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Con l'allargamento entrano nell'Unione Europea tante città. Come la mettiamo con l'ambiente? Un documento della Commissione. A Gorizia e NovaGorica percorso comune di Agenda 21
30 April, 2004
Nel dare il benvenuto di Eco dalle Città alle realtà urbane che adesso si confronteranno piùà da vicino con le nostre, ripubblichiamo un documento della Direzione Ambiente della Commissione Ue Bruxelles, 19 aprile 2004 Allargamento e ambiente: domande e risposte 1. Quali norme in materia ambientale sono già state recepite ed attuate dai nuovi Stati membri? Quasi il 100% dell'acquis in materia ambientale è stato recepito nel diritto nazionale dei nuovi Stati membri. Per la legislazione orizzontale, riguardante ad esempio l'aria e l'acqua, il recepimento è quasi ultimato. Permangono talune lacune legislative in materia di protezione della natura, di rifiuti e di inquinamento industriale, che saranno tuttavia colmate con il recepimento dei relativi testi nelle settimane che precedono l'adesione. Anche sotto il profilo dell'attuazione sono state adottate importanti misure, segnatamente tramite il rafforzamento della capacità amministrativa dei nuovi Stati membri. Tutti i nuovi paesi si trovano, in massima parte, in fase di applicazione dell'acquis in materia ambientale, soprattutto della legislazione orizzontale attinente, ad esempio, alla qualità dell'aria e dell'acqua, alla gestione dei rifiuti, alle sostanze chimiche ed agli organismi geneticamente modificati, all'inquinamento acustico, alla sicurezza nucleare e alla radioprotezione. Sei nuovi Stati membri hanno inoltre ratificato la convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni ambientali. Per quanto riguarda l'accesso alle informazioni ed alla giustizia, l'originale direttiva dell'UE sull'accesso all'informazione è stata adottata rapidamente in tutti i paesi aderenti e, sebbene abbia avuto un avvio piuttosto lento, il processo di attuazione è ora più spedito. Inoltre, la Commissione ha constatato progressi costanti in relazione, ad esempio, alla consultazione dell'opinione pubblica come previsto dalla direttiva relativa alla valutazione d'impatto ambientale per i grandi progetti infrastrutturali finanziati con risorse dell'UE. 2. Che cosa rimane da fare? I ritardi nella designazione dei siti Natura 2000 ai sensi della direttiva "Habitat" sono fonte di grande preoccupazione in tutti i nuovi Stati membri, giacché questo processo deve essere ultimato in tutti i paesi entro la data di adesione. Alcuni paesi dovranno compiere sforzi considerevoli nel settore della gestione dei rifiuti e dell'inquinamento industriale. Inoltre, sussistono problemi dovuti alle difficoltà che le autorità competenti in materia ambientale incontrano nell'ottenere un finanziamento adeguato e personale sufficiente e generati anche dalla persistente mancanza di coordinamento tra i settori di intervento. Questi fattori hanno ostacolato i progressi compiuti fino ad oggi. Dopo il 1º maggio, i paesi interessati saranno anche tenuti: - ad assolvere gli impegni assunti in occasione dei negoziati d'adesione concernenti l'entrata in vigore delle direttive per le quali sono stati accordati periodi transitori; - a rispettare gli obblighi che sorgeranno, per i nuovi Stati membri, dall'entrata in vigore di alcune direttive alla data di adesione. Fra gli esempi di tali obblighi ai quali si dovrà dare esecuzione dopo l'adesione si possono citare in particolare il rilascio di autorizzazioni IPPC (ai sensi della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) per gli impianti esistenti, che deve essere ultimato entro il 30 ottobre 2007 e l'attuazione dei piani d'azione per ridurre l'inquinamento idrico da nitrati e sostanze pericolose. 