Smog italiano e decisioni europee: Lombardia bocciata anche all’esame di riparazione
No definitivo alla proroga al 2015 sul rispetto dei limiti di inquinamento richiesta dalla Lombardia e dalle altre regioni italiane ed europee sotto osservazione. I provvedimenti presentati, secondo Bruxelles, non garantiscono l’efficacia per rientrare nel limiti di emissioni di biossido di azoto (NO2) nemmeno nel 2015 (la precedente deadline era il 2010)
12 July, 2012
E’ del 6 luglio la decisione negativa lungamente temuta da parte della Commissione Europea, sull’esame di riparazione della Regione Lombardia e di altre macro aree italiane ed europee (le 12 firmatarie dell’AIR - Air Quality Initiative of Regions: Baden-Württemberg, Catalunya, Greater London, Hessen, North Rhine-Westphalia, Randstad, Vlaanderen e le italiane Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) rispetto alla capacità futura di ridurre l’inquinamento con i propri piani antismog. La Commissione, dopo aver esaminato le richieste e i nuovi piani messi in campo, ha stabilito che la proroga non sarà concessa perché gli impegni previsti sono insufficienti.
Già nei giorni scorsi il Commissario all’Ambiente Janez Potocnik, pur riconoscendo il particolare sforzo che per collocazione geografica e condizioni climatiche alcune regioni europee devono affrontare nella lotta allo smog, aveva anticipato la perplessità che le nuove misure messe in campo dalle aree sotto osservazione potessero avere efficacia.
Ora la bocciatura per gli agglomerati urbani della Regione Lombardia è definitiva e non lascia spazio a fraintendimenti:«Nessuno dei piani per la qualità dell'aria stabilisce con chiarezza che i valori limite fissati per il biossido di azoto saranno raggiunti entro il primo gennaio 2015».
In base alle precedenti norme europee in materia, il 2010 era l’anno entro cui le regioni più inquinate avrebbero dovuto riportare lo smog entro le soglie previste. La nuova direttiva sulla qualità dell'aria che nel 2008 ha concesso la possibilità di prorogare il rispetto dei limiti al 1 gennaio 2015, lo faceva a condizioni molto vincolanti: prove solide e precise sull’incidenza delle misure adottate e un chiaro calendario di applicazione. Garanzie che evidentemente la Lombardia non è riuscita a dare.
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