"Illuminare meno per illuminare meglio", il caso della Slovenia
Intervista con Andrej Mohar, promotore della legge slovena contro l'inquinamento luminoso: primo esempio al mondo di normativa nazionale, nato sull'esempio di una legge della Regione Lombardia e ispiratore a sua volta della nuova legge francese. Dal risparmio energetico al ciclo del sonno, dal portafoglio alla biodiversità: tutti i vantaggi di un'illuminazione più razionale.
06 February, 2013
Dalla Lombardia alla Slovenia, passando per l'Orsa Polare: questo è l'iter seguito dalla legge pioniera in Europa per l'inquinamento luminoso, emanata nel 2007 dal Parlamento Sloveno. Antesignana della recente normativa nazionale francese, introdotto solo pochi giorni fa.
La storia inizia con Andrej Mohar, astronomo per diletto, che avviò la sua battaglia dopo che un nuovo lampione diretto contro la sua finestra era stato installato nella via. Rendendo impossibili il sonno e l'osservazione del cielo, già compromesso dal bagliore diffuso di origine artificiale diretto verso l'alto: tutta energia che viene sprecata.
Alla sua campagna si aggiunsero esperti di illuminazione pubblica, ambiente e astronomia che misero in evidenza al governo di Ljubljana i problemi connessi all'inquinamento luminoso: disturbi del sonno, danni per gli animali, spreco di energia e pure il pericolo per gli automobilisti di restare abbagliati da luci dirette verso i loro occhi, anziché verso terra,.
La battaglia di Mohar aveva inoltre un esempio alle spalle: la Legge Regionale n. 17 del 27/03/2000 della Lombardia, in tema di “Misure di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all'inquinamento luminoso”. Una norma innovativa, insieme a quella analoga della Regione Veneto, che introduceva indicazioni sul tipo di lampioni da utilizzare, sulla distanza tra di essi e sulla direzione del fascio luminoso che non dovrebbe oltrepassare i 90° da terra. Alcuni aspetti della legge però, in particolare riguardanti i privati, secondo l'associazione Cielo Buio “restano in gran parte inapplicati” e i controlli insufficienti.
La Slovenia ha preso quel provvedimento a modello e lo ha superato. Grazie al coordinamento tra Ministero dell'Ambiente, Ufficio per lo Sviluppo, esperti e naturalisti – oltre che allo stimolo dato da Andrej Mohar con l'associazione Dark Sky Slovenia - si arrivò nel settembre 2007 al “Decreto sulla limitazione dell'inquinamento luminoso dell'ambiente” [allegato], valido a livello nazionale. Il concetto di fondo è: nessuna luce diretta sopra la linea d'orizzonte. Ovvero, l'illuminazione dev'essere diretta verso terra. Ma la legge impone anche:
- un tetto annuale ai consumi elettrici per l'illuminazione pubblica di 50 kWh per abitante;
- lo spegnimento entro 30 minuti (un'ora in certi casi) dalla chiusura delle luci esterne superflue in impianti industriali, strutture commerciali, uffici e campi sportivi;
- fascio luminoso per i monumenti un metro al di sotto del culmine del monumento stesso;
- insegne pubblicitarie spente dalle 24.00 alle 5.00 del mattino;
divieto ai fari “da discoteca” diretti verso il cielo.
Il provvedimento introduce inoltre multe ai trasgressori da 600 a 12.000 €, oltre che un piano di scadenze per l'adeguamento delle luci esistenti entro il 2017, ma con step intermedi in gran parte già realizzati.
I risultati? Un ciclo virtuoso che non si limita all'inquinamento luminoso. Dall'entrata in vigore della legge nel 2007 numerosi tratti stradali sono stati rinnovati, con un'illuminazione più efficiente sia in termini ambientali che energetici: una razionalizzazione dell'illuminazione pubblica consente risparmi di elettricità dal 40 al 60% con un'illuminazione della strada addirittura migliore. In termini economici si calcola che ogni anno saranno risparmiati ben 10 milioni di €. Dal punto di vista ambientale, poi, questo si traduce in tonnellate di anidride carbonica non emesse in atmosferica, riducendo così il cambiamento climatico, e ancora tutela della biodiversità e maggiore sicurezza per gli automobilisti dovuta alla riduzione del riverbero.
“L'adozione di questa legge fa della Slovenia uno dei Paesi leader in Europa e un modello per gli Stati che ancora non hanno legiferato in questo campo” - conclude Andrej Mohar - Per Mohar e per tutti gli appassionati, insomma, la legge slovena significa poter tornare a guardare le stelle. Anche in città.
Qualche difetto? “La nota dolente riguarda la nuova tecnologia LED, all'epoca non prevista, la cui luce bianca produce un riflesso pari a quella di 3 lampade a luce gialla. Non crediamo inoltre che siano più efficienti, ma più costose”. E un ultimo dato: “In Italia l'illuminazione pubblica è pari a 105 kWh/persona all'anno, in Slovenia a 83 khW, in Austria (Graz) a 25 kWh, con le stesse tecnologie e con nessuna ripercussione sulla pubblica sicurezza.”