3. Quali sono i periodi transitori accordati ai dieci nuovi Stati membri? Affinché dispongano del tempo sufficiente per conformarsi ad alcuni requisiti dell'UE, in particolare nei settori che richiedono ingenti investimenti, a tutti i paesi aderenti sono stati concessi periodi transitori per l'attuazione di specifiche misure ambientali, soprattutto nel settore delle risorse idriche, dei rifiuti e dell'inquinamento industriale (cfr. allegato I sui periodi transitori dei singoli paesi). Le misure transitorie comprendono obiettivi intermedi dettagliati e giuridicamente vincolanti. Ciò assicura il controllo dell'attuazione nel corso del periodo transitorio. Gli obiettivi sono indicati nell'Atto di adesione. Il campo di applicazione delle misure transitorie è precisato, per quanto possibile, sotto forma di elenchi di singoli impianti. Sulla base del principio generale secondo il quale la portata e la durata delle misure transitorie dovrebbero essere limitate, l'UE ha messo in chiaro fin dall'inizio che tali misure non sarebbero state accordate per: · il recepimento (diversamente dall'attuazione) della legislazione; · la legislazione quadro (aria, rifiuti, acqua, valutazione d'impatto, accesso all'informazione); · la protezione della natura (habitat, uccelli selvatici); · gli aspetti essenziali del mercato interno (tutta la legislazione relativa ai prodotti); · i nuovi impianti. Le domande di misure transitorie dovevano essere giustificate da piani d'attuazione dettagliati atti a garantire, al termine del periodo, la conformità con l'acquis comunitario. Questi piani hanno anche permesso ai nuovi Stati membri di definire obiettivi intermedi giuridicamente vincolanti. Le misure transitorie sono pertanto intese a permettere ai paesi interessati di liberarsi dell'eredità del passato, ma non di attirare nuovi investimenti grazie a norme ambientali meno rigorose. 4. Cosa succederà se i nuovi Stati membri chiedono una proroga del termine di recepimento di alcune disposizioni della normativa comunitaria? I nuovi Stati membri non possono più chiedere proroghe per la normativa comunitaria di più vecchia data. Sono vincolati dalle disposizioni transitorie che sono state decise nel trattato d'adesione. L'UE sta attualmente considerando misure transitorie ed adattamenti tecnici per la legislazione ambientale di recente adozione, vale a dire quella adottata dopo la chiusura dei negoziati. 5. Quanto costa ai nuovi Stati membri conformarsi alla legislazione ambientale dell'UE? Il costo sostenuto dai dieci nuovi Stati membri per conformarsi all'acquis in materia ambientale che richiede ingenti investimenti è stato stimato a circa 50-80 miliardi di euro. La direttiva relativa al trattamento delle acque reflue urbane richiederà da sola investimenti considerevoli, pari a 15 miliardi di euro. Per una attuazione integrale della normativa, i nuovi Stati membri dovranno spendere in media dal 2% al 3% del loro PIL a favore dell'ambiente nei prossimi anni. Le loro spese attuali sono generalmente ben al di sotto di tale obiettivo. 6. A quanto ammonta il sostegno finanziario che i nuovi Stati membri hanno già ricevuto dall'UE? Dal 2000, i paesi aderenti dell'Europa centrale ed orientale hanno ricevuto sostegno finanziario nell'ambito degli strumenti di preadesione ISPA, PHARE e SAPARD. Cipro e Malta avevano programmi d'aiuto nazionali unificati. Tutti questi programmi hanno contribuito al miglioramento delle istituzioni e delle infrastrutture nel settore ambientale, come descritto di seguito. Dal 1999, ISPA è stato il principale strumento finanziario comunitario di preadesione destinato al sostegno dei grandi progetti infrastrutturali nel settore ambientale nei paesi candidati dell'Europa centrale ed orientale. La metà del suo bilancio totale di 1 miliardo di euro all'anno per l'insieme dei paesi interessati è stata destinata a progetti ambientali riguardanti soprattutto grandi infrastrutture nei settori delle risorse idriche e dei rifiuti (cfr. allegato II sul finanziamento a ciascun paese candidato dell'Europa centrale ed orientale). Il programma PHARE ha fornito ai paesi dell'Europa centrale ed orientale un'assistenza tecnica comunitaria destinata a rafforzare le istituzioni e preparare l'attuazione dell'acquis comunitario durante il periodo di preadesione. Il suo bilancio complessivo superava 1,5 miliardi di euro all'anno, ivi compresi i programmi nazionali di assistenza, i programmi transfrontalieri ed i programmi tematici plurinazionali. Benché i fondi non fossero destinati specificamente all'ambiente ed i