Si risparmia anche sull’acqua. Metà delle fontane è a secco
Chiuse quelle della periferia. Resistono solo in centro e nei grandi parchi. 34 impianti attivi. Delle 80 fontane presenti in città ne sono in funzione meno della metà - da La Stampa del 13.07.2012
13 July, 2012
Paolo Coccorese
In tempi di crisi bisogna fare sacrifici, si sa. Tirare la cinghia e lasciare perdere tutto quello che non è indispensabile. Un obbligo anche per il Comune che quest’estate ha deciso di chiudere i rubinetti, non solo in senso metaforico: la città farà a meno di oltre la metà delle sue fontane. Banditi i giochi d’acqua, gli spruzzi e le cascate nei giardini, nelle piazze della periferia e in alcuni parchi. Una siccità obbligata non per risparmiare acqua, ma denaro per chiudere il bilancio.
Siccità obbligata[/b]
Alla Falchera, nella grande vasca al centro di piazza Astengo è rimasta solo una pozzanghera maleodorante dove fa il bagno qualche accaldato piccione in cerca di refrigerio. In Madonna di Campagna, invece, è andata meglio. Nei giardini dell’ex Superga la vasca azzurrina completamente svuotata è diventata un rifugio per i più giovani e i loro primi baci. Lampi di vitalità in un’estate all’asciutto per la maggioranza delle ottanta fontane della città: si salvano solo in 34.
I privilegi del Centro
La scure dei tagli è stata fatale per tutte le fontane della Circoscrizioni 6 e 7. Poco meglio è andata alla Cinque dove funzionano solo quelle del Parco Dora (e non di piazza Montale), e alla Tre dove scorre l’acqua all’igloo di Merz su corso Mediterraneo e in piazza Benefica. «Un sacrificio obbligato per risparmiare risorse in questo periodo di ristrettezze», dicono dall’Assessorato all’Ambiente. A salvarsi in poche: le fontane monumentali del centro e quelle dei parchi di piazza d’Armi, al Valentino, ad Italia ’61 e al Colonnetti.
Le voci a bilancio
Dietro ogni fontana si nasconde una voce di spesa per il bilancio. Se costruirne una vuol dire investire un minimo di 50 mila euro, per mantenerle, nel 2010, si sono spesi complessivamente 200 mila euro. Un costo medio di 2500 euro a fontana per la manutenzione, la pulizia e la riparazione dei guasti. Poi bisogna aggiungere le bollette elettriche e quelle della Smat: ben 800 mila euro nel 2011.
Quando è meglio chiuderle[/b]
«La fontane sono costose e, se non mantenute correttamente, da elemento decorativo diventano simbolo di degrado», dice il presidente della Circoscrizione 6, Nadia Conticelli. Anche perché bastano una lattina e delle foglie per trasformarle in stagni, con alghe e zanzare. «Per questo abbiamo chiuso da un anno quella di Pietra Alta e riconvertiremo quella della Falchera in una seduta con un’area ludica», aggiunge. Una trasformazione già avvenuta altrove. In piazzale Valdo Fusi, per esempio, la fontana ha lasciato il posto alla skatespot. In corso Toscana e in via Carso, invece, sono state trasformate in aiuole.
Se chiudere le fontane è rischioso («Le fontane senza acqua sono più facili da vandalizzare», dice Rocco Florio, coordinatore all’Urbanistica della Cinque), rimangono i numeri a parlare: a Torino ci sono troppe fontane. «Una scelta progettuale molto in voga in passato – dice l’assessore all’Urbanistica, Ilda Curti -. Oggi la convinzione è che una fontana non sia il miglior elemento di riqualificazione». Come nel Parco di Spina 4. La fontana prevista è stata eliminata dai progetti.