Programma Nazionale Prevenzione Rifiuti dopo Ravenna 2012. Intervista a Mario Santi
A tre mesi dalla prevista adozione, venerdì 28 settembre si è svolto nell'ambito di Ravenna 2012 un workshop sul Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti. Intervista di Eco dalle Città a Mario Santi, rifiutologo, tra gli organizzatori dell'evento
02 October, 2012
Il workshop di venerdì scorso ha riunito alcuni dei principali attori impegnati sul tema della prevenzione dei rifiuti in Italia. Cosa è emerso dall'incontro?
Alcuni dati interessanti e non scontati.
C'è un interesse degli operatori. Conai ha richiamato le sue iniziative di programmazione della prevenzione, Federambiente ha dichiarato che “è a disposizione” e il direttore Cencia ha ricordato che negli anni scorsi ha prodotto iniziative e materiali “verso il Programma di Prevenzione rifiuti”. Ci sono, lo ha ricordato Irene Ivoi, esperienze in interessanti di prevenzione dei rifiuti realizzate a livello regionale, specialmente al nord, ma nessuna ha ancora varato un vero “Programma Regionale di Prevenzione Rifiuti”.
Ma l'elemento nuovo viene dai territori. Si sapeva che le migliori esperienza di azioni di prevenzione nel nostro paese sono state realizzate a livello di ambito territoriale e/o comunale.
Ma è emerso che Province e Comuni ormai cominciano a cimentarsi con la definizione di veri Programmi di Prevenzione e con la loro integrazione nella pianificazione di settore. Così è stato per il Comune di Capannori (LU) e per la Provincia di Reggio Emilia, che hanno presentato le loro recentissime esperienze. Ciò ha fatto dire a molti intervenuti che probabilmente il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR) dovrà prevedere che ogni comune e ogni ambito ottimale di gestione si dia Programmi a questi livelli territoriali, perché è qui che è più facile coinvolgere una larga parte dei portatori di interesse che vanno attivati nelle azioni.
Un altro dato fondamentale che è emerso in modo unanime è che è essenziale fare anche in Italia ciò che Roberto Cavallo ci ha ricordato avviene in Europa, cioè dedicare la massima attenzione al coinvolgimento delle imprese.
Il ministero dell'Ambiente è chiamato ad adottare il Programma entro la fine dell'anno. Il ministero (tra gli invitati al workshop di Ravenna) è intervenuto? Ha detto come intende procedere per la redazione del PNPR?
Purtroppo il Governo non ha risposto al nostro invito. E arrivare a tre mesi dall'adozione di un atto senza capire come ci si sta lavorando, in che direzione, con che coinvolgimento degli operatori è un fatto preoccupante. Speriamo però che il “sasso lanciato nello stagno” con il workshop di Ravenna smuova le acque.
Quando dico Governo intendo dire ciò che è emerso chiaramente da molti interventi e riaffermato con forza dalle conclusioni di Walter Ganapini. Non è solo il Ministero dell'Ambiente (cui pure spetta formalmente l'adozione del PNPR) a dover essere coinvolto, ma anche e forse soprattutto il Ministero dello sviluppo economico. Cioè l'assunzione da parte dell'industria di atteggiamenti coerenti con la responsabilità estesa del produttore e partire dalla gestione sostenibile del capitale naturale (energia e materia) sono i prerequisiti della prevenzione dei rifiuti. In Italia c'è l'attenzione di Conai al ciclo di vita degli imballaggi (con il nuovo tool sulla prevenzione) e ci sono eccellenze produttive che vanno valorizzate e sviluppate Penso ad esempio alla chimica verde – il lavoro di CIC e Assobioplastiche. Nessuno sa – ed è assurdo – che sono italiane le aziende che alle recenti Olimpiadi di Londra hanno vinto l'appalto per il catering di stoviglie biodegradabili.
Eppure per la redazione del PNPR e dei conseguenti PR(egionali)PR (dei quali sono state illustrati contenuti, ruoli, e procedure) alcuni materiali ci sarebbero già, come ha ricordato Pinuccia Montanari del progetto Rels, riferendosi agli unici lavori istituzionali esistenti in Italia (le due Linee Guida sulla prevenzione del 2006 e 2010) e alla Banca Dati sulla Buone pratiche che Federambiente ha tenuto viva fino al 2010.
Mancano tre mesi alla fine dell'anno, secondo Lei, riusciremo a centrare l'obiettivo di un Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti che non risulti essere solamente una "raccolta di buone pratiche"?
Con il nostro workshop abbiamo sollevato la questione, ora speriamo che qualcuno si inserisca in questo solco.
E' emersa un orientamento sul lavoro da fare nei tempi ristretti che ci restano fino alla data di approvazione prevista dalla legge (31.12.2012).
Il Governo non dovrebbe perseguire l'approvazione un documento di formale e burocratico recepimento di una scadenza (da lui stesso anticipata rispetto all'indicazione comunitaria).
Potrebbe invece dare un segnale di muoversi nelle direzione giusta se entro dicembre approvasse un documento di indirizzi molto aperto e accompagnato da un percorso capace di raccogliere l'impegno e la condivisione degli operatori economici e delle forze culturali e sociali interessate, per arrivare nei tempi fissati dalla UE (13.12.2013) non solo definire lo strumento ma a renderlo operativo, attraverso tre ordini di misure:
a) incentivare il fatto che gestione sostenibile del capitale naturale (energia e materia) e prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti siano asset fondanti il rilancio della produzione industriale e dell'economia del paese;
b) darsi elementi di verifica e controllo efficaci sul fatto che la pianificazione regionale dei rifiuti prenda le mosse dalla prevenzione (con la predisposizione di Programmi Regionali di Prevenzione Rifiuti);
c) disporre che anche Province (o città metropolitane o ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti) e Comuni si diano propri Programmi di Prevenzione rifiuti, e lo facciano in modo integrato alla pianificazione del settore.
Walter Ganapini, nelle sue conclusioni, ha anche indicato il modo per esercitare una giusta pressione istituzionale in questa direzione. Ha infatti lanciato l'idea che i promotori del workshop – IRISistema e progetto Rels- ma l'iniziativa potrebbe essere allargata a quanti vorranno unirsi (ed Eco della città potrebbe essere tra questi) creino una rete, attraverso la quale premere in questa direzione sul Governo. Inteso, lo ripeto, come Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico.
La discussione su come farlo potrebbe essere estesa dal Comune di Capannori alla rete dei Comuni virtuosi e “verso rifiuti zero”, dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Forli ai Comuni emiliani che si sono mobilitati per ottenere la legge regionale sull'eco fiscalità, al coordinamento Rifiuti21 network e a quello delle Agenda 21, coinvolgere quel pensatoio sulla ri-progettazione dei prodotti waste free che è il centro di Ricerca Rifiuti zero, e pezzi importanti della riflessione accademica (e in questo UnMoRE potrebbe esseri il volano) e il “pensiero della decrescita”, che ha in Italia nelle elaborazioni di Maurizio Pallante un punto fondante.
Come vede, il dibattito va tenuto aperto. Ma bisognerebbe dargli degli sbocchi a breve, se non si vuole trovarsi tra tre mesi con soluzioni al ribasso o rinvii.