L'energia? Disposti a pagar di più purchè sia verde
Sondaggio dell'Abacus commissionato da Kyoto Club e Ises Italia
21 October, 2003
Kyoto Club e di Ises Italia hanno commissionato ad Abacus un sondaggio per verificare l’opinione degli italiani nei confronti delle fonti rinnovabili. I dati emersi confermano l’eccezionale appeal di cui godono le energie verdi, già emerso in analoghi monitoraggi effettuati in altri paesi europei, e evidenziano anche l’elevato interesse rispetto a alcuni specifici quesiti che sono stati posti. Non stupisce ad esempio che al primo posto tra le fonti energetiche su cui puntare nei prossimi anni ci sia, con grande distacco, l’energia solare (35%) e che al secondo posto si ponga quella eolica (16%). Come pure è interessante la disponibilità, dimostrata da un gran numero di intervistati, a pagare di più l’energia elettrica pur di avere la garanzia che essa sia prodotta da energia verde, con il 19% disponibile a pagare un extracosto di 1 € al mese, il 24% 5 € al mese e il 26% addirittura 10 o più € al mese. Elevatissimo (89%) il dato dei favorevoli all’introduzione di una normativa che preveda l’obbligo dell’installazione di pannelli solari nei nuovi edifici come hanno fatto alcune città europee ad iniziare da Barcellona. Un messaggio ai Comuni, che in larga parte disattendono l’obbligo previsto dall’art. 26 della legge 10/91 di utilizzare le fonti rinnovabili nei nuovi edifici pubblici, e che invece dovrebbero seguire l’esempio di Barcellona. Considerate le recenti polemiche sull’installazione di parchi eolici è significativo il fatto che l’82% dei cittadini si dichiari favorevole all’installazione di aerogeneratori nel proprio Comune. Anche questo risultato, coerente con analoghi sondaggi in altri paesi europei, dovrebbe far riflettere gli oppositori di questa tecnologia. Altro tema interessante riguarda le valutazioni sulle opzioni che dovrebbero essere adottate in Italia per far fronte al rischio di black-out. Al primo posto, a pari merito con il 30% delle risposte ciascuno, ci sono gli interventi di risparmio energetico e quelli sulle fonti rinnovabili, segue con il 17% l’indicazione di puntare sulla realizzazione di piccoli impianti in co-generazione e solo il 15% opta per l’installazione di nuove grandi centrali. Anche questo dato contrasta con il dibattito post black-out, centrato quasi completamente sulla necessità di realizzare grandi centrali termoelettriche. Infine un preciso segnale al Governo che sta definendo gli obiettivi di crescita per l’elettricità verde. Il 49% dei cittadini intervistati sostiene che l’Italia, essendo fortemente importatrice di energia, dovrebbe porsi un obbiettivo di crescita al 2010 maggiore di quanto indicato dall’Unione Europea nella sua Direttiva; il 42% indica la necessità di rispettare questo impegno e solo il 5% ritiene che si dovrebbe fare di meno per non gravare sull’economica. Peccato che gli obiettivi proposti dal Governo, attualmente in discussione in Parlamento, non consentiranno di raggiungere nemmeno la metà di quanto indicato dall’Unione Europea. Ma all’estero le rinnovabili sono in rapidissima crescita A livello internazionale sta emergendo una nuova politica energetica che fa delle rinnovabili uno dei pilastri degli scenari del futuro, in previsione delle drastiche riduzioni di gas serra che dovranno essere effettuate in questo secolo. In effetti, alcune di queste tecnologie hanno registrato un elevatissimo tasso di crescita medio annuo nell’ultimo decennio: del 35% per l’eolico e del 39% per il solare. Nel 2001 sono stati installati 6.800 MW eolici e 400 MW solari a fronte di 1.800 MW nucleari. Basti considerare che la potenza eolica installata in Europa nel periodo 1995-2000 è stata pari al 24% di tutta la nuova potenza elettrica e che questa percentuale è destinata a salire al 45% nel periodo 2001-2005. In