamento di uno schema etico. Non siamo più abilitati a pensare che la stratosfera coincida con il tetto di casa propria, ove il regolamento di tenuta e stabilità sia lasciato all'arbitrio del padrone di casa. Non si può più osservare l'inquinamento del suolo, potestativamente deciso o tollerato in un anfratto amministrativo, senza chiedere il permesso all'anfratto vicino, che per la fisica della percolazione e lisciviazione, per esempio, assume il ruolo dell'avente causa.
Non ci è permesso usare il fiume o la sorgente, che scorre o polla dinanzi alla propria finestra, con la corta visuale del proprio guardare, arrendevoli di fronte al bisogno più profondo di vedere, attraverso il binocolo dell'idrogeologia, e della teoria elementare che i vasi furono realizzati solo per comunicare. Se continuassimo a fare così il diritto non sarebbe più il sarto della scienza ma lo stilista effimero delle proprie serate di gala, senza alcun interesse per coloro che il giorno dopo saranno chiamati a raccogliere i piatti e i bicchieri sporchi".
Auspicabile coordinamento tra strutture di protezione civile ed agenzie ambientali
Tutto questo non sarà sufficiente però - ha concluso Amati - poiché "Le politiche sulla furia dell'acqua, sono l'esempio dell'insufficienza. Occorre disimparare la cultura della propensione all'ottimo nella gestione dell'emergenza, aprendosi al coordinamento tra strutture di protezione civile ed agenzie ambientali che si occupano di prevenzione e gestione del rischio idraulico, aprendoci a collaborazioni transnazionali, foriere di fornire esperienze in materia di accumulo, ritenzione e drenaggio, ripristinando, per esempio, la continuità idraulica dei bacini fluviali".