Il punto su raccolta e recupero degli oli usati in Italia. Intervista al presidente del COOU
In occasione dell'evento “La Green economy in Piemonte: Riccoboni per un’economia sostenibile”, Eco dalle Città ha intervistato Paolo Tomasi, presidente del COOU - Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati
08 October, 2012
Quali sono i livelli di recupero degli oli usati in Italia?
Il Consorzio Obbligatori degli Oli Usati nasce nel 1984 ed è quindi operativo da 28 anni. In questo periodo ha raccolto circa cinque miliardi di chili di olio usato e la quasi totalità è andata alla rigenerazione (circa l'89%). La restante parte è andata alla combustione. La totalità di quello che noi raccogliamo è stata quindi sottratta all'inquinamento ambientale. Dalla rigenerazione si sono ottenute circa tre milioni di tonnellate di olio base che oggi rappresenta il 25% del consumo nazionale. In pratica, a fronte di 100, il 75% è ottenuto da greggio e il restante 25% dal riutilizzo.
Si tratta di un'operazione molto importante perché abbiamo in questo modo sostituito operazioni ex-greggio. Questo ha comportato per la bilancia di pagamenti un risparmio di tre miliardi di euro da quando operiamo. Il COOU raccoglie in tutta Italia, con un'efficienza molto prossima al 100%. Ci avvaliamo di 80 imprese distribuite su tutto il territorio nazionale e di sei raffinerie di rigenerazione ubicate laddove ci sono i principali consumi, prevalentemente nel Nord e Centro Italia.
Essendo un prodotto altamente inquinante l'Unione Europea, con la direttiva 98/2008, dà alla raccolta dell'olio usato una particolare attenzione: una piccola quantità dispersa sul territorio può essere un danno alla vita dell'uomo in quanto l'olio percola nell'ambiente, scende nelle falde entrando nel ciclo biologico creando grossi danni. Si tratta di un prodotto cancerogeno perché dopo il suo utilizzo (sia nelle autovetture che negli impianti industriali) ha assorbito quelle sostanze inquinanti che rimangono all'interno dell'olio stesso finché non raggiunge forme di riutilizzo che le neutralizzano. Per questa ragione usiamo prevalentemente la rigenerazione e in secondo luogo la combustione in impianti idonei che controllano le emissioni in atmosfera: si tratta prevalentemente dei cementifici in quanto attraverso l'alta temperatura che si realizza in questi impianti (1200-1400 gradi) vengono neutralizzate le emissioni di sostanze e prodotti nocivi.
Rispetto agli altri Paesi europei, ci sono altri modelli di recupero dell'olio usato?
Sì, purtroppo i modelli sono diversi. Non tutti gli Stati seguono le indicazioni comunitarie. Per esempio, intorno a noi ci sono Paesi come la Germania che privilegiano la destinazione alla combustione: solo il 28% della produzione di oli usati tedeschi viene indirizzato alla rigenerazione. È in atto un'operazione di verifica da parte della UE per verificare se quello che sta facendo la Germania è contrario alle disposizioni dell'Unione Europea e a quanto prevede la gerarchia dei rifiuti stabilita dalla direttiva europea 98/2008 (prima rigenerare e poi mandare a combustione).
In Piemonte, con Riccoboni, la Green Economy è realtà - comunicato stampa del 05.10.2012