Non lasciamo la Darsena in rovina per tutelare il rospo del Ticinese
- da La Repubblica del 25.11.2012
26 November, 2012
Fatta salva la buona fede, e notato che fra i promotori della mobilitazione ci sono anche alcune figure storiche dell’ambientalismo e della politica milanese, sarebbe ora di prendere sul serio la vicenda. Anche perché il caso ha sfondato le dimensioni cittadine ed è addirittura approdato su Wikipedia, dove una mano amica dei “rinaturalisti” ha dedicato un capitolo “all’oasi clandestina” della Darsena, descrivendola come una sorta di miracolo floro-faunistico. Dunque è tempo di interrogarsi sul punto: ammesso, e non concesso, che questo spicchio di verde selvatico e la sua fauna meritino tutela, si può subordinare a questa tutela un manufatto — monumento come la Darsena, che ha oltre 400 anni di storia alle spalle? Che città è mai quella che sacrifica un luogo simbolo della sua storia, testimone del lungo periodo di occupazione e governo spagnolo e matrice del suo sviluppo urbanistico, alla difesa di una piccola palude urbana? Perché il sindaco Giuliano Pisapia, che in campagna elettorale aveva fatto del ripristino della Darsena uno dei punti fondamentali del suo programma, dovrebbe rivedere quell’impegno tradendo le aspettative di migliaia di cittadini elettori? E infine: da che parte sta scritto che ciò che è cultura e paesaggio costruito sia meno nobile, e meritevole di preservazione, di una natura che profittando dell’incuria umana si appropria di uno spazio urbano? Per un milanese che ha a cuore la sua città la risposta è ovvia quanto semplice: piantiamola con l’incuria e ridateci la Darsena com’era, rimettendo l’acqua per l’intera estensione del suo antico bacino, e migliorando quel c’è da migliorare, ma nel rispetto rigoroso del monumento e della sua storia. E che non si spacci per nemico del verde, e dell’ambiente, chi non considera la difesa di una palude urbana una priorità meritevole di un’azione di “resistenza”. La tutela del rospo del Ticinese, francamente, non pare convincente come argomento su cui misurare la sensibilità ambientale dei cittadini. Facendo leva, magari, sul senso di colpa per i poveri animaletti sfrattati dal loro riconquistato habitat. Anche perché di rospi, in questa città, se ne sono ingoiati troppi per beccarci anche questi.