Una città a misura di bici
L'obbiettivo è di arrivare a convincere entro il 2015 il 10% della popolazione a usare la bicicletta come principale mezzo di trasporto, oggi siamo al 3,5%. Ma ci sono alcuni nodi che vanno sciolti dentro le città: l'incremento dei percorsi ciclabili, la loro messa in sicurezza, i parcheggi per le biciclette. Senza di ciò le lunghe piste ciclabili regionali rischiano di favorire solo le gite domenicali e non i percorsi casa lavoro - editoriale di Ennio Rota dal Corriere della Sera del 3.08.2012
03 August, 2012
Ennio Rota
I percorsi ciclabili di Lucerna sono una passerella rossa sulle strade, ben visibili, non solo ai lati della strada, ma anche in mezzo, per consentire la svolta con maggiore sicurezza. Anche a Milano la pista ciclabile di Melchiorre Gioia è rossa. Ad Amsterdam no, perché il traffico sono loro, le biciclette, come dicono quelli di Critical Mass.
Il colore rosso è associato a pericolo, allarme, attenzione, divieto, ma anche a privilegio, come a tutti i tappeti rossi stesi per accogliere le più diverse autorità, o alle scarpette rosse che solo i nobili del '700 potevano indossare.
Ma a Milano i pochi percorsi ciclabili ricavati sulle strade sono semplicemente realizzati con una striscia gialla, che delimita lo spazio per le biciclette a lato della carreggiata, e che viene usato con tranquillità per parcheggiare abusivamente le auto. Nonostante ciò a Milano i ciclisti aumentano, anche quelli che usano la bicicletta per lavoro. È una tendenza che sembra essere stata presa in considerazione non solo dal Comune di Milano, ma anche dalla Regione Lombardia, che il 20 luglio ha organizzato con Fiab un workshop per presentare la bozza del Piano regionale della mobilità ciclistica, che prevederebbe la costruzione di interconnessioni di percorsi ciclabili esistenti, di nuove realizzazioni per la connessione con i percorsi urbani, e di percorsi per favorire l'intermodalità tra biciclette e mezzi pubblici.
L'obbiettivo è di arrivare a convincere entro il 2015 il 10% della popolazione a usare la bicicletta come principale mezzo di trasporto, oggi siamo al 3,5%.
Ma ci sono alcuni nodi che vanno sciolti dentro le città: l'incremento dei percorsi ciclabili, la loro messa in sicurezza, i parcheggi per le biciclette. Senza di ciò le lunghe piste ciclabili regionali rischiano di favorire solo le gite domenicali e non i percorsi casa lavoro. Inoltre va considerato il fatto che più la distanza dal lavoro è lunga, minore è l'uso della bicicletta. Se lo scopo è quello di favorire la mobilità ciclistica per lavoro bisogna agire sul territorio e sulla città in modo integrato, destinando risorse anche per la mobilità ciclistica urbana sui percorsi brevi, considerando il fatto che brevità va associata al tempo, perché in mezz'ora si possono fare 10 km in percorso protetto, o 3 nel traffico urbano, magari su pavimentazione sconnessa.
Comune di Milano, Regione e Provincia devono agire insieme per la mobilità ciclistica metropolitana, perché è qui che c'è la più alta concentrazione di mobilità e di emissioni da traffico. Realizzando più percorsi protetti, anche, dove possibile, nei sensi unici in contromano alle auto (come ad Amsterdam), e piccole e diffusissime rastrelliere per biciclette.
Inoltre, siccome la segnaletica è comunicazione, Milano potrebbe dipingere di rosso tutti i percorsi ciclabili, segnalando, non solo pericolo, ma anche l'attenzione e il privilegio per i ciclisti, finché un giorno, quando saranno maggioranza, si potranno dipingere di rosso solo i percorsi protetti per le auto.