Cosa resta del pomeriggio più nero dei trasporti
Il commento di Repubblica sul caos di martedì 2 ottobre a Milano nelle ore dello sciopero, le reazioni politiche e l'attuale gestione ATM Repubblica 08.10.2012
08 October, 2012
di ROBERTO RHO
Quella appena archiviata è stata, senza dubbio, la settimana più nera del trasporto pubblico milanese nell’era Pisapia. Ma mentre si comprende il nervosismo dei passeggeri che hanno patito i disagi dello sciopero e dell’inadeguatezza contingente del servizio pubblico, si fatica a capire – e non si giustificano – alcune delle reazioni che hanno seguito il martedì di passione della metropolitana.
Proviamo a mettere le cose in ordine.
1. La ragione principale del pomeriggio di caos sulla linea Rossa è stata senz’altro lo sciopero (nazionale, non dei soli dipendenti Atm) del trasporto pubblico. Ma l’astensione dal lavoro – annunciata e ampiamente motivata – di una larga maggioranza dei lavoratori Atm non basta a spiegare quel che è accaduto alla stazione Lima. A ridosso del termine della fascia di garanzia (che si sta opportunamente ridiscutendo per assecondare i tempi di funzionamento della città) c’è stata una concatenazione di eventi che hanno di molto complicato le cose.
2. Quando un’azienda di servizi – a maggior ragione pubblici – fornisce ai propri utenti un servizio lacunoso se non proprio inadeguato, appellarsi alla “iella” non ha senso. Oltre a essere un evidente errore di comunicazione.
Nel pomeriggio nero della Rossa, oltre alla rabbiosa reazione degli utenti della metropolitana entrano in realtà diverse anomalie che ricadono sotto la responsabilità dell’azienda dei trasporti, dal cattivo funzionamento delle porte di un treno ai vistosi difetti nella comunicazione ai passeggeri stipati nei treni bloccati e in banchina.
3. La vetustà dei treni della metropolitana milanese, da cui discendono parecchi dei disservizi che i frequent users conoscono bene, è un dato inoppugnabile. Certamente non imputabile a questo governo del Comune e a questa gestione dell’Atm, che anzi stanno facendo ciò che le amministrazioni precedenti non hanno fatto: acquistare treni nuovi (e meglio sarebbe per l’Atm e per i suoi utenti se il Comune non scaricasse solo sulle sue spalle il peso dell’operazione).
4. Nell’ultimo anno abbondante, Comune e Atm hanno gestito in modo puntuale ed efficace una serie di cambiamenti i cui effetti erano tutt’altro che scontati. Prima la manovra sui prezzi dei biglietti e degli abbonamenti: l’aumento del ticket singolo, messo in cantiere anche dalla giunta Moratti e rinviato solo per bieco opportunismo elettorale, accompagnato dal congelamento dei prezzi degli abbonamenti mensili e annuali, hanno prodotto l’effetto virtuoso della fidelizzazione dei cittadini al trasporto pubblico. Pendolari, studenti e utilizzatori frequenti dei mezzi pubblici non hanno subito rincari. E il numero dei fedelissimi è sensibilmente aumentato.
Poi c’è la gestione di una partita complicata come l’introduzione di Area C: Atm ha retto bene l’impatto dell’aumento dei passeggeri e ha saputo assecondare la possibilità di una maggior rapidità del flusso di tram e autobus dentro la Cerchia dei Navigli.
Infine, l’emergenza della settimana del Forum delle Famiglie, con l’arrivo del Papa a Milano: gestita in modo encomiabile, tanto da autorizzare ottimismo in vista del 2015.
5. Per esprimere un giudizio sereno e motivato sulla politica comunale dei trasporti e sulla gestione dell’Atm (nell’ultimo anno molto è stato fatto anche sul fronte dei risparmi sui costi e sull’eliminazione delle incrostazioni delle gestioni precedenti), è necessario mettere in fila tutti questi fatti certi.
Dal che, la reazione sgangherata della destra è ingiustificata e inaccettabile. Chiedere oggi la cacciata del presidente dell’Atm dopo aver tollerato per anni senza batter ciglio la gestione fallimentare (e opaca) di Catania, il manager del megastipendio e delle molte poltrone, è semplicemente grottesco. Denunciare le insufficienze di Atm (alcune delle quali reali, come abbiamo visto) dopo aver consentito per anni che il Comune spremesse come un’arancia la cassa dell’azienda, prelevando decine di milioni di dividendi straordinari, e che l’azienda trascurasse, come ha fatto, la manutenzione dei mezzi e della rete, lo è altrettanto.
Forse qualcuno, da De Corato a Salvini (ma anche qualche membro dell’attuale squadra di governo della città, ammesso che le critiche avanzate in giunta fossero motivate da qualcosa di meglio di una presumibile acredine personale) ha già dimenticato i mesi in cui deragliavano due tram a settimana. E Atm fu costretta a mettere i tranvieri per strada ad azionare manualmente gli scambi, per scongiurare il ripetersi di incidenti pericolosi per l’incolumità dei passeggeri.