Illuminazione pubblica: perché l'Italia spende il doppio del resto dell'Europa?
Mentre il governo lancia la "spending review" online, invitando i cittadini a segnalare gli sprechi di denaro, qua e là si comincia a ragionare sull'illuminazione pubblica. Fabio Falchi (Cielobuio): "Se confrontiamo infatti il consumo pro capite per l’illuminazione pubblica con quello della Germania, ci accorgiamo che il nostro è doppio: 105 chilowattora contro 42"
03 May, 2012
Paolo Hutter
Con gli aumenti più recenti del costo dell’energia elettrica si sta superando in Italia la spesa di un miliardo l’anno per l’illuminazione pubblica, il che significa poco meno
di 20 euro ad abitante. Gli ultimi dati, pubblicati poche settimane fa da Enea nell’ambito del Progetto Lumière (dedicato a sindaci e comuni per promuovere l’efficienza energetica) e riferiti ai consuntivi del 2010,
parlano chiaro: tra bolletta e manutenzioni si arriva a una media di 18,7 euro l’anno per abitante.
È vero che negli ultimi anni, soprattutto grazie all’introduzione delle lampade a basso consumo, si è riusciti a illuminare sempre di più consumando un po’ meno, o almeno non aumentando i consumi. Ma a questo punto è la crescita costante dell’illuminazione che viene messa in discussione. E a farlo non sono più soltanto astronomi e astrofili, disturbati dall’inquinamento luminoso che, ormai quasi ovunque, impedisce di vedere le stelle. Stanno prendendo piede nuovi sistemi tecnici che prevedono la regolazione automatica dell’intensità dei flussi luminosi, e se ne parla molto nei comuni, sui quali grava quasi interamente la spesa nazionale per l'illuminazione.
Per ora sono invece pochissimi - e piccoli - i comuni che decidono di tagliare letteralmente la luce. Tra gli ultimi esempi, nel comune mantovano di Felonica hanno stabilito di spegnere il 10 per cento dei lampioni. A Prato è stato approvato un nuovo progetto per ridurre di un terzo i consumi annuali, intervenendo con riduzioni di flusso sulle ore della notte più fonda. Lo stesso succede a Bari. La Regione Lazio, che ha una legge apposita per il risparmio energetico, nei giorni scorsi ha inviato un richiamo ai comuni perché sorveglino che venga applicata: in particolare si nota, dice il richiamo, che i punti luce sono quasi nella totalità dei casi superiori per numero e potenza al necessario.
Dalla Spagna arriva però un sistema intelligente che permette di ridurre i consumi addirittura del 70-80 per cento. Si chiama Luix e regola l’intensità luminosa dei lampioni a seconda delle persone o dei veicoli che passano. Lo fa grazie ad un semplice sensore che, posizionato all’interno del lampione, è capace di leggere il volume di persone o veicoli, e quindi regolare istante per istante la gradazione luminosa. Per il momento è stato sperimentato in alcune città, tra cui Tolosa, ma si calcola che, se applicato in tutta la Spagna, potrebbe ridurre i costi di 250 milioni.
Da noi, ancor prima delle scelte tecnologiche, è necessario cambiare mentalità, come dice Fabio Falchi, presidente di Cielobuio, associazione per la riduzione dell’inquinamento luminoso. «Se confrontiamo infatti il consumo pro capite per l’illuminazione pubblica con quello della Germania, ci accorgiamo che il nostro è doppio: 105 chilowattora contro 42 (la media Ue è 51). Interessante anche il confronto con gli Usa: da loro nelle zone residenziali vengono utilizzati solo un lampione o due in corrispondenza degli incroci, per il resto è buio. Nessuno si lamenta, perché là tutti sanno che non c’è rapporto tra illuminazione e sicurezza».