Sacchetto d'Africa
Anche il Continente Nero si mobilita contro l'invasione degli shoppers di plastica. Diamo uno sguardo alle politiche e pratiche per ridurre i consumi dei sacchetti di plastica in Africa
30 June, 2009
Massimiliano Milone
Il sacchetto di plastica, simbolo della modernizzazione, ha creato problemi di vasta portata alle comunità rurali e urbane africane, che inizialmente lo avevano “abbracciato” in sostituzione di tutte le borse fatte di materiali naturali, originari del luogo e completamente biodegradabili.
Oggi l’Africa, Omega Replica
motivata da un clima di devastazione ambientale diffusa, ha avviato una serie di provvedimenti nel tentativo di eliminare i miliardi di sacchetti usa e getta, che invadono tutto il continente. Divieti totali, regole di spessore minimo, tasse elevate sui sacchetti, politiche ambientali basate su riciclo ed eco-fashion, progetti internazionali di economia sostenibile, iniziative di sensibilizzazione ed educazione ambientale, petizioni su social network come Facebook sono solo alcune delle azioni che l’Africa sta coraggiosamente avviando da qualche anno.
In Sudafrica chi distribuisce gratuitamente il “fiore nazionale” rischia l’arresto
Il Sudafrica, noto come il paese del “national flower” (fiore nazionale) a causa dei numerosi sacchetti di plastica presenti quasi ovunque, ha reso illegale il sacchetto di plastica usa e getta.
La nuova legge, entrata in vigore nel maggio 2003, autorizza i sacchetti di plastica con uno spessore minimo di 30 micron (un micron è un millesimo di millimetro) e vieta la circolazione di sacchetti più sottili di 30 micron. La legge inoltre introduce un costo per i sacchetti a carico del cliente ed obbliga i rivenditori che distribuiscono gratuitamente i sacchetti a pagare una multa di 100.000 rand (circa 8.900 €) o a scontare una pena fino a dieci anni di prigione.
In Sudafrica la presa di coscienza dei problemi ambientali si traduce in innovazione
Le iniziative volte alla salvaguardia dell’ambiente si moltiplicano in Sudafrica.
A Johannesburg campeggia un enorme cartellone pubblicitario, fatto interamente con sacchetti di plastica riciclati: l’idea è venuta ad una famosa banca, la Nedbank, leader nella fornitura di servizi finanziari.
Lo slogan che si legge è molto eloquente: “Una sola banca può veramente essere chiamata banca verde”. Il cartellone, lungo 40 metri, è stato realizzato in sei settimane da un gruppo di sette creativi, che hanno utilizzato più di 2000 sacchetti di plastica riciclata.
Il responsabile marketing del gruppo bancario ha dichiarato: «Troppi sudafricani non capiscono che bisogna riciclare per preservare il nostro ambiente. Attraverso questo cartellone abbiamo concretamente dimostrato l’applicabilità dei principi del riciclaggio nella vita quotidiana e questo nostro sforzo deve servire da esempio ed ispirazione per i sudafricani».
In Rwanda chi usa i sacchetti di plastica infrange la legge
Nel 2006 il Rwanda ha vietato i sacchetti di plastica inferiori a 100 micron di spessore, sostenendo quest’iniziativa con campagne di sensibilizzazione.
Il Ministro dell’ambiente Drocella Mugorewera ha dichiarato alla BBC che chiunque usi i sacchetti di plastica infrange una legge in materia di tutela ambientale, volta a ripulire le città. Le persone devono utilizzare preferibilmente i sacchetti di carta; alcuni consumatori, tuttavia, preferiscono i più economici sacchetti di plastica riutilizzabili.
La Tanzania vieta i sacchetti e i contenitori di plastica
La Tanzania ha fatto da apripista per la Comunità dell'Africa orientale quando, nel 2006, il vicepresidente Ali Mohamed Shein ha annunciato alla televisione di stato il divieto totale di importazione, fabbricazione e vendita di sacchetti e contenitori di plastica (per l’acqua e i succhi di frutta) e l’ordine di utilizzare materiali riciclabili o biodegradabili.
«Il divieto dei sacchetti di plastica e contenitori è necessario per proteggere il nostro ambiente in rapido degrado» ha dichiarato Shein.
Il Piano per la lotta contro i sacchetti di plastica in Kenya
Circondate dall’asfalto e dal fumo delle automobili della capitale Nairobi, nascoste dai tetti di latta delle baraccopoli e dai boschi, si trovano alcune “fioriture piuttosto belle”.
