Piatti e bicchieri nella differenziata. La parola a Corepla: intervista a Gianluca Bertazzoli
Verso il 1° maggio: dalle campagne di comunicazione al riciclo di piatti e bicchieri di plastica passando per il carattere non “obbligatorio” dell'estensione. Intervista a Gianluca Bertazzoli, responsabile comunicazione Corepla
28 March, 2012
Lo scorso 21 marzo il Comitato di Coordinamento ANCI-CONAI ha deliberato l'estensione della raccolta differenziata a piatti e bicchieri di plastica usa e getta a partire dal 1° maggio 2012. Questa decisione, per molti, sembra sanare una situazione che rappresentava una contraddizione concettuale (la possibilità di conferire gli imballaggi in plastica escludeva infatti piatti e bicchieri). Al di là dei vantaggi comunicativi (in termini di semplificazione del messaggio) che porterà l'estensione della raccolta a piatti e bicchieri, questa decisione rappresenterà per i Comuni un vantaggio dal punto di vista economico: piatti e bicchieri entreranno a far parte dei materiali per cui verranno pagati i corrispettivi Corepla. Al di là di quanto riportato nel comunicato dopo l'incontro dello scorso 21 marzo - in cui potremmo dire che si è raggiunto l'accordo “politico” su piatti e bicchieri - mancano ancora i dettagli tecnici dell'estensione. Questi verranno formalizzati in un nuovo testo che sarà pronto per metà aprile. In attesa di conoscere gli aspetti tecnici dell'accordo abbiamo intervistato Gianluca Bertazzoli, responsabile comunicazione Corepla.
Inizierei chiedendole da chi è partita la richiesta di estendere la raccolta differenziata a piatti e bicchieri di plastica?
Si tratta di un'esigenza che avvertivamo sia noi che i Comuni. Era una questione incomprensibile per i cittadini: non c'era occasione in cui non emergesse la difficoltà di spiegare perché nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica potessero finire bottiglie, flaconi e non piatti e bicchieri (rimango comunque escluse le posate ndr).
Un aspetto significativo riguarda il tema della qualità della raccolta differenziata. Piatti e bicchieri potrebbero portare con sé residui di organico che andrebbero ad inquinare la frazione differenziata. A questo proposito chi si occuperà della comunicazione visto che mandano poco più di 30 giorni all'inizio di maggio?
Siamo consapevoli del rischio legato alla qualità della raccolta differenziata. La comunicazione su questo aspetto saremo noi a farla in accordo con Anci. Avvera a copertura nazionale, a mezzo stampa, e con attività più in dettaglio come l'aggiornamento degli elenchi per la raccolta differenziata. Nel nostro messaggio diremo ai cittadini ai cittadini pulisci e svuota piatti e bicchieri del loro contenuto. Non si tratta di lavare i piatti. Piatti e bicchieri usati, infatti, non vanno a inquinare il resto della raccolta fino a quando il residuo che rimane attaccato non è superiore al peso.
Crediamo comunque che dal primo maggio non tutti inizieranno a buttare piatti e bicchieri nella plastica: si tratterà di un processo graduale così come avvenne in passato con l'allargamento della raccolta della plastica (dalle sole bottiglie agli altri tipi di imballaggio).
L'estensione della raccolta differenziata a piatti e bicchieri non è un obbligo. Nel comunicato infatti si legge che “piatti e i bicchieri di plastica faranno parte dei prodotti che è possibile inserire nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica”. Cosa significa?
L'espressione “possono” non vale solo per piatti e bicchieri. Corepla ha stabilito da tempo un largo elenco di ciò che rientra nella categoria imballaggio (e che noi accettiamo). Se quello che ci arriva rientra in quell'elenco noi lo consideriamo come buono. A sua volta ogni Comune ha provveduto a scrivere un proprio elenco personale che generalmente risulta più restrittivo. Per i motivi più svariati, infatti, ogni Comune può scegliere cosa includere e cosa no.
In base ai dati della Provincia di Torino, il 33% del materiale di plastica raccolto nel territorio provinciale non viene portato al riciclo ma all'incenerimento, perché inadatto alle attuali filiere di recupero. In questo tipo di materiale (plastiche miste) rientrano piatti e bicchieri di plastica. Lei conferma che attualmente a livello nazionale non esiste una filiera del riciclo?
Parto dal dato nazionale: fatto 100 quello che si raccoglie si ricicla il 62% (anno 2011, era il 58% nel 2010). Per il 12% siamo di fronte ad oggetti che non sono imballaggi (es. giocattoli). Il 25% è invece costituito da imballaggi che non si riescono a riciclare perché troppo grandi, troppo piccoli o troppo eterogenei.
Il nostro obiettivo è quello di far crescere la percentuale di recupero di materia per arrivare al 70%. Sulla percentuale riguardante il non imballaggio rimaniamo invece intorno al 10% in quanto si tratta di un dato abbastanza strutturale. A questo punto rimarrebbe un 20% che non riesco a riciclare. Dipende, come dicevo prima, dal modo in cui si presenta il materiale: il materiale può essere troppo piccolo (es. tappi delle biro) da non passare la vagliatura; può essere troppo sporco (es. tubi di silicone) ché anche se ripulito contiene comunque tracce di colla. Inoltre, tecnicamente, non significa che questo materiale non si possa riciclare. Oltre a quanto detto il punto è che ci sia qualcuno interessato ad acquistare questo materiale. Un caso concreto di riciclo delle plastiche eterogenee si è avuto con il Plasmix e i suoi manufatti (si tratta, ad esempio, dei prodotti riciclati della Revet ndr). Per quanto riguarda i piatti stiamo lavorando a livello sperimentale sul riciclo del polistirolo. Un'altra parte finirà, invece, tra le plastiche miste e un'altra parte sarà utilizzata come combustibile. E si tratta di un combustibile che costa meno, non va importato e inquina meno (produce meno emissioni). Questo utilizzo però è subordinato alla gerarchia europea del rifiuto che mette il recupero di energia al quarto posto (dopo prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio).