Acqua: i consumi nelle città
Istat e Ispra danno i numeri: irregolarità nell'erogazione, soprattutto al Sud, diffidenza a bere dal rubinetto, diminuzione dei consumi pro-capite. E si vendono meno bottiglie. Questi i comportamenti delle famiglie italiane nei confronti dell'oro blu
26 November, 2012
Come per i rifiuti, anche per l'acqua i consumi complessivi tendono a ridursi. La contrazione, in questo caso, è imputabile alla variazione nel sistema di contabilizzazione, oggi più legato ai consumi reali direttamente misurati dai contatori, e a una diminuzione degli sprechi idrici degli utenti finali. Una conferma di tale tendenza la offre la lettura l'ultimo “Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano” prodotto da Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Nel primo decennio Duemila il consumo delle risorse idriche nel nostro Paese è diminuito del 20 per cento, tanto che oggi l'uso domestico, misurato su 116 capoluoghi, si attesta a 66,7 mc. d'acqua. L'analisi - che si concentra su 51 comuni capoluogo - prende in esame anche il corretto funzionamento e la gestione della rete fognaria e di distribuzione, la depurazione delle acque e i fabbisogni idrici. I maggiori consumi si registrano a Monza, Roma, Milano, Catania, Bergamo, Messina e Torino. Le città che hanno consumato meno sono Arezzo, Andria, Foggia, Prato, Forlì, Reggio Emilia e Brindisi. La più alta riduzione dei consumi si registra a Potenza (-36 per cento circa), Torino (-29 per cento), Piacenza, Novara, Genova, Parma e Napoli. I comuni in controtendenza sono invece Messina, Sassari, Reggio Calabria e Palermo.
Di recente anche l'Istat ha fornito dati interessanti riguardanti l'approvvigionamento dell'acqua a uso potabile e i consumi delle famiglie. Dall'indagine dell'Istituto nazionale di statistica emerge che nel 2011 il 9,3% delle famiglie italiane lamenta delle irregolarità nell'erogazione dell'acqua: un problema più evidente nel Sud d'Italia (17,4 per cento), in particolare in Calabria (31,7) e Sicilia (27,3). Esiste ancora - secondo i dati diffusi dall'Istituto nazionale di statistica - una diffidenza elevata a bere acqua di rubinetto: il 30% delle famiglie dichiara di non fidarsi a berla (un fenomeno molto più marcato in Sicilia, 60,1, e Calabria, 47,7). Per contro, il 61,8 per cento delle famiglie italiane ha acquistato acqua in bottiglia, anche se tale valore risulta in calo rispetto agli anni precedenti. La spesa media mensile delle famiglie per l'acquisto di acqua minerale si attesta, nel 2010, a 19,50 euro senza che si evidenzino significative differenze territoriali: una spesa di poco inferiore a quella sostenuta per il servizio di acqua potabile nelle abitazioni. Il prelievo nazionale di acqua a uso potabile (i dati sono riferiti al 2008) ammonta a 9,11 miliardi di metri cubi di acqua, di cui l'85,6 per cento proveniente da acque sotterranee, il 14,3 da acque superficiali e il restante 0,1 da acque marine o salmastre. Nel 2008 il volume pro capite di acqua, corrispondente a 72,9 metri cubi all'anno per abitante (pari a 199,7 litri per abitante al giorno), è diminuito del 9,2% rispetto al 1999.