Questa è la storia di un diverso tipo di fiore, spesso multicolore, ma privo della bellezza tipica della natura. Sono fiori artificiali, a buon mercato e si chiamano “sacchetti di plastica sottili”. Essi hanno raggiunto la massa critica in Kenya: i torrenti sono intasati, gli animali rischiano il soffocamento, il paesaggio è deturpato a causa di immensi accumuli nelle montagne e le epidemie sono all’ordine del giorno.
Le misure adottate dal Kenia per eliminare i sacchetti usa e getta
Il ministro delle Finanze del Kenya Amos Kimunya ha vietato l’importazione e l’uso dei sacchetti sottili (con spessore minore di 30 micron) a metà del 2007 (dopo Rwanda e Tanzania) e ha imposto una tassa del 120% sui sacchetti di plastica più spessi e sugli imballaggi.
«Queste misure sono volte ad invogliare l’industria nel mettere a punto strategie amiche dell’ambiente e produrre sacchetti riciclabili» ha affermato il Ministro.
Theo e la palla di plastica gigante: un progetto educativo per i bambini del Kenia
“Theo e la palla di plastica gigante” fa parte di una raccolta di racconti per bambini a tematica ambientale, chiamata Tunza, promossa dal programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) e pubblicata nel dicembre 2004. “Tunza” significa “trattare con cura o affetto” in Swahilli.
Attraverso la letteratura creativa UNEP spera di ispirare nei bambini, nei loro genitori e negli insegnanti, l’interesse nei confronti dell’ambiente e di trasmettere loro il rispetto per la Madre Terra.
http://www.unep.org/pdf/theo_giant_ball.pdf
L’Uganda, pioniera di un’era post-plastica!
Le città ugandesi non hanno le risorse necessarie per smaltire più del 10% della spazzatura che producono. (Fonte: Reuters).
Sono molto eloquenti, a tal proposito, le parole della BBC, che così descrive la discarica di Kampala, capitale dell’Uganda: «Prima che i tuoi occhi si abituino alla vista e alla puzza della discarica comunale Chitezi, ti sembra di vedere una scena tratta da un dipinto di Bosch, una premonizione dell’Apocalisse o una visione dell’Inferno. Alti nel cielo, grandi uccelli volano intorno alla discarica. A prima vista, sembrano avvoltoi giganti, ombre sinistre che scrutano i cadaveri umani, disseminati al di sotto. Ma non appena atterrano sul grigio e lunare fetore assumono essi stessi un orrendo aspetto sub-umano. Con il loro piumaggio mangiato dagli insetti, con la loro grottesca alopecia e i loro sinistri occhi da rettili, le cicogne marabù sono l’incubo dell’Africa: a centinaia in discarica, si avventano con i loro becchi sulle carcasse dei sacchetti di plastica e fanno festa con i rifiuti».
Divieto di circolazione per i sacchetti in Somalia
Nel 2005 la Somalia ha vietato i sacchetti di plastica a titolo definitivo.
L’Eritrea risolve con determinazione il problema dei sacchetti di plastica
L’Eritrea, una volta disseminata da un mare di sacchetti di plastica, è stata “ripulita” grazie ad una legge, entrata in vigore nel gennaio 2005, che ha aiutato i paesi del Corno d’Africa a proteggere la natura.
«Coloro che importano, producono, distribuiscono o vendono sacchetti di plastica pagheranno una multa» ha riferito Yohannes Wolde, il ministro del territorio, acqua e ambiente.
Wolde non ha dichiarato l’importo dell’ammenda, ma diverse fonti stimano che i trasgressori paghino diverse migliaia di nakfa. Dal momento che 1 € in Eritrea vale 23,6 nakfa possiamo dedurre che queste multe siano molto pesanti in questo paese, se consideriamo che il prodotto interno lordo annuale pro capite è di 270 $ o 191 € (secondo il rapporto del Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook Database, ottobre 2008).
L’Etiopia ha vietato i sacchetti di plastica a titolo definitivo
I rifiuti di plastica negli spazi aperti sono il problema più grande dell’Etiopia. I cumuli di sacchetti e bottiglie di plastica non degradabili, lungo i fiumi o le strade, sono diventati uno scenario comune in molte città etiopi.
La risposta del Botswana al problema dei sacchetti di plastica
Quando la gente ha cominciato a manifestare la sua preoccupazione sulla crescente diffusione dei sacchetti di plastica i volontari di un’organizzazione non governativa hanno deciso di fare qualcosa per il Botswana.