termini di elettricità, il 20% dell’elettricità prodotta dagli impianti che entreranno in servizio nell’Unione Europea in questo quinquennio, sarà eolica. Nello Schleswig-Holstein, in Germania, i 1.800 MW eolici installati consentono di coprire un quarto della domanda elettrica, mentre nella spagnola Navarra il vento soddisfa il 43% della domanda. E le notizie di nuovi programmi, come la decisione di realizzare 6.000 MW eolici assunta dalla Gran Bretagna in coincidenza con la scelta di chiudere con l’esperienza nucleare, prefigurano un futuro molto dinamico. Passando al solare fotovoltaico, si consideri l’esperienza giapponese, dove è stato fissato un obiettivo al 2010 ben 15 volte superiore al nostro e dove oggi viene installata in una settimana la potenza che in Italia si realizza in un anno. Va considerata infine la ricaduta in termini di nuove industrie e occupazione nei paesi che più hanno creduto nelle fonti rinnovabili. Negli ultimi10 anni in Germania sole vento e biomasse, ad esempio, hanno consentito di creare 130.000 nuovi posti di lavoro. Il basso profilo italiano La mancanza di una chiara politica a favore delle energie verdi ha portato ad una drammatica arretratezza dell’Italia rispetto a molti altri paesi, come dimostrato dal fatto che la potenza eolica è 6 volte inferiore a quella della Spagna, la superficie di collettori solari termici 7 volte minore di quella dell’Austria, la potenza solare fotovoltaica 11 volte inferiore a quella della Germania. Parliamo innanzitutto del travagliato disegno di legge di riforma del mercato elettrico (DL Marzano). Approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 settembre 2002, esso prevede dal 2006 un incremento annuo della quota di elettricità verde pari allo 0,35% della produzione dalle centrali termoelettriche (oltre al 2% già fissato per il 2002). Si tratta di obiettivi molto modesti, considerando oltretutto che i certificati verdi valgono anche per i rifiuti urbani e per gli interventi di riqualificazione sull’idroelettrico ed il geotermico esistenti. Per non parlare della proposta originaria di inserire la miscela acqua-carbone tra le fonti rinnovabili. L’elettricità addizionale che si otterrebbe nel 2010 con i tassi di crescita proposti (12-13 TWh) sarebbe inferiore alla metà del valore indicato per l’Italia dalla Direttiva sulle fonti rinnovabili nel settembre 2001. Ma che l’orientamento politico sia cambiato lo si avverte già adesso sul campo. Il settore eolico, che aveva raggiunto i 700 MW nel 2001, poteva quest’anno raddoppiare ed invece segna il passo (800 MW a giugno 2003). Nel campo del fotovoltaico sono forti le preoccupazioni nell’industria del settore, per la mancanza di una chiara prospettiva di sviluppo. Un futuro oscuro dunque per le rinnovabili? Non è detto. Il quadro di riferimento in via di definizione a livello internazionale è incoraggiante ed ambizioso. Un ruolo importante potrà inoltre essere giocato dalle Regioni, impegnate, fra l’altro, a utilizzare i fondi europei 2000-2006. Infine, decisiva, sarà la pressione dell’opinione pubblica che in tutti i sondaggi continua a considerare le energie pulite come prioritarie rispetto alle altre fonti. Dunque, più che nel passato, occorre impegnarsi perché a livello istituzionale vengano assunte posizioni rispondenti alle attese dei cittadini e dei settori imprenditoriali che hanno investito per garantire una presenza significativa del nostro paese in questo strategico settore. Scopo del dibattito di oggi è proprio quello di evidenziare gli aspetti più critici della legislazione in discussione in Parlamento. A iniziare dalla necessità di un forte innalzamento della quota obbligatoria di energia rinnovabile (che dovrebbe crescere dell’1% l’anno), per finire con la semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti (aspetto che riguarda le Regioni).