AssoEcoPlast, sacchetti per alimenti con plastica riciclata: pericolo di contaminazione?
Per il D. Ambiente i sacchetti di plastica destinati al contenimento di alimenti dovranno contenere il 30% di plastica riciclata, indipendentemente dalla destinazione originaria. L'Autorità europea per la sicurezza degli alimenti però, in relazione alla richiesta di autorizzazione di un particolare processo di riciclaggio, ha raccomandato un limite max di plastica proveniente da imballaggi non destinati al contenimento di cibo al 5% per evitare contaminazioni. Ne parliamo con AssoEcoPlast
14 September, 2012
L’impiego di plastica riciclata è sempre una buona notizia dal punto di vista ambientale? C’è qualcuno che lo mette in dubbio. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è l’organo dell’Unione europea a cui spetta il compito di valutare i rischi relativi alla sicurezza di alimenti e mangimi. Perché un processo di riciclaggio venga autorizzato, è necessario che l’EFTA fornisca parere favorevole. L’associazione AssoEcoPlast ci ha segnalato che il 5 settembre di quest’anno l’EFSA ha espresso la propria opinione su un particolare processo di riciclaggio (Starlinger IV + ®), per il quale era stata richiesta l’autorizzazione dalle autorità che si occupano della sicurezza alimentare in Finlandia, Germania, Polonia, Austria e Regno Unito. L’Autorità ha espresso parere favorevole, raccomandando però nelle conclusioni – scaricabili a questo link - che la plastica riciclata ottenuta osservi le norme sulla decontaminazione e non contenga più del 5% di plastica utilizzata per usi non alimentari, proprio per evitare possibile contaminazioni. Per l’EFSA dunque l’impiego di plastica riciclata proveniente da prodotti non destinati al contenimento di alimenti va limitato ad una soglia massima del 5%. Per il Decreto Ambiente approvato a marzo in Italia invece la soglia di plastica riciclata deve essere minimo il 30%, indipendentemente dalla provenienza. Che succede? Il limite del 5% interessa esclusivamente il processo di riciclaggio Starlinger IV + ® o anche gli altri processi destinati alla produzione di plastica utilizzata per contenere alimenti? “Per i processi di riciclaggio diversi dallo Starlinger IV + ® non ci sono limiti espressi in percentuale per la plastica riciclata derivante da usi non alimentari – risponde Claudio Maestrini di AssoEcoPlast - Però il regolamento CE n. 282/2008 adottato dalla Commissione europea il 27 marzo 2008 “relativo ai materiali e agli oggetti di plastica riciclata destinati al contatto con gli alimenti”, all’articolo 4 stabilisce che il processo di riciclo, qualunque esso sia, deve ridurre qualsiasi possibile contaminazione della materia plastica trattata in modo da non rappresentare un eccessivo rischio per la salute umana. A ciò si aggiunga che l’EFSA, a seguito di una consultazione pubblica, il 21 maggio 2008 ha pubblicato della Guidelines che le aziende che utilizzano plastica riciclata devono seguire per garantire che non vi sia nel prodotto finale plastica “contaminata”. Durante il processo di riciclaggio vi è una fase utile a decontaminare la plastica. E’ proprio per evitare la presenza di plastica contaminata all’interno del PET - che sarà a contatto con il cibo e i liquidi – che si è deciso di fissare una percentuale massima di PET utilizzato per usi non alimentari, al fine di diminuire i rischi per la salute dei consumatori”.
Un aspetto che però non viene preso in considerazione dal Decreto Ambiente approvato a marzo... “Per quanto concerne il cd. decreto ambiente, la plastica tradizionale è ammessa con spessori maggiori e devono contenere specifiche percentuali di plastica riciclata. Il problema è che il decreto risulta essere contraddittorio in due punti: intanto, per quanto riguarda lo spessore: se il decreto è teso a ridurre la plastica tradizionale, per quale motivo si ammette la commercializzazione di sacchetti prodotti utilizzandone di più? Non si pensa all’effetto che potrebbero avere nel caso in cui non venissero avviati al ciclo di riciclaggio, ma incautamente o inavvertitamente abbandonati nell’ambiente? In secondo luogo, le percentuali di plastica riciclata: per quale motivo si chiede che i sacchetti destinati ad usi alimentari contengano il 30% di plastica riciclata? Non si è pensato che potrebbero aumentare le probabilità di contenere plastica contaminata?”.