progetti non siano mai stati classificati per settore, molti dei progetti nazionali e di cooperazione transfrontaliera erano specificamente attinenti all'acquis in materia ambientale o hanno comportato elementi connessi all'integrazione ambientale (ad esempio nel quadro dei progetti di sviluppo). Benché questo problema di definizione renda difficile quantificare con precisione l'importo delle risorse destinate alla voce "ambiente", il seguente esempio può dare un'idea: su 108,8 milioni di euro attribuiti al programma PHARE nazionale ungherese nel 2001, i tre progetti seguenti, di un valore totale di 12,7 milioni di euro, riguardavano specificamente l'ambiente: · indagine sulle discariche municipali controllate (contributo UE: 4 milioni di euro); · sviluppo del sistema nazionale di controllo della qualità dell'aria (contributo UE: 3 milioni di euro); · attuazione della direttiva quadro in materia di acque (contributo UE: 5,7 milioni di euro). In totale, tra il 1998 ed il 2003, i programmi nazionali dei paesi aderenti hanno incluso quasi ottanta progetti di gemellaggio (nell'ambito del programma PHARE o degli strumenti distinti nel caso di Malta e di Cipro) nel settore dell'ambiente, che hanno contribuito a rafforzare la competenza e la capacità delle amministrazioni responsabili di questo settore. Oltre alle attività condotte nell'ambito dei programmi nazionali, alcuni programmi ambientali plurinazionali gestiti dalla DG "Ambiente" sono stati realizzati nel 2002 (1,5 milioni di euro) e nel 2003 (5 milioni di euro). Questi programmi miravano a favorire la formazione e lo scambio di esperienze in settori quali l'applicazione delle leggi, i controlli e la programmazione degli investimenti ambientali attraverso la realizzazione ed il finanziamento di progetti pilota a livello locale e regionale. Il programma SAPARD ha fornito assistenza destinata all'agricoltura e allo sviluppo rurale per un importo pari a 500 milioni di euro all'anno ai dieci paesi dell'Europa centrale ed orientale. Benché non specificamente concepito per l'ambiente, tale programma ha permesso ai paesi interessati di finanziare anche piccoli progetti di infrastruttura ambientale rurale (ad esempio i piccoli impianti di trattamento delle acque reflue) e programmi agro-ambientali. A differenza dei programmi PHARE ed ISPA, il programma SAPARD è stato direttamente gestito dai paesi beneficiari, contribuendo in tal modo all'ulteriore sviluppo delle loro competenze in materia di gestione di progetti. Molti paesi (Estonia, Ungheria, Lettonia, Slovenia e Slovacchia) sono diventati membri del programma LIFE durante il periodo di preadesione. Quali membri del programma, i beneficiari di tali paesi hanno potuto presentare candidature per i programmi Life-Ambiente e LIFE-Natura in cambio di contributi fissi al bilancio LIFE. Nell'ambito di questi programmi, l'Estonia, ad esempio, ha realizzato un progetto intitolato "Adozione ed applicazione del metodo di valutazione del ciclo di vita: effetti dell'elettricità prodotta a partire da scisti bituminosi sulla prestazione ambientale dei prodotti (2003)." Sempre nel 2003, la Lettonia ha condotto a termine un progetto sul trattamento dei rifiuti urbani organici biodegradabili con tecnologie di compostaggio nel 2003. In totale, i citati cinque paesi aderenti hanno beneficiato finora, in base al regolamento che istituisce il programma LIFE III (2001-2003), di un finanziamento pari a circa 11 milioni di euro per 26 progetti LIFE-Ambiente e di 17 milioni di euro per progetti LIFE-Natura. Cipro e Malta hanno potuto accedere al finanziamento di progetti nel quadro del programma LIFE-Paesi terzi, per il quale non è richiesto alcun contributo nazionale. Durante lo stesso periodo, otto progetti hanno ricevuto un contributo comunitario per un importo totale di circa 2,7 milioni di euro. Negli ultimi anni, i nuovi Stati membri hanno ricevuto altri aiuti ed hanno partecipato in misura sempre maggiore, assieme agli attuali Stati membri, agli sforzi di cooperazione volti a migliorare l'attuazione della normativa ambientale. Un esempio a tale proposito è la partecipazione graduale dei nuovi Stati membri alle attività della rete IMPEL, una rete informale di ispettorati e di autorità di controllo creata per lo scambio di informazioni sulle migliori prassi in materia di attuazione ed applicazione della normativa ambientale. I nuovi Stati hanno anche partecipato alla rete dei direttori delle amministrazioni delle risorse idriche creata a sostegno dell'attuazione della legislazione dell'UE in materia di risorse idriche, in particolare la direttiva quadro sulle acque. 