Ilva, le richieste di Legambiente Taranto per Cokeria e Impianto di agglomerazione
Le richieste di Legambiente al Tavolo tecnico riunito a Taranto 30 agosto 2012 riunito nella Prefettura di Taranto per definire la nuova AIA per l’Ilva. - Legambiente Taranto
15 September, 2012
Martedì 28 e mercoledì 29 agosto il tavolo tecnico che dal 27 agosto è riunito nella Prefettura di Taranto per definire la nuova AIA per l’Ilva, si occuperà di due dei reparti maggiormente inquinanti dello stabilimento siderurgico: le cokerie e l’impianto di agglomerazione. Le prime sono sicuramente responsabili del 92% delle emissioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) che vengono sversati nei cieli di Taranto (fonte: Arpa Puglia); tra gli Ipa vi è il pericolosissimo e cancerogeno benzo(a)pirene che ha fatto registrare il superamento del valore obiettivo di 1 nanogrammo per metro cubo nella centralina di via Archimede ai Tamburi per diversi anni consecutivi. Il secondo è il principale emettitore di diossine e furani dello stabilimento siderurgico. Entrambi sono stati oggetto prima delle indagini, poi - in seguito alle perizie che ne evidenziavano il ruolo determinante nell’inquinamento intollerabile che ammorba la città di Taranto con pesantissime conseguente sulla salute dei suoi abitanti - oggetto dell’ordinanza del Gip Patrizia Todisco.
Su entrambi questi reparti siamo intervenuti da tempo e in più occasioni presentando osservazioni e proposte in tutte le sedi, in primo luogo al Ministero dell’Ambiente. Oggi ci sembra utile ritornare a evidenziarle al tavolo tecnico.
COKERIA
L'emergenza benzo(a)pirene ed in generale gli alti livelli di inquinamento prodotti dalla cokeria impongono che il suo esercizio avvenga in maniera condizionata e sotto controllo. Le prescrizioni proposte possono far rientrare l'emergenza benzo(a)pirene e ridurre i livelli di emissione di questo inquinante in maniera stabile solo però in presenza di interventi strutturali di miglioramento degli impianti. A Piombino, ad esempio la riduzione della produzione tramite allungamento dei tempi di distillazione ha comportato il raggiungimento di risultati apprezzabili per la batteria "45 forni" e deludenti invece per la "27 forni" che presentava, rispetto alla prima, un'impiantistica obsoleta sulla quale l'azienda non intendeva neanche intervenire e per questo è stata oggetto di ordinanza di chiusura. Va tenuto presente inoltre che nella perizia predisposta dal gip Todisco vengono evidenziate le diverse prestazioni delle batterie della cokeria. Le batterie 3 - 4 e 12 presentano prestazioni migliori rispetto alle altre e sono quindi indice delle possibilità di miglioramento di queste adottando gli opportuni accorgimenti.
Funzionali a questi obiettivi sono i seguenti provvedimenti da assumere:
1 Abbattimento emissioni diffuse e fuggitive dell’80%
Riteniamo che lo studio di fattibilità e il relativo progetto per il raggiungimento di questo obiettivo debbano essere presentati in tempi brevissimi e che la realizzazione dei relativi interventi debba essere effettuata nel tempo tecnicamente più breve possibile.
2 Predisposizione di sistemi di monitoraggio in continuo di IPA, BTEX e campionamento polveri nelle macchine caricatrici e sfornatrici
3 Rete monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo il perimetro della cokeria per emissioni fuggitive
Occorre, inoltre, rendere operativo il programma di manutenzione periodica finalizzato all'individuazione di perdite ed alla riparazione di tubi e flange (LDAR). Infine, occorre una valutazione costi-benefici ambientali per l’installazione di un sistema di spegnimento a secco del coke dopo il suo sfornamento.
4 Sistema abbattimento emissioni sui camini della cokeria che, attualmente, ne sono sprovvisti
5 Installazione di un sensore per monitorare il grado di deformazione meccanica delle pareti dei forni delle batterie della cokeria
I sei camini della cokeria sono attualmente privi di sistemi di abbattimento delle emissioni nonostante la loro ingente quantità (alla capacità produttiva, ben 842.000 Nmc/h ). Queste emissioni spesso sono il prodotto non solo della combustione dei gas nei piedritti, ma anche della dispersione (IPA, benzene. NO2, SO2, catrame, naftalina, ammoniaca, metalli pesanti, ecc) dai forni della cokefazione per "trafilamento" delle pareti di refrattari. Vi è quindi la necessità dell'installazione sui camini di sistemi per il loro abbattimento. Per contenere il fenomeno del "trafilamento" occorre evitare grosse fluttuazioni della temperatura nelle celle per impedire shock termici sulle murature refrattarie ed un programma di manutenzione periodica. Per tenerlo sotto controllo occorrono meccanismi di automatismo come l'installazione di un sensore per monitorare il grado di deformazione meccanica delle pareti dei forni (come nello stabilimento siderurgico di Dunkerque), il monitoraggio in continuo del gas coke (portata e quantità giornaliera) inviato in torce di sicurezza, il controllo continuo delle emissioni convogliate (la visibilità di consistenti emissioni dai camini, durante le fasi di caricamento, può essere indice di fessurazioni nel materiale refrattario delle celle) e delle torce anche tramite videocamere. Da rilevare come il camino E 427, interessato alle emissioni della fase di trattamento del gas coke, non dispone di alcun sistema di monitoraggio in continuo. Mentre per gli altri camini della cokefazione, secondo la perizia del gip, non sarebbero monitorati in automatico tutti i parametri previsti dalla normativa.
6 Rinuncia all’utilizzo del pet–coke nella cokeria
L'utilizzo del pet–coke come combustibile nella cokeria non offre garanzie per una combustione completa per il basso rapporto tra idrogeno e carbonio e, soprattutto, produce sostanze estremamente pericolose come IPA (in particolare oltre i 370° in condizioni anaerobiche quali quelle in cui opera la cokeria), metalli pesanti, maggiori quantità di CO, oltre a cloro e grosse quantità di zolfo. Le maggiori emissioni di SOX possono anche comportare maggiori fenomeni di corrosione ed incrostazioni (solo in parte mitigati dalla minore quantità di ceneri) sulle pareti dei refrattari con le perdite conseguenti in termini di emissioni. Va nuovamente rilevato come i camini della cokeria non siano provvisti di sistemi di abbattimento delle emissioni.
7 Tempi di distillazione delle batterie della cokeria non inferiori a 20-22 ore e monitoraggio automatico temperatura piedritti e celle di distillazione
A tempi più lunghi di distillazione corrispondono: sfornamento di un prodotto migliore e minori emissioni di gas incombusti altamente inquinanti. Per cui occorre una completa distillazione della miscela di carbon fossile che può essere garantita imponendo tempi di cottura nell'ordine di 20-22 ore. Allo scopo è inoltre necessario evitare forti fluttuazioni della temperatura nelle celle di distillazione (garantendo basso contenuto di materiale volatile e ceneri) prevedendone un controllo tramite monitoraggio in continuo. Da tenere sotto osservazione, inoltre, la presenza di gas residuali nei tubi di sviluppo dopo lo sfornamento.
8 Per la valutazione delle emissioni visibili prevedere un monitoraggio "periodico giornaliero” rispetto a quello attualmente prescritto nell’AIA basato sulla "media mensile mobile"
La videosorveglianza è un importante sistema di controllo e deve essere estesa a tutti i punti sensibili di emissioni convogliate e non. In particolare, per la cokeria va prevista per tutte le diverse fasi di esercizio con trasmissione dei dati in tempo reale all’ARPA. Le soglie di rispetto circa la durata della visibilità delle emissioni non devono essere superiori a 10" e la valutazione dei tempi va fatta sulla media mobile giornaliera. Ne consegue logicamente che va prevista la riduzione automatica della produzione in rapporto al superamento delle soglie di rispetto.
IMPIANTO DI AGGLOMERAZIONE
1 Campionamento in continuo delle emissioni di diossina sul camino E 312 dell’impianto di agglomerazione
2 Controllo dispersione polveri (contenenti diossina) lungo l’intero processo di sinterizzazione.
Con il campionamento in continuo si applicherebbe la legge regionale 44/08 in tutta la sua portata, consentendo di tenere sotto controllo un inquinante prodotto nello stabilimento Ilva nella misura del 93% della diossina di origine industriale a livello nazionale (secondo i dati INES 2005) e i cui effetti devastanti sul territorio hanno dato origine all’indagine della Procura e alle Ordinanze del Gip Todiscio per diversi gravi reati tra cui il procurato disastro ambientale doloso e colposo. Sono migliaia i capi di allevamento abbattuti per contaminazione da diossina mentre due ordinanze hanno interdetto il pascolo nel raggio di 20 km dall’area industriale e la coltivazione dei mitili nel Mar Piccolo. Nella perizia predisposta dal GIP P. Todisco si certifica “che i livelli di PCDD/PCDF e PCB accertati possano essere ricondotti in particolare alla specifica attività di sinterizzazione (area agglomerazione), svolta all’interno di ILVA spa.” Se l’impatto delle emissioni dal camino E 312 è riscontrabile soprattutto nelle aree più lontane dallo stabilimento, in quelle ad esso adiacenti la perizia ”ha evidenziato un’elevata correlazione con i profili riscontrati nei campioni prelevati presso lo stabilimento di ILVA spa, area agglomerazione, quali quelli delle polveri abbattute dagli elettrofiltri ESP e MEEP e quelle prelevate nei campionamenti ambientali effettuati in prossimità del reparto“. Infatti“Le analisi condotte in particolare nel reparto sinterizzazione, indicano che l’apporto degli inquinanti suddetti è connesso principalmente alle emissioni diffuse e fuggitive (particolato in aria e materiale solido depositato).” Ne deriva la necessità di un controllo della dispersione delle polveri (contenenti anche diossina) lungo l’intero processo di sinterizzazione. Una drastica riduzione di questo fenomeno si può conseguire evitando l’utilizzo di scaglie di laminazione contaminate da oli e valutando l’adozione di filtri a maniche (dall’efficienza maggiore rispetto agli elettrofiltri soprattutto per la captazione delle polveri fini). Da evitare l’uso di antracite responsabile di emissione di idrocarburi.