Smog: “Archiviazione? La partita è ancora tutta da giocare” Intervista a Marco Maria Donzelli di Codacons
Il presidente Codacons Marco Maria Donzelli si spiega perché non è vero che di smog non è mai morto nessuno e la lunga storia dell’inchiesta che la Procura di Milano vorrebbe archiviare. “Si fa ancora fatica a capire che lo smog uccide, come uccide una tegola che ti cade in testa: eppure gli studi dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità e dell’Istituto Nazionale dei Tumori parlano chiaro: di smog si muore”
03 July, 2012
“Due anni e mezzo... In due anni e mezzo si fanno tre bambini!”. Per Marco Maria Dozelli, avvocato e presidente di Codacons, la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sullo smog decisa dalla Procura di Milano è insostenibile. “L’Istituto Nazionale dei Tumori dichiara che ogni anno muoiono 800 persone a causa dello smog: facciamo un po’ fatica a comprendere questa senenza”. Sentenza che arriva dopo due anni e mezzo dall’arrivo del fascicolo in procura, ma la storia comincia molto prima.
Il primo esposto viene presentato dal Codacons nel giugno 2007 e contiene i dati di uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Health impact of Pm10 and ozone in 13 italian cities). Nelle città prese in esame – Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo, nelle quali all’epoca viveva circa il 16% della popolazione italiana – secondo l’OMS tra il 2002 e il 2004 si contano 8.220 morti che vanno attribuite agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di Pm10 superiori ai 20 mcg/m3.
Nell’esposto, il Codacons sottolinea l’aperta violazione del decreto ministeriale 2 aprile 2002, n.60, con il quale l’Italia aveva recepito la direttiva 1999/30/CE, quella che stabilisce le soglie limite per il Pm10 da non superare: i famosi 50 mcg/m3, da non superare più di 35 giorni l’anno. Limiti perennemente disattesi, senza che l’Italia sia mai incorsa in sanzioni. “Il perché di questo bisognerebbe chiederlo ai politici...le direttive ci sono, sono state recepite, e ci obbligano a rientrare nei limiti. Certo che se l’archiviazione venisse confermata non sarebbe un bell’esempio. Si creano precedenti pericolosi e il messaggio che passa è che nessuno è responsabile”.
All’esposto del 2007 ne seguì un altro due anni dopo, che portava a proprio sostegno l’indagine Poemi (Pollution and emergencies in Milan) commissionata dallo stesso Comune di Milano, secondo la quale nella città ogni giorno venivano ricoverate 73 persone per disturbi riconducibili allo smog e la testimonianza del primario di Pneumonologia dell’ospedale San Carlo, Sandro Amaducci, fra i curatori di poemi: “Per ogni aumento di 10 microgrammi di polveri sottili concentrate nell’aria cresce del 3% il rischio di problemi respiratori tipici dei bambini”. Ancora una volta veniva segnalata la mancanza di provveduimenti emergenziali, nonostante il superamento continuo dei 35 giorni limite, dal 2005 al 2009.
Nel corso dell’udienza preliminare il Gup affermò che la normativa europea e quella nazionale non imponevano le misure da adottare – che restavano a discrezione delle amministrazioni – ma obblighi di risultato: due anni e mezzo dopo però, la Procura conclude che non è colpa di nessuno e nessuno è imputabile. Per gli esperti interpellati dai PM infatti, Milano e tutta la Lombardia risentono di particolari condizioni metereologiche che determinano gli sforamenti, che non si possono quindi attribuire ad una mancata adozione di provvedimenti . La stessa tesi sostenuta dalle regioni dell’Air Quality Initiative of Regions. “Questi pareri potranno anche essere fondati, ma intanto dei provvedimenti concreti potevano essere intrapresi, e non parlo di Area C, che in realtà è servita soprattutto a fluidificare il traffico, ma per esempio le targhe alterne o la riduzione del limite di velocità: è chiaro che più aumenta la velocità più aumenta l’inquinamento prodotto. Ma allora dobbiamo scegliere qual è la priorià, se arrivare in ufficio dieci minuti prima o salvaguardare la salute. Il problema è anche la percezione dei cittadini. Si fa ancora fatica a capire che lo smog uccide come uccide una tegola che ti cade in testa. E invece sembra impalpabile, inesistente.” E ora? Battaglia persa? “Neanche per sogno: ci opporremo all’archiviazione, è ancora tutto da giocare”.