Rifiuti riciclabili o compostabili portati ad incenerimento: quanto pesano e come ridurli?
“Aumentare la raccolta differenziata garantendo la qualità. Per la plastica: standardizzare e progettare in maniera diversa il prodotto”. Intervista di Eco dalle Città a Pasquale De Stefanis, ingegnere di Enea che si è occupato della terza edizione del Rapporto sul recupero energetico da rifiuti urbani in Italia (Enea-Federambiente)
02 May, 2012
Recentemente il Parlamento europeo ha formulato alla Commissione la proposta di divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati. Lo scorso aprile ENEA e Federambiente hanno presentato la terza edizione del Rapporto sul recupero energetico da rifiuti urbani in Italia.
In base ai dati del rapporto i rifiuti che possono essere riciclati o compostati che peso hanno sul totale portato a recupero energetico? Eco dalle Città ha intervistato Pasquale De Stefanis, ingegnere Enea che si è occupato del rapporto:
“Questa è una bella domanda. Teoricamente è un valore elevato che potrebbe aggirarsi intorno all'80%. Dare un valore realistico però è azzardato. C'è da tenere conto che quando siamo davanti a rifiuti indifferenziati, questi sono contaminati l'un l'altro: la plastica è contaminata dall'organico e l'organico è contaminato dai metalli”.
Come diminuire allora la percentuale di rifiuti riciclabili e compostabili che oggi vengono portati a recupero energetico? Secondo De Stefanis “andrebbe aumentata considerevolmente la raccolta differenziata in quelle aree del Paese dove stenta a decollare, in particolare al Centro-Sud. Bisognerebbe però puntare sulla differenziata, garantendo la qualità di ciò che viene raccolto in modo differenziato: oggi infatti non si parla più obiettivi di raccolta differenziata, bensì di riciclo". In quest'ottica, tra le tipologie di materiali su cui ci sono margini di aumento della quantità avviata a riciclo, De Stefanis indica la plastica. “Nel caso della plastica una parte consistente non viene riciclata ma incenerita oppure portata in discarica. Questo accade perché esistono plastiche di diverso tipo, contaminate da composti diversi”.
Come aumentare quindi la percentuale di riciclo della plastica? “Bisognerebbe – ha continuato De Stefanis - standardizzare e progettare in maniera diversa il prodotto riducendo il più possibile l'eterogeneità delle plastiche e l'uso di coloranti e composti esterni. Faccio un esempio: recentemente sono state lanciate sul mercato bottiglie di plastica colorate (rosse o blu) a seconda del tipo di acqua (liscia o gassata). In questo modo la bottiglia viene caricata con composti che non sono plastica. Se le bottiglie di plastica delle bevande fossero tutte di PET trasparente sarebbe una maniera per aumentare la riciclabilità”.
Un altro caso di complicazione è dato dai poliaccoppiati. “È difficile – ha spiegato l'ingegnere di Enea - separare simultaneamente i due materiali (carta e plastica, plastica e alluminio). In questo caso si tratta di materiali che assolvono bene la funzione di imballaggio ma lo stesso non vale per la riciclabilità. Bisognerebbe quindi – ha concluso De Stefanis - riprogettare il prodotto con l'ottica di massimizzarne la sua riciclabilità”.