7. I nuovi Stati membri riceveranno altri sostegni finanziari per i progetti ambientali dopo l'adesione? Dopo l'adesione, l'assistenza destinata all'ambiente sarà quasi triplicata. Entro la fine del periodo di bilancio in corso, nel 2006, i nuovi Stati membri riceveranno circa 8 miliardi di euro, vale a dire oltre il 10% del fabbisogno totale d'investimento. L'assistenza dell'UE tramite i Fondi strutturali e il Fondo di coesione, in particolare, verrà triplicata dopo l'adesione per raggiungere un totale di 21,7 miliardi di euro per il 2004-2006, di cui circa un terzo (6 miliardi di euro) a carico del Fondo di coesione; 3 milioni di euro sono specificamente destinati all'ambiente. Misure a favore dell'ambiente sono anche incluse in tutti i programmi futuri dei Fondi strutturali sotto forma di sezioni distinte e mirate o di temi trasversali. Lo stanziamento totale di 21,7 miliardi sarà distribuito nel modo seguente: Paese Finanziamento totale (Fondo di coesione e Fondi strutturali) per il 2004-2006 (milioni di euro) Dotazione per l'ambiente del Fondo di coesione (milioni di euro) Proporzione totale stimata del finanziamento totale specificamente attribuita a progetti ambientali (%) Cipro 101 27 25,0 Repubblica ceca 2328 472,6 25,0 Estonia 618 154 23,8 Ungheria 2847 616,7 24,6 Polonia 11 369 210,9 19,3 Slovenia 405 84 19,7 Lituania 1 366 304 20,5 Lettonia 1 036 257 22,8 Slovacchia 1 560 254,9 21,8 Malta 79 13,3 40,9 Grazie a questi fondi, i nuovi Stati membri riceveranno un sostegno finanziario per attuare le direttive che richiedono ingenti investimenti per le quali sono stati accordati periodi transitori. È necessario garantire un finanziamento sufficiente dopo la fine del periodo di programmazione attuale (2006) a livello dell'UE, ed anche a livello nazionale, poiché i nuovi Stati membri dovranno allora trovare risorse finanziarie proprie per far fronte ai loro obblighi. La natura vincolante degli obiettivi fissati per il periodo transitorio e le improrogabili scadenze finali per le direttive per le quali sono stati accordati periodi transitori giustificano lo stanziamento di risorse finanziarie ed umane adeguate per l'attuazione a livello nazionale. Durante le trattative aventi per oggetto i periodi transitori per le direttive che implicano ingenti investimenti, i nuovi Stati membri sono stati invitati a considerare le fonti di finanziamento che intenderanno utilizzare al fine di rispettare gli obblighi derivanti da queste direttive. Le risorse di finanziamento previste comprendono i programmi comunitari, i prestiti delle istituzioni finanziarie internazionali, i bilanci nazionali e gli investimenti del settore privato. I nuovi Stati membri avranno anche l'occasione di colmare le loro lacune nel rafforzamento delle capacità istituzionali in campo ambientale dopo l'adesione, in particolare grazie a programmi di gemellaggio e di scambio. Il c.d. "meccanismo transitorio" (420 milioni di euro per il 2004-2006) fornirà ai nuovi Stati membri il sostegno necessario. I paesi interessati sono tenuti a presentare alla Commissione l'elenco dei settori prioritari ed i progetti che intendono includere in questo strumento, atteso che l'ambiente è uno dei settori di intervento previsti dall'UE. Dopo il 2006, l'UE dovrà assicurare un nuovo strumento finanziario per l'ambiente dell'Europa allargata. Tale strumento dovrà essere pienamente adeguato agli emergenti obiettivi ambientali, sostituirà gli attuali programmi di finanziamento a favore dell'ambiente ed includerà un futuro programma LIFE. 8. Qual è oggi la situazione dell'ambiente nei 10 nuovi Stati membri? La maggior parte dei nuovi Stati membri assegna attualmente una quantità crescente di risorse umane