Acqua. Chiusi i Forum di Marsiglia. I movimenti contestano i rischi di finanziarizzazione delle risorse idriche e propongono l'Onu come guida mondiale
Venerdì è terminata la cinque giorni del 6° World Water Forum; sabato, con una colorata manifestazione, la quattro giorni di Fame 2012. Il testo finale del summit del Consiglio mondiale segna un punto di svolta nel rapporto risorse idriche e finanza globale. La Colombia non vota per protesta. E i movimenti propongono di far saltare l'appuntamento del 2015 in Corea del Sud.
18 March, 2012
Chiusi i battenti dei due Forum di Marsiglia, si tirano le prime somme della settimana mondiale dedicata all'acqua e ai suoi problemi. Il 6° Forum mondiale, quello del Consiglio mondiale dell'acqua (World water council), si è chiuso venerdì scorso con una dichiarazione interministeriale ratificata dai governi presenti, eccezion fatta per la Bolivia che, unica, non ha sottoscritto il documento finale. Il testo, messo a punto dalle istituzioni pubbliche e private del Wwc, tende a rafforzare il meccanismo del recupero pieno dei costi (full recovery cost) e a collocare l'acqua nel quadro della green economy. In pratica, il tavolo ministeriale e dei grandi operatori privati del settore, auspica modalità di finanziamento del servizio idrico che coniughi tariffe, investimenti privati e mobilizzazione di risorse pubbliche. Ipotizzando così un sistema in contrasto con la risoluzione delle Nazioni unite del 2010, che ha stabilito che l'acqua è un diritto umano universale e fondamentale. Una soluzione voluta dal Canada, che all'ultimo ha chiesto e ottenuto una modifica del testo originario. Dei rischi della finanziarizzazione dell'acqua si è parlato anche in una delle giornate del Forum alternativo mondiale dell'acqua (Fame 2012). Per le numerose organizzazioni di base presenti da mercoledì a sabato a Marsiglia, vi è il rischio che sia l'acqua sia l'economia verde, con la complicità dei governi, diventino oggetto di finanziarizzazione delle risorse naturali. In altri termini, i movimenti temono che i beni comuni vengano di fatto collocati nell'alveo della finanza mondiale e che l'acqua si trasformi in una commodity commercializzabile, con sistemi di vendita globale dei diritti di sfruttamento. Un po' come sta avvenendo in alcuni stati Usa, Cile, Sudafrica, Australia. Se questo sistema fosse esteso a livello mondiale - affermano i rappresentanti del Forum alternativo - si verrebbe a creare una vera e propria borsa dell'acqua, in cui comprare e vendere i diritti di sfruttamento. Da qui la proposta finale di Fame 2012 di sottrarre alle multinazionali del settore la guida politica e di riportare il dibattito sulle risorse idriche mondiali all'interno delle Nazioni unite. Una proposta tesa anche a far saltare il prossimo Forum mondiale dell'acqua previsto nel 2015 in Corea del Sud e a proporre un appuntamento ufficiale Onu nell'ottobre del 2014. Quattro i punti cardine della carta approvata nella giornata conclusiva di Fame 2012: 1) l'acqua non è una merce, ma un diritto universale e un bene comune; 2) serve superare il full cost recovery, come principio guida di finanziamento del servizio idrico; 3) occorre garantire a tutti l'accesso al quantitativo minimo vitale d'acqua, 4) è necessaria la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione del servizio.