Rifiuti, scontri ad Albano (Roma) contro l'inceneritore
43 denunciati, sette agenti feriti. Discordanti le versioni dei manifestanti e delle forze dell'ordine. Il progetto, proposto nel 2007, era stato bloccato nel 2010 dal Tar, ma un mese fa una sentenza del Consiglio di Stato ne ha autorizzato la realizzazione
16 April, 2012
Ad Albano, dove dovrebbe sorgere l’inceneritore sbloccato dal Consiglio di Stato meno di un mese fa, il clima si surriscalda. Il bilancio dell’ultima manifestazione, sabato scorso, è pesante: auto danneggiate, sette agenti feriti e 43 manifestanti denunciati per lancio di oggetti contundenti.
La manifestazione, organizzata dal Coordianmento di cittadini per protestare contro la costruzione dell’inceneritore nella zona di Ronciglione, secondo quanto reso noto dalle forze dell’ordine, si è svolta regolarmente fino a quando circa 200 manifestanti si sono staccati dal gruppo ed hanno tentato di occupare la via Nettunense. Il cordone di protezione degli agenti di polizia ha impedito al gruppo di bloccare la strada statale. A questo punto i dimostranti hanno però iniziato un fitto lancio di oggetti, tra cui bottiglie, sassi e bastoni, che hanno colpito un funzionario di Polizia ed alcuni agenti che sono dovuti ricorrere alle cure mediche.
Diversa però la versione dei dimostranti. Secondo il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, a rendersi responsabili di azioni violente sarebbe stata invece la polizia: «Purtroppo prima che l'assemblea conclusiva del corteo iniziasse, le migliaia di persone che man mano arrivavano a Piazza Mazzini, hanno trovato un ingiustificabile schieramento di forze dell'ordine, come sin dalla prima mattinata per tutte le strade di Albano. In prossimità di Villa Doria, quando il corteo continuava il suo percorso, è partita una carica delle forze dell'ordine, tra l'altro creando panico e paura. Una signora, a cui va tutta la nostra totale solidarietà, ha avuto una frattura alla caviglia. Oltre a numerosi contusi», scrive oggi il coordinamento in una nota. «Come se non bastasse, l'ingiustificato nervosismo delle forze dell'ordine si è manifestato anche a conclusione del corteo. Mentre quattro studenti, di cui due minorenni, stavano tornando a casa, sono stati fermati e aggrediti dalla Digos di Roma, con la giustificazione di un normale controllo - prosegue il Coordinamento - In realtà la reale intenzione era mettere in stato d'arresto uno dei due studenti minorenni, a loro dire responsabile di aver lanciato pietre contro le forze dell'ordine e responsabile del ferimento di un agente. Il tutto si è consumato sotto gli occhi increduli di tanti cittadini di Albano. Un presidio spontaneo sotto il commissariato di Albano per richiedere l'immediato rilascio dello studente, dopo pochi minuti si è trasformato in una nuova caccia ai manifestanti. Quasi trenta membri del nostro coordinamento sono stati accerchiati da blindati di Polizia e Carabinieri per poi essere identificati. Anche alcuni giornalisti presenti, hanno ricevuto lo stesso trattamento e alla fine la Polizia ha confermato l'arresto per uno dei due ragazzi minorenni fermati, in attesa del processo che dovrebbe tenersi mercoledì. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il segnale è quello di creare intimidazione e paura. Si cerca così di criminalizzare chi si batte a difesa del proprio territorio, dipingendolo come chissà quale pericoloso sovversivo».
Il progetto dell’inceneritore
Il progetto di inceneritore ad Albano è stato presentato nel 2007 dal Consorzio Coema (Colari, la società di Manlio Cerroni, patron di Malagrotta, Acea e Ama) alla Regione, che inizialmente lo aveva bocciato, salvo poi autorizzarlo in seguito alle modifiche proposte. Il 15 dicembre 2010, il Tar del Lazio aveva annullato la Via positiva, cioè l’autorizzazione ambientale rilasciata dalla Regione Lazio. Il 22 marzo scorso, altro colpo di scienza: il Consiglio di Stato ha dato il via libera al progetto. I giudici amministrativi hanno stabilito che la Regione ha riesaminato correttamente le criticità relative al progetto che è stato rivisto in relazione alla capacità dell’impianto ridotto in termini di potenza: «Sono state puntualmente vagliate - si legge nella sentenza - le ricadute del progetto definitivo sulla qualità dell’aria, le polveri sottili, i residui di produzione, le conseguenze del traffico veicolare; il progetto assentito non impatta più sulle falde».