all'attuazione della legislazione ambientale. Inoltre, i programmi di scambio e di gemellaggio con le amministrazioni degli attuali Stati membri attuali, nell'ambito di programmi bilaterali e finanziati dall'UE, hanno permesso lo sviluppo intensivo delle capacità del personale nei nuovi Stati membri. Si osserva parallelamente il rafforzamento degli ispettorati, la creazione di agenzie per l'ambiente e l'estensione dei sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'acqua. Questi progressi legislativi ed istituzionali hanno sensibilmente rafforzato la protezione dell'ambiente in tutti i paesi. La situazione ambientale è migliorata in particolare per quanto riguarda la riduzione dell'inquinamento atmosferico e idrico: i principali inquinanti atmosferici sono diminuiti del 60-80% ed i metalli tossici del 50%, mentre l'inquinamento dell'acqua da materie organiche è diminuito ben dell'80%. Negli anni 1990, la percentuale delle abitazioni ed altri impianti i cui effluenti sono trattati negli impianti di depurazione delle acque reflue è raddoppiata negli anni 1990. Si illustrano di seguito alcuni esempi specifici dei miglioramenti ambientali constatati in questi paesi a seguito del processo d'adesione: La Polonia si è avvalsa di un insieme di strumenti legislativi e finanziari per ridurre le emissioni di zolfo del 50% nel corso degli anni 1990. La Polonia e la Slovacchia sono riuscite a ridurre le emissioni di biossido di carbonio (CO2) pro capite tra il 1996 ed il 1999. La Polonia è passata da 9,7 a 8,3 t e la Slovacchia da 8,7 a 7,6 t. (la media è di 8,4 t per l'UE). Tra il 1996 ed il 2001, la Repubblica ceca, l'Ungheria, Malta e la Polonia hanno aumentato la percentuale di popolazione residenziale collegata al sistema di trattamento delle acque reflue. La Repubblica ceca è passata dal 58 al 65%, l'Ungheria dal 22 al 32%, Malta dall'8 al 13% e la Polonia dal 43 al 55%. La Repubblica ceca è sempre stata un paese molto industrializzato. Sotto il regime comunista, le attività predominanti erano l'industria pesante, l'estrazione del carbone, l'acciaio, i macchinari pesanti e i prodotti chimici di base. Dall'inizio del processo di adesione, il paese si è molto adoperato per attuare sistemi di gestione ambientale nel quadro delle norme ISO 14000 e del programma EMAS (sistema comunitario di gestione e audit ambientale), nel quale la Repubblica ceca è stata il paese candidato più attivo. È il solo paese ad avere beneficiato del programma EMAS istituito dalla DG "Ambiente" per trasferire il "know-how" degli Stati membri. In modo più generale, l'ex regione del "triangolo nero" è l'esempio di miglioramenti spettacolari. La regione situata ai confini della Polonia, della Repubblica ceca e dell'ex Germania orientale, che era una delle regioni industriali più inquinate d'Europa, è diventata un esempio di successo ambientale. I salmoni hanno fatto ritorno nei fiumi prima inquinati, le foreste precedentemente distrutte dalle piogge acide ricominciano a crescere, ed i livelli di qualità dell'aria sono ora analoghi a quelli degli attuali Stati membri dell'UE. La Polonia e la Repubblica ceca gestiscono oggi insieme una riserva naturale nella regione ed i sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria messi a punto per il progetto sono utilizzati in modo permanente. Con l'aiuto dei programmi PHARE e SAPARD dell'UE (e del WWF internazionale), un programma di cooperazione transnazionale è stato avviato tra la Polonia e la Slovacchia, nella regione del monte Babia Góra, nell'ambito di un programma di conservazione della natura volto a proteggere la ricchezza eccezionale della flora e della fauna di questa regione (oltre cento specie di uccelli, centinaia di orsi, lupi e linci). Nel programma "City towards compliance Awards", numerose città hanno attuato tutte le norme comunitarie in materia di trattamento delle acque ed ottenuto risultati incoraggianti sul piano della gestione della qualità dell'aria e della gestione dei rifiuti; esiste un'Agenda 21 locale ed è stata avviata un'efficiente attività di educazione ambientale. Esempi di tali città sono Gyongyos in Ungheria, Valmiera in Lituania, Rimavska