Sono state quindi avviate consultazioni tra il governo e le parti interessate (i rappresentanti delle aziende private e dei cittadini, gli ambientalisti, le ong) al fine di trovare concrete soluzioni “alla minaccia” della plastica.
Il risultato di questi incontri è stato un documento, consegnato alle autorità nel 2003, insieme ad una petizione, firmata da oltre 3000 persone.
In Swaziland i sacchetti di plastica hanno vita breve
Lo Swaziland sta prendendo in considerazione misure per vietare o scoraggiare l’uso dei sacchetti di plastica.
Attualmente non esistono praticamente alternative ai sacchetti usa e getta. Le borse di stoffa riutilizzabili sono disponibili in alcune catene di supermercati, ma non sono affatto utilizzate a causa della facile e libera disponibilità dei sacchetti di plastica.
La “Venezia del Mali” investe coraggiosamente sul riciclo
Mopti è una città del Mali, nota per la sua moschea, il suo porto e i suoi sacchetti di plastica. Per anni tonnellate di sacchetti hanno trasformato la città in un gigantesco bidone. Ma un anno fa la città soprannominata la “Venezia del Mali” ha deciso di darsi “una ripulita”.
L’idea è venuta dal Niger e si sta diffondendo in tutta l’Africa: raccogliere i rifiuti lasciati dalla civiltà moderna per trasformarli in qualcosa di diverso, in questo caso pavimentazione dall’aspetto tradizionale.
Un piccolo centro di riciclaggio, con sede a Mopti, produce dal 2007 questa plastica, chiamata “pavestone” con un procedimento semplice, conveniente ed efficiente (anche se rilascia fumi tossici).
Il Ciad protegge l’oro verde
A N’Djamena, capitale del Ciad, i sacchetti di plastica giacciono abbandonati nelle strade, nelle piazze pubbliche e nelle discariche: sono una delle maggiori fonti di inquinamento in città.
I sacchetti, che in dialetto locale sono chiamati “lédas”, sono importati dalla vicina Nigeria. «Io uso i lédas perché sono pratici e meno ingombranti» ha commentato Maimouna Angaré Djarma, residente di N’Djamena. «Ammetto di essere consapevole dei rischi ambientali derivanti dai sacchetti, che sono più di un semplice “scempio per gli occhi”, ma siamo così abituati a utilizzarli che non riusciamo a rinunciarvi».
Un ex ministro dello sviluppo turistico e dell’agricoltura, Médard Laokein Kourayo, ha intrapreso una lotta per liberare il paesaggio dai sacchetti di plastica. Dirige un gruppo di ambientalisti, il “Club dei protettori dell’oro verde”, con sede a Moundou (nel sud del Ciad).
In Nigeria l’acqua potabile viene venduta nei sacchetti di plastica
In Nigeria i sacchetti di plastica sono legali. I negozianti offrono un sacchetto di plastica a chiunque acquisti prodotti alimentari. Inoltre l’unica acqua potabile acquistabile in Nigeria viene raccolta in sacchetti di plastica. Deola Asabia, che gestisce una missione a Lagos, dice che ci sono poche speranze per un divieto dei sacchetti di plastica in Nigeria fino a quando la popolazione avrà accesso all’acqua potabile dal sacchetto.
Il Ghana “rammenda” i vecchi sacchetti di plastica e li rivende
I sacchetti di plastica sono un elemento onnipresente del paesaggio africano: in Ghana costeggiano le strade, pendono dalle palme, galleggiano sul mare e “riposano” in grandi cumuli lungo le splendide spiagge bianche del paese. «I rifiuti plastici hanno avuto un effetto terribile sul turismo, specialmente sulle spiagge ad est di Accra; le montagne di rifiuti visibili ad Accra danno ai turisti stranieri l’impressione che il Ghana sia un paese ripugnante» ha affermato il ministro del turismo Jake Obetsebi Lamptey.
Il Ghana sta pensando di introdurre regole di spessore minimo per i sacchetti di plastica.
Nel frattempo, dal 2004, il governo ha dichiarato guerra allo spreco della plastica promuovendo buone pratiche volte al riciclo.
Un uomo d’affari, Kwabena Osei Bonsu, ha deciso di fare qualcosa per il suo paese. «Ho avuto un’idea che potrà risolvere i problemi nella mia vita» ha dichiarato. La sua soluzione? Raccogliere i sacchetti di plastica scartati nelle vie di Accra, cucirli insieme e trasformarli in nuove borse riutilizzabili.
