Anche al mercato crollano i rifiuti
Diminuite di 850 tonnellate le consegne all’impianto di compostaggio di Borgaro. I rifiuti dei mercati sono calati da 4.423 tonnellate del 2011 alle 3573 del 2012. 80 tonnellate è il calo dei vestiti usati buttati nelle campane: da 1180 a 1106 tonnellate - da La Stampa del 10.01.2013
10 January, 2013
Elisabetta Graziani
Non si butta via niente, con la crisi è proprio il caso di dirlo. Il crollo dei consumi ha fatto tornare in auge la vecchia massima, basti pensare che nell’impianto di compostaggio di Borgaro nel 2012 sono finite 850 tonnellate in meno di rifiuti organici mercatali rispetto all’anno precedente.
Non ancora marci
A Torino si è passati così dalle 4.423 tonnellate del 2011 alle 3573 dell’anno appena trascorso (dati aggiornati al 30 novembre 2012), circa il 20 per cento in meno. A dirlo è l’Amiat che ha riscontrato una diminuzione lieve ma pur sempre significativa anche nella raccolta del rifiuto organico domestico, dove è stato registrato un calo di poco superiore al 3 per cento. Insomma, frutta e verdura non si scartano più, anche se non di prima scelta, al massimo si vendono a prezzi inferiori. E ciò che resta viene raccolto dalla gente quando i banchi smontano. Sempre più numerose le persone che passano dopo l’orario di chiusura a fare scorta dei prodotti non ancora marci abbandonati per terra: arance, patate, mele.
L’invenduto si recupera
«Il calo dell’organico è un fenomeno nuovo, legato senz’altro alla crisi dei consumi – dice l’Amiat -. Si compra di meno, gli stessi mercatali espongono un numero inferiore di merce e c’è una selezione minore. L’invenduto che un tempo veniva scartato, ora ritorna sulla bancarella, magari a costi più bassi».
Ma, per leggere il dato, va tenuto altrettanto conto di un ulteriore fattore, sempre connesso all’impasse dell’economia reale. «È possibile ci sia stato un calo dei numeri di banchi di ortofrutta», spiega Amiat. Fatto sta, il prodotto ortofrutticolo è sempre meno un rifiuto in quanto si tende a diminuire lo spreco, in casa e al mercato. A riprova, un altro dato.
Fino a novembre 2012 la cooperativa «Lavoro e solidarietà» ha raccolto 1106 tonnellate di vestiti gettati nelle apposite «campane», contro le 1180 dell’anno precedente: circa 80 tonnellate in meno. Elemento significativo è la qualità dell’abbigliamento, decisamente scadente rispetto al passato.
Sensibilità ambientale
Se si confrontano questi dati parziali con il totale si può notare che nell’anno appena trascorso la flessione della raccolta “porta a porta”, complessivamente, è stata di un punto percentuale. Si è passati dal 43 per cento del 2011 al 42% del 2012. «Un calo dovuto sia alla restrizione della produzione sia a un diminuito impegno da parte dei cittadini, oppressi dalle difficoltà economiche e meno sensibili alle problematiche ambientali», commenta Amiat. Il ciclo dei rifiuti è una cartina di tornasole della società. Si conserva il vecchio televisore e non si acquista la lavatrice, di conseguenza scarseggiano gli apparecchi elettronici buttati. Si comprano meno giornali e pochi oggetti imballati quindi diminuisce la carta.
La carta riciclata
Un calo cui va affiancata la tendenza del mercato nero: «il cartaceo viene intercettato prima che finisca nel ciclo della differenziata e rivenduto», ha denunciato già mesi fa Amiat. Anche il numero verde per il ritiro dei rifiuti ingombranti nel 2012 è squillato poche volte: con la crisi i mobili non si cambiano, al massimo si rivisitano.