Sobota in Slovacchia, e Domzale e Maribor in Slovenia. In Polonia, le emissioni di sostanze inquinanti atmosferiche sono sensibilmente diminuite negli anni 1990 (diminuzione del 57% di polveri, del 48% di composti di zolfo, del 28% dei composti azotati). Per quanto riguarda l'inquinamento idrico, il volume degli effluenti non trattati è stato ridotto del 70% circa negli anni 1990, e quello degli effluenti trattati è salito del 22%. In Slovenia, i risultati del monitoraggio della qualità dell'acqua indicano negli ultimi anni un miglioramento per quanto riguarda il tenore di pesticidi e di nitrati. Il recepimento della nuova direttiva quadro sulle acque è in fase avanzata. Circa il 95% delle disposizioni della direttiva sono state interamente recepite. Lo stato delle foreste slovene è migliore di altri paesi europei (compresi gli Stati membri attuali dell'UE), con una struttura naturale più diversificata. L'evoluzione degli animali selvatici e delle loro popolazioni è monitorata, ed i dati sono raccolti in una specifica banca dati. Cipro ha registrato molti progressi nell'elaborazione della legislazione in materia di valutazione d'impatto ambientale, ed ha in particolare specificamente ammesso la partecipazione delle ONG. Cipro ha anche completato una accurata e dettagliata cartografia dei siti Natura 2000, con l'assistenza del programma LIFE. La Lettonia ha fatto rapidi progressi nell'attuazione della direttiva IPPC. La Lituania ha recepito integralmente la legislazione dell'UE nel settore dell'inquinamento atmosferico. 9. Cosa accade se un paese non ha attuato tutte le direttive entro il 1º maggio? La Commissione avvierà una procedura d'infrazione il 2 maggio? Giuridicamente, la Commissione ha il diritto e la responsabilità di iniziare a valutare il rispetto della normativa ambientale fin dalla data d'adesione, ed avviare procedimenti legali se del caso. In pratica, occorrerà tempo alla Commissione per esaminare il grado di conformità dei nuovi Stati membri ed è assai poco probabile che possano essere effettivamente avviate procedure d'infrazione il 2 maggio. Giova mettere in chiaro che i nuovi Stati membri non beneficeranno di alcun trattamento di favore, tranne in quelle regioni per le quali sono stati decisi periodi transitori nel trattato di adesione. La Commissione tratterà le denunce e le eventuali procedure d'infrazione secondo il principio di parità di trattamento tra tutti gli Stati membri, vecchi e nuovi. 10. Cosa si dovrà fare nel periodo successivo all'adesione per migliorare l'integrazione ambientale nell'Europa allargata? La Commissione sta adottando tutte le misure atte a far fronte alle sfide ambientali post-adesione, accordando la priorità al rafforzamento delle capacità ed erogando finanziamenti laddove vi è necessità di ulteriori progressi. L'adesione comporterà obblighi maggiori e più impegnativi per le amministrazioni responsabili dell'ambiente nei paesi aderenti, così come compiti supplementari di monitoraggio, ispezione, autorizzazioni e di comunicazione di dati. I seguenti settori dovrebbero ricevere un'attenzione particolare: Sostegno alle istituzioni: soprattutto quelle che attuano la legislazione ambientale a livello locale o nazionale. Cambiamento climatico: le prospettive di crescita economica dei paesi aderenti nei prossimi anni genereranno aumenti costanti nella domanda di trasporti e di elettricità, che potrebbero compromettere la prestazione di alcuni di questi paesi. Le emissioni atmosferiche di questi settori sono diminuite del 32% tra il 1990 ed il 1999 nei paesi aderenti, a motivo del declino e della ristrutturazione della loro economia nella prima metà degli anni 1990. Tuttavia, con la ripresa economica in questi paesi, gli investimenti sulle infrastrutture a lungo termine dovranno essere realizzati conformemente ai principi dello sviluppo sostenibile per evitare che tale crescita si accompagni ad aumenti delle emissioni di gas ad effetto serra. La maggiore integrazione delle politiche di cambiamento climatico nei Fondi strutturali, nell'ambito dei quali saranno finanziati molti degli investimenti nel settore dei trasporti e dell'energia, dovrebbe pertanto