Federico Valerio: "Si respira meglio con un'acciaieria spenta o accesa?"
E'vero che un'acciaieria una volta spenta non può più essere riaccesa? E lo spegnimento davvero determina una modifica in positivo dello stato di salute per chi abita nelle aree limitrofe alla acciaieria stessa? A queste domande ha risposto Federico Valerio, blogger e perito dell’accusa nel procedimento che portò alla chiusura della cokeria di Genova. Di seguito i suoi post pubblicati nel blog "Scienziato preoccupato"
27 September, 2012
E'vero che un'acciaieria una volta spenta non può più essere riaccesa?
Non è affatto detto che una volta spenta, un'acciaieria non si possa riaccendere, dopo qualche tempo. Certo, non è come spegnere la luce di casa, ma lo spegnimento di altoforni e cokerie è una procedura normalmente prevista quando si deve fare la manutenzione straordinaria, dopo un certo numero di anni di attività. Negli Stati Uniti, ed in particolare nello stato dell'Utah, nel 1986 lo spegnimento e la riaccensione di una acciaiaieria, dopo circa un anno, sono stati sfruttati per fare un'interessante esperimento: verificare come variava la concentrazione di polveri sottili (PM10) e controllare se e come si modificava lo stato di salute di chi abitava nelle aree di ricaduta dell'inquinamento prodotto dalla acciaieria.
Si respira meglio con una acciaieria spenta o accesa?
Lo studio è stato fatto dal prof Arden Pope, dell'Università di Brigam, e la sua pubblicazione è avvenuta nel 1989, su American Journal of Public Health, Vol 79, n°5, pag 623-628.
L'acciaieria, con il bel nome di Geneva, era la principale fonte di polveri sottili, di tutta la contea dell'Utah; le sue emissioni rappresentavano l'82% di tutte quelle presenti nella Contea, comprese quelle delle centrali termoelettriche. Nell'inverno 1986, con la accieria accesa, per 13 volte le misure giornaliere di PM10 superarono i 130 microgrammi per metro cubo (ug/m3). Nell'inverno del 1987, con l'acciaieria spenta, non si registrò nessun superamento di 150 ug/m3; nell'inverno successivo, riaperta l'acciaieria, le polveri aumentarono e, durante 10 giorni, si ritornò a superare i 150 ug/m3. Con l'acciaieria accesa, l'inquinamento da polveri era circa il doppio di quello misurato con l'acciaieria spenta.
Il prof. Pope, per tutto questo periodo ha tenuto sotto controllo i ricoveri ospedalieri della popolazione residente nella Contea dell'Utah, verificando che nelle giornate in cui le PM10 erano più elevate (acciaieria accesa), aumentavano i ricoveri per polmoniti, pleuriti, bronchiti ed asma. Nei giorni in cui le PM superavano i 150 ug/m3, sempre in concomitanza con l'acciaiaieria accesa, i ricoveri dei bambini per malattie respiratorie triplicavano. Insomma, con le acciaierie in funzione, aumentava l'inquinamento da polveri e i ricoveri ospedalieri. Dopo 25 anni, a Taranto si ritrova esattamente la stessa situazione. Che cosa si aspettava il ministro Clini? Segnalo come, nel 1986, in Italia, neanche si sapeva che cosa fossero le PM10.
http://federico-valerio.blogspot.it/2012/09/si-respira-meglio-con-una-accieria.html
E lo spegnimento davvero determina una modifica in positivo dello stato di salute per chi abita nelle aree limitrofe alla acciaieria stessa? Quali sono gli extra-costi dell'acciaio?
Il prof Pope, ha sfruttato a fondo l'occasione di una lunga chiusura di una acciaieria e successivo riavvio della produzione. Dopo aver valutato gli effetti sull'inquinamento e sulla salute ha valutato il valore monetario dei danni sanitari.
Ecco il riassunto dell'articolo:
L'attività intermittente di un'acciaieria, localizzata in una valle montuosa del centro Utah, ha offerto una eccezionale opportunità di valutare i costi esterni prodotti dai danni alla salute dell'inquinamento di questa fabbrica. Una valle vicina (che non risentiva dell'inquinamento dell'acciaieria e con una popolazione simile dal punto di vista socio-economico, nota di Federico Valerio) è stata utilizzata come controllo. L'articolo ha analizzato i dati sui ricoveri ospedalieri e la mortalità giornaliera nelle due valli, utilizzando un modello di regeressione negativa binomiale dei ricoveri ospedalieri e della mortalità su base giornaliera. I ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e la mortalità aumentavano in modo significativo quando l'acciaieria era in funzione. I costi per i ricoveri ospedalieri in eccesso, attribuiti all'inquinamento dell'acciaieria, erano di circa 2 milioni di dollari all'anno e quelli della mortalità in eccesso furono stimati pari a 40 milioni di dollari.
M.R. Ransom, C.A. Pope III. 1995. External Health Cost of a Steel Mill. Contemporary Economic Policy. 13, 2, 86-97.
Questo articolo è stato scritto 25 anni or sono e in Italia non abbiamo imparato ancora niente. Nel nostro Paese abbiamo un'occasione altrettanto eccezionale per valutare gli extracosti di una acciaieria costruita senza attenzione per il suo impatto sulla popolazione residente e i suoi lavoratori. Parliamo dell'acciaieria di Genova di cui, prima che se ne perda la memoria, esistono ampi studi, migliori di quelli di cui ha potuto disporre Pope, sui livelli di inquinamento prodotti in corrispondenza dell'abitato, durante otto anni di funzionamento e almeno 5 anni dopo lo spegnimento dei reparti a caldo, quelli più inquinanti. Genova, inoltre dispone di un Registro Tumori e Mortalità su scala unità censuarie e sono disponibili informazioni adeguate, sui ricoveri ospedalieri.
Evitiamo l'andazzo italiano del "Chi ha Dato Ha Dato, Scurdammoce o passato..". Se si vuole, si possono calcolare gli extracosti in Italia, di scelte fatte pochi anni dopo la guerra. Gli sviluppisti non gradiranno, ma chi paga questi extracosti, certamente merita di saperlo.
http://federico-valerio.blogspot.it/2012/09/gli-extra-costi-dellacciaio.html