Tre anni e sarà emergenza. Rischiamo la fine di Napoli
Corsa contro il tempo: nel 2012 senza spazio per i rifiuti. Nemmeno la proroga del vecchio sito di Basse di Stura risolverebbe il problema. Se il nuovo impianto non sarà pronto serviranno altre discariche o treni per la Germania - da La Stampa del 17.04.2009
17 April, 2009
ALESSANDRO MONDO
La partita si gioca in tre anni: 2010-2012. È il tempo che separa Torino e buona parte della provincia dal rischio - sempre più concreto - di passare dalla pre-emergenza all’emergenza-rifiuti. Significherebbe l’apertura di una o più nuove discariche, oppure il trasferimento del pattume in Germania (via treno e a caro prezzo). A meno di non volerlo accatastare per le strade, come ci ricordano le recenti cartoline di Napoli.
Nemmeno la proroga della grande discarica torinese di Basse di Stura risolverebbe il problema, se non per qualche tempo. Ipotesi che la politica, consapevole delle prevedibili contestazioni dopo anni di promesse mancate, non vuole nemmeno prendere in considerazione.
Tre anni sembrano un sacco di tempo. Nel caso specifico, significa dopodomani. A impensierire tecnici e amministratori, cominciando dal sindaco Chiamparino e dal presidente della Provincia Saitta, non sono tanto i corsi e i ricorsi della gara relativa alla direzione-lavori. La ricaduta in termini di immagine, semmai, può raffreddare la disponibilità della cordata di banche che hanno accettato di finanziare l’inceneritore, già provata dal ritardo del cantiere: le grandi opere vivono non solo di progetti ma anche di credibilità. Il contratto di finanziamento che impegna la cordata guidata da Bnp-Paribas e la Banca Europea degli Investimenti a scucire 370 milioni in varie tranche scade a fine anno, né è detto che accettino di prorogarlo alle stesse condizioni.
La vera battaglia si gioca sulla gara relativa alla costruzione dell’impianto, cristallizzata in un braccio di ferro che dalle imprese (prima e seconda classificata) sembra essersi esteso alla giustizia amministrativa (Tar Piemonte e Consiglio di Stato).
Il cantiere del Gerbido, partito in sordina, oggi vivacchia. A fine mese, quando saranno terminati i lavori imprescindibili, chiuderà i battenti. Impossibile procedere senza sapere quale tra le due cordate di imprese in lizza riuscirà a spuntarla. Se aggiungete la prospettiva di altre due gare (collaudo e assicurazione) e i tempi di realizzazione di un’infrastruttura complessa, con le variabili del caso, ci sono buone ragioni per non dormire sonni tranquilli.
L’Ato-rifiuti e la Provincia, prevedendo che l’inceneritore sarebbe entrato in funzione a pieno regime nel 2012, hanno predisposto un piano di ottimizzazione delle discariche esistenti, tutte a corto di ossigeno: ampliamenti e sopraelevazioni per tirare la cinghia tra dicembre 2009 (chiusura di Basse di Stura) e il 2012 (anche se la volontà dell’ottimismo spinge qualcuno a tirare l’elastico fino al 2013). Al netto della «differenziata», e dell’incidenza della crisi sulla produzione di pattume, si è recuperato spazio per 7 milioni e 200 mila tonnellate tra rifiuti urbani (5,2 milioni) e speciali. «Amiat si è data da fare - spiega Maurizio Magnabosco, l’amministratore delegato -, chiudendo un accordo per scaricare nei prossimi due anni nella discarica di Cassagna». E poi?
Terminata questa fase, o l’inceneritore si metterà al lavoro oppure si imporranno drastiche soluzioni per evitare di trovarci il pattume sotto casa. I rifiuti non si possono protocollare.