Le città italiane bocciate dal V Rapporto Ispra sull'ambiente urbano (dati 2007)
Presentato a Roma, nell'ambito della manifestazione Ecopolis, lo studio annuale dell'agenzia ambientale. I dati sono sul 2007:Aumentavano l'inquinamento atmosferico e la produzione di rifiuti. Preoccupante anche il tasso di urbanizzazione, in costante e sregolata crescita. Si riducono, invece i consumi di acqua e gas
01 April, 2009
Qualità dell'aria pessima, consumi energetici in aumento, riduzione degli sprechi idrici e urbanizzazione sempre più spinta. Questo il quadro emerso dal V Rapporto Ispra sulla qualità dell'ambiente urbano, relativo al 2007 e presentato oggi a Roma nell'ambito della manifestazione Ecopolis. Come spesso accade i dati sull'ambiente arrivano con ritardo. I dati più preoccupanti sul consuntivo 2007 sembrano essere quelli relativi all'inquinamento atmosferico, che bocciano quasi tutte le 33 città del campione. Nonostante un aumento generalizzato dei veicoli Euro 4, infatti, nel 2007 solo Pescara, Potenza, Bolzano e Campobasso hanno fatto registrare valori di Pm10 inferiori ai limiti fissati dalla legge. Torino, Milano, Brescia e Venezia sono le città con il maggior numero di superamenti del limite giornaliero (oltre 140 giorni di superamento in un anno). Molto alte, in media, anche le concentrazioni di ozono e di biossido di azoto, altri due pericolosi inquinanti, mentre sono più confortanti i dati relativi a biossido di zolfo e benzene, per i quali non si registrano superamenti dei limiti di legge e che risultano in calo anche nelle città portuali, soggette alle emissioni del trasporto marittimo. Rispetto ai valori del 1990, nonostante un importante incremento del traffico di merci e passeggeri via mare, si registra una riduzione di questi inquinanti variabile dal -38% di Ancona al -71% di Napoli.
Negativa, nel complesso, anche la valutazione del ciclo dei rifiuti. Le città analizzate dall'Ispra, infatti, si caratterizzano per valori di produzione pro capite di rifiuti superiori alla media nazionale ed alle medie dei rispettivi contesti territoriali di appartenenza. Vale a dire che gli abitanti dei grandi centri urbani producono più scarti degli altri. In controtendenza il dato di Foggia (-4% di rifiuti pro capite tra il 2003 e il 2006) e Palermo (-7,5% tra il 2006 e il 2007). Lo studio conferma una volta di più la “spaccatura” nord-sud in materia di raccolta differenziata. Tutte settentrionali, infatti, le città che differenziano di più: Padova (39,4%), Torino (38,7%), Parma (38,5%) e Brescia (38,4%). Fanalino di coda di questa classifica è la città di Messina, con un magro 2,3%, superata di poco da Taranto (4,5%) e Palermo (6,2%). A Bari, addirittura, si registra un crollo della raccolta differenziata, che scende dal 18.3% del 2006 al 12,1% del 2007.
Potrebbe andare decisamente meglio anche sul fronte dei consumi energetici, che nel 2007 hanno raggiunto quota 39.195 kWh per abitante, a fronte dei 37.066 kWh pro capite del 2000. Bolzano e Aosta, forse anche a causa del rigore degli inverni settentrionali, sono le città più energivore tra quelle analizzate dal rapporto, con rispettivamente 1.672 e 1.454 kWh per abitante. In calo, invece, i consumi di gas metano per uso domestico e riscaldamento, che risultano inferiori in tutte le città ad eccezione di Verona, Padova, Firenze e Reggio Calabria. La diminuzione più significativa, oltre il 20%, si riscontra ad Aosta, Perugia, Pescara e Napoli. Una nota positiva anche in materia di rinnovabili: sono ormai più di 1.000, infatti, gli impianti fotovoltaici attualmente in esercizio nelle aree urbane considerate. Con ben 258 impianti ed un totale di 1.542 kW di potenza installata, Roma si aggiudica il primo posto di questa speciale classifica, seguita da Perugia (82 impianti per un totale di 648 kW), Modena (58 e 481 kW di potenza), Palermo (41 e 171 kW di potenza) e Bari (40 e 265 kW di potenza). Gli abitanti delle città italiane sembrano anche più attenti ad evitare gli sprechi d'acqua, facendo registrare una riduzione dei consumi del 2,24% rispetto al 2006.
Più preoccupante, invece, il dato relativo al consumo di suolo. Nel complesso, infatti, le città italiane presentano un livello di urbanizzazione in costante e sregolata crescita, a scapito dei territori agricoli e delle aree verdi in generale. Le percentuali più alte di impermeabilizzazione delle superfici (perdita di suolo irreversibile per via del processo di urbanizzazione) si trovano in Lombardia, Puglia, Veneto e Campania. Non solo. Le analisi dell’Ispra che, a seconda del numero di edifici, di strade e di abitanti, assegnano un grado di urbanizzazione basso, medio o alto alle aree considerate, registrano in media il 20% di territorio altamente urbanizzato nei comuni campione. Si va dal 56% di Pescara e Napoli al 2% di Foggia, che risulta essere l’area urbana con il minor grado di alta urbanizzazione. Roma fa registrare un grado di alta urbanizzazione per il 21% del proprio territorio comunale (circa 27.000 ettari). Chiudendo con una piccola nota positiva, il Rapporto segnala che tutte le 33 città oggetto d'indagine hanno attivato le azioni previste da Agenda 21 Locale, con una percentuale di programmi del 79% a livello comunale e del 21% a scala provinciale.