essere considerata prioritaria in una prospettiva post-Kyoto di lungo termine. Inoltre, l'integrazione dei trasporti e dell'energia deve ricevere un'attenzione particolare. Trasporti: Le prestazioni dei paesi aderenti restano nettamente migliori di quelle degli attuali Stati membri dell'UE sotto l'aspetto della multimodalità dei trasporti o del consumo di energia in questo settore, così come delle emissioni di ossidi di azoto (NOx). Gli indicatori sono tuttavia inquietanti, con una diminuzione del trasporto ferroviario di merci, un aumento del 62% della rete autostradale ed un aumento del 73% delle autovetture di proprietà. L'assistenza finanziaria della Comunità dovrebbe pertanto vertere prioritariamente su progetti di trasporto "sostenibili", con particolare enfasi sul rinnovamento delle reti di trasporto pubblico urbano, settore in cui i paesi aderenti sono arretrati. Energia: Il rendimento energetico è migliorato nei paesi aderenti, grazie alle misure positive che sono state adottate, ma grazie anche alla ristrutturazione economica. Nondimeno, resta di gran lunga inferiore alla media dell'Europa dei quindici, e l'intensità di consumo energetico per unità di produzione è ancora molto più elevata dell'Europa dei 15. Per quanto riguarda il risparmio energetico, occorre sfruttare pienamente le potenzialità esistenti di trovare soluzioni vantaggiose per tutti nel contesto degli investimenti realizzati nella produzione d'elettricità e nei settori industriali. Qualsiasi assistenza comunitaria in questi settori dovrebbe integrare, laddove opportuno, una componente di risparmio d'energia. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, i paesi aderenti hanno adottato obiettivi nell'ambito della direttiva concernente la promozione dell'elettricità da fonti energetiche rinnovabili. L'obiettivo totale dell'Europa dei 25 per elettricità da fonti "rinnovabili" per l'anno 2010 è passato al 21%, rispetto al 22% per l'Europa dei 15. 11. In che modo i nuovi Stati membri influenzeranno la futura politica ambientale dell'UE? Dopo l'adesione, la Commissione non prevede grandi cambiamenti nell'elaborazione della politica in materia ambientale. Le nuove linee politiche sono già decise e non cambieranno con l'entrata dei nuovi Stati membri. Le politiche ambientali future dovrebbero presentare le seguenti caratteristiche principali: Verrà posto l'accento sull'attuazione della legislazione in vigore piuttosto che nell'elaborazione di nuove politiche. Maggiore attenzione sarà prestata ai collegamenti tra le varie politiche comunitarie e all'integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre politiche, quali trasporti e energia, ma anche la politica agraria comune e la politica comune della pesca. Elemento importante a tale riguardo, dall'anno scorso la Commissione procede ad approfondite valutazioni d'impatto per tutte le principali iniziative in campo ambientale. Tali valutazioni esaminano le ripercussioni economiche, sociali ed ecologiche in modo integrato, onde tenere adeguatamente conto di ciascun tipo di impatto. L'impostazione adottata per trattare i problemi ambientali sarà di tipo olistico, vale a dire che saranno considerati i problemi ecologici nel loro insieme piuttosto che le sostanze inquinanti prese isolatamente. Un esempio è la strategia per l'ambiente e la salute sulla quale la Commissione sta lavorando attualmente e che mira a ridurre l'incidenza dei fattori ambientali sulla salute umana. Si farà maggiore affidamento su soluzioni basate sul mercato, come il sistema di scambio delle quote di emissione, che diventerà operativo l'anno prossimo. Naturalmente, i nuovi Stati membri parteciperanno d'ora in poi pienamente al processo decisionale, tanto in seno al Consiglio ed al Parlamento quanto nei comitati competenti. In considerazione della storia diversa da cui provengono (ivi compreso l'inquinamento ereditato dal passato, la loro situazione economica e la ricchezza della loro biodiversità), questi nuovi Stati membri possono apportare prospettive nuove rispetto agli Stati membri attuali. Allegato I: Disposizioni transitorie in ciascuno dei nuovi Stati membri: Cipro obiettivi di recupero