In Senegal il problema dei sacchetti è una priorità nazionale
Come altre aree semi-aride del mondo, il Sahel è una zona fortemente esposta agli effetti dei cambiamenti climatici. In Senegal, le ONG e le istituzioni governative stanno lavorando insieme per trovare strategie di adattamento. Sebbene vi sia la necessità di agire a livello nazionale il Senegal pensa che i responsabili del riscaldamento globale debbano fare molto di più.
In Burkina Faso si riciclano i sacchetti di plastica per la sicurezza stradale
Philippe Yoda, presidente dell’Association pour l’innovation et la recherche technologique appropriée en environnement, grazie all´appoggio finanziario dell´Unione europea, lavora dal 2001 alla trasformazione dei sacchetti di plastica, che anche in Burkina Faso sono diventati un problema ambientale, in cartelli e segnali stradali.
Secondo quanto riferisce la Direction générale des routes del Burkina Faso al giornale di Ouagadougou L´Observateur Paalga: «un cartello stradale installato in Burkina Faso ha una durata media di sei mesi».
I cartelli ed i segnali stradali spariscono a causa di un nuovo mercato che l´aumento dei prezzi delle materie prime a livello mondiale ha fatto esplodere nel povero Paese dell’Africa occidentale: i pannelli trafugati vengono rivenduti.
In Egitto il Mar Rosso sarà presto libero dai sacchetti di plastica
Chiunque abbia viaggiato lungo i deserti d’Egitto sarà certamente rimasto colpito dalla grande quantità di sacchetti di plastica, sospinti dal vento; anche le acque del Mar Rosso sono troppo spesso dimora di sacchetti e bottiglie di plastica.
Il Governatore del Mar Rosso in Egitto ha decretato che il Mar Rosso sarà presto libero dai sacchetti di plastica con decorrenza dal 1 gennaio 2009.
La Libia, a furor di popolo, si schiera dalla parte dell’ambiente
Anche la Libia è invasa dai sacchetti di plastica: ad ogni piccolo acquisto viene sempre offerto un sacchetto usa e getta.
Il Nizar, uno dei più grandi e raffinati supermercati della città di Bengasi, andando controcorrente, ha scelto di non distribuire più ai suoi clienti i classici sacchetti di plastica, ma di vendere esclusivamente comode ed eleganti borse di tela riutilizzabili.
Facebook aiuta l’ambiente in Marocco, Algeria e Tunisia
Anche il noto social network Facebook sta diventando sempre più un luogo in cui la gente comune si riunisce per denunciare situazioni di degrado ambientale o per fare richieste e proposte precise a governi, che tardano nel prendere posizioni chiare e nette su temi ambientali scottanti.
Il Malawi lancia su Facebook l’idea di un’economia sostenibile
Partendo dallo slogan: “I sacchetti di stoffa possono salvare una vita? Sì, è possibile!” l’Ambasciatore del Malawi ha diffuso, via Facebook, la sua idea di produrre borse africane di stoffa denominate “Borse di speranza!”.
La rafia del Madagascar sostituisce il sacchetto di plastica
Il Madagascar dispone di grandi quantità di rafia, che esporta in tutto il mondo.
Questa fibra si ricava dalla “palma rafia” del Madagascar, le cui lunghe foglie possono raggiungere i 18 m di lunghezza. Ciascun ramo di palma è costituito da circa 100 strisce.
La zona più ricca di rafia si trova intorno a Vatomadry, poco lontano dalla capitale Antananarivo.
Con la fibra morbida, flessibile e forte si realizzano principalmente accessori per la casa, borse, decorazioni e capi d’abbigliamento grezzi. Alcune aziende internazionali, che acquistano la rafia direttamente dal Madagascar, aggiungono il cotone per creare abiti ancor più morbidi, originali ed eleganti.
BIBLIOGRAFIA
http://ipsnews.net/africa
http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/6754127.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3013419.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3714126.stm
http://www.export-forum.com/africa/madagascar-raffia/
http://www.france24.com/en/20080825-mali-mopti-africa-recycling-rubbish-trash-environment-pavestones-garbage
http://www.gov.bw/cgi-bin/news.cgi?d=20061107&i=Ministry_bans_thin_plastic_bags
http://www.int.iol.co.za/index.php?set_id=1&click_id=14&art_id=vn
http://www.news24.com/News24/Africa/News/0,,2-11-1447_1671642,00.html
http://www.nytimes.com/2005/04/07/international/africa/07nairobi.html?_r=1
http://www.treehugger.com/files/2007/10/ugandans_give_n.php
http://www.unep.org