Inquinamento a Milano, 550 morti l'anno. Ma chi è che muore di smog?
Luigi Bisanti, Direttore del Servizio di Epidemiologia dell'ASL di Milano, intervenuto al convegno organizzato dal Comune assieme ai Genitori Anti Smog lunedì 5 novembre : “Muore di smog chi lo subisce per anni e chi, indipendentemente dall'età, si trova a dover fronteggiare picchi improvvisi, essendo temporaneamente o definitivamente in una condizione di minor resistenza agli insulti ambientali”
06 November, 2012
Tutto è cominciato sessant'anni fa, con una nuvola di smog che attanagliò Londra per cinque giorni nel dicembre 1952, e che lasciò dietro di sé una scia di oltre 12.000 morti. Tutti gli studi epidemiologici sulla correlazione tra inquinanti atmosferici e salute umana partono da lì. Ed è partita da lì anche la relazione di Luigi Bisanti, Direttore del Servizio di Epidemiologia dell'ASL di Milano, intervenuto al convegno organizzato dal Comune assieme ai Genitori Anti Smog lunedì 5 novembre.
La relazione presentata da Bisanti aveva per oggetto l'impatto dell'inquinamento atmosferico sulle condizioni di salute della popolazione, e i dati in esame interessavano il quinquennio 2004-2009, mettendo in relazione picchi di smog e numero di decessi e ricoveri ospedalieri. Non è certo il primo studio che viene eseguito sull'argomento (Si veda ad esempio la ricerca del Prof. Alberto Bertazzi, condotta su commissione della Direzione Sanità di Regione Lombardia), a ulteriore supporto di quanto affermato dall'epidemiologo: “Già quindici anni fa si avevano tutti gli studi per ispirare le policies delle autorità: non ci sono scuse. L'azione tossica dello smog sull'organismo umano è nota fin dalla metà del secolo scorso”. Il proliferare delle ricerche oltretutto, lungi dall'essere ridondante, dimostra un'inquietante omogeneità nei risultati: i morti per smog esistono eccome, non sono una leggenda. E a Milano il conto è particolarmente salato.
Effetti a breve termine: qualche numero...
Tra il 2004 e il 2009, per ogni incremento di 10 mcg/m3 di Pm10 è stato documentato lo 0,8% in più di decessi nello stesso giorno o nei due giorni immediatamente successivi. Incrementi analoghi sono stati registrati anche in corrispondenza degli aumenti del Pm2.5 e del NO2, rispettivamente dello 0,7% e dell'1,4%. “Questi incrementi proporzionali – spiega Bisanti – sono traducibili in un numero annuo di eventi attribuibili al superamento dei valori di riferimento. Allo scostamento del valore medio annuale di Pm10 nel periodo 2004-2009 dal valore limite fissato dalla EU sono attribuibili annualmente 79 decessi per tutte le cause, 24 per cause cardiocircolatorie e 10 per cause respiratorie. I corrispondenti valori per il superamento della media annuale del Pm2.5 sono: 72 decessi per tutte le cause, 21 decessi per cause cardiocircolatorie e 3 per cause respiratorie. Per l'NO2 422 decessi per tutte le cause, 183 decessi per cause cardiocircolatorie e 8 per cause respiratorie”.
Effetti a lungo termine: i fenomeni degenerativi
Per valutare gli effetti a lungo termine degli inquinanti in atmosfera si utilizzano modelli di analisi in grado di fare una stima quantitativa dei decessi e delle patologie che possono essere considerati conseguenza di un'esposizione prolungata (anni o decenni) allo smog. Per fare solo un esempio, i dati relativi al quinquennio 2004-2009 ci dicono che “se le concentrazioni di Pm2.5 avessero subito in quel quinquennio una riduzione del 20% rispetto ai valori effettivamente registrati sarebbero stati evitati annualmente 477 decessi per tutte le cause, 155 decessi per infarto, 17 decessi per ictus cerebri, 45 decessi per cancro del polmone.
Ma chi muore di smog?
Non è vero che l'inquinamento si accanisce solo con la fascia estremamente debole della popolazione, come quella in punto di morte. “Muore di inquinamento chi per anni o per decenni ha subito la lenta azione dei tossici ambientali sul cuore (infarto, aritmia), sui polmoni (cancro, fibrosi) e chi, indipendentemente dall'età, si trova a dover fronteggiare improvvisi innalzamenti delle concentrazioni degli inquinanti, essendo temporaneamente o definitivamente in una condizione di minor resistenza agli insulti ambientali”. Le modalità con cui lo smog agisce sulla salute umana sono ben schematizzate dalla piramide disegnata da Bisanti: in cima ci sono le morti premature – pochi, pochissimi rispetto alla popolazione - e alla base gli “interessati” dagli inquinanti – tutti. In altre parole, è vero che il rischio relativo correlato allo smog è molto basso (“Fa peggio fumare che vivere a Milano” ) ma la base su cui si produce l'effetto è larghissima. “Ecco perché l'impatto dell'inquinamento non può essere in alcun modo trascurato. Grande o piccolo che sia il suo effetto, lo smog è prevenibile (NdR: lo studio JCR ha stabilito che se tutte le emissioni antropogeniche in Lombardia fossero spente le concentrazioni annuali di Pm10 si ridurrebbero dal 65 al 75%) e il beneficio di salute che ne deriva è certo” ha concluso Bisanti.
Leggi anche:
Smog, cosa bolle in pentola alla Commissione Europea