Adattamento al cambiamento climatico in città: i tetti bianchi sono controproducenti?
Secondo una ricerca dell'Università di stato dell'Arizona, le coperture bianche degli edifici potrebbero rivelarsi un'arma a doppio taglio nella lotta agli effetti urbani del cambiamento climatico. Se da un lato limitano il surriscaldamento delle case, infatti, dall'altro riducono le precipitazioni piovose
27 September, 2012
Ondate di calore, temperature al di sopra della media stagionale, tassi di umidità sempre più elevati. L'estate appena terminata ha confermato una tendenza che il cambiamento climatico rischia di inasprire ulteriormente nei prossimi anni: il peggioramento delle condizioni meteorologiche estive delle città, isole di calore sempre più torride e invivibili. Di qui l'esigenza di approntare strategie efficaci di adattamento al cambiamento climatico, che permettano di convivere con le ondate di afa e migliorare la qualità della vita nelle città. Una delle soluzioni più tradizionali, spesso adottata nelle zone mediterranee e ancora oggi indicata da molti architetti e urbanisti, è quella di preferire colori chiari per la colorazione esterna degli edifici, a cominciare dalle coperture, in modo da riflettere i raggi del sole e contrastare il surriscaldamento.
La scelta di tetti bianchi, in effetti, contribuisce a ridurre la temperatura interna delle case, ma secondo una ricerca condotta dall'Arizona State University (Asu) potrebbe alla lunga rivelarsi controproducente. Tinteggiare di bianco le coperture degli edifici, infatti, sembrerebbe determinare un calo sensibile delle precipitazioni piovose, a causa dell'inibizione del naturale fenomeno di condensazione dell'umidità atmosferica alla base della formazione delle piogge.
«Per creare le precipitazioni sono necessari due elementi: l'umidità e il meccanismo che condensa le particelle aeree - ha spiegato Matei Georgescu, professore alla School of geographical sciences and urban planning dell'Asu – La diminuzione del livello di riscaldamento risultante dai tetti bianchi stabilizza i livelli inferiori dell'atmosfera, e in qualche misura, rimuove il meccanismo naturale di sollevamento [dell'aria] necessario perché si verifichi la condensazione».
Lo studio, pubblicato sulla rivista Life Science, ha analizzato il territorio americano chiamato “Sun corridor” (Corridoio del sole), che comprende città come Phoenix, Tucson, Prescott e Nogales. Si tratta dell'area Usa a più rapida crescita urbanistica, che secondo le previsioni dovrebbe superare i 9 milioni di abitanti entro i prossimi 30 anni. Secondo le stime dei meteorologi, la progressiva urbanizzazione potrebbe far diminuire le precipitazioni del 12% di qui al 2030, ma l'impiego di tetti bianchi potrebbe ridurre le piogge di un ulteriore 4%. Il rimedio agli effetti del cambiamento climatico, in questo caso, potrebbe rivelarsi peggiore del male.