Ulteriori prospettive per il recupero della posidonia spiaggiata
I residui spiaggiati di posidonia saranno considerati un sottoprodotto e non più un rifiuto. Lo prevede una legge approvata dal Senato ed attualmente in discussione alla Camera. Si aprono nuove e importanti prospettive per il recupero delle biomasse spiaggiate grazie ad un progetto di ricerca europeo condotto da ricercatori pugliesi
20 March, 2012
Il decreto legge "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale", già approvato in Senato e attualmente in approvazione alla Camera, sta per consentire "la rimozione e l’utilizzo per la produzione di energia o per il riutilizzo a fini agricoli delle biomasse vegetali di origine marina e lacustre spiaggiate lungo i litorali".
Nel commento al comma 4 dell’art. 1-bis "Misure in tema di rifiuti di attività agricole e di materiali vegetali, agricoli e forestali" viene richiamato il progetto LIFE+ PRIME (Posidonia residues integrate management for eco-sustainability) come esempio da prendere in considerazione al fine di limitare il problema dello smaltimento dei residui spiaggiati di posidonia.
Avviato nel settembre 2010, il progetto PRIME è stato co-finanziato dall’Unione Europea e vede coinvolti 5 partner (Comune di Mola, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del CNR, Eco-logica, Aseco e Tecoma Dry Technology). Obiettivo principale è quello di sviluppare le potenzialità connesse al recupero dei residui di posidonia (pianta marina diffusa nel Mediterraneo) attraverso una "gestione integrata" che coniughi le esigenze di tutela ambientale con il recupero dei residui e il loro successivo riutilizzo in agricoltura, previo compostaggio.
Il "problema" dello smaltimento dei residui di posidonia è molto sentito nei comuni costieri: ogni anno con l’avvicinarsi della stagione estiva si pone il problema della raccolta e, soprattutto, dello smaltimento dei residui spiaggiati di posidonia.
È dal 2009, anche grazie ai risultati conseguiti da ricercatori del CNR-ISPA e dell’Università di Bari, che i residui di posidonia possono essere compostati (Decreto del 22 gennaio 2009). Attualmente, "Sono ammesse le alghe e piante marine, come la Posidonia spiaggiata, previa separazione della frazione organica dalla eventuale presenza di sabbia, tra le matrici che gli scarti compostabili, in proporzioni non superiori al 20% P:P della miscela iniziale" (D.L. n. 75 del 29 aprile 2010).
Parte dei risultati ottenuti dai ricercatori baresi sono riportati nel libro "Il caso dei residui spiaggiati di Posidonia oceanica: da rifiuto a risorsa" (Levante Editore, Bari) e hanno rappresentato il know-how per la presentazione del progetto PRIME alla Comunità Europea.
L'aver dato un piccolo contribuito con le nostre ricerche ad una soluzione eco-sostenibile della problematica della posidonia spiaggiata, anche a livello legislativo, evidenzia, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, l’importanza della ricerca nel contribuire a risolvere le problematiche territoriali nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.
comunicato stampa - noria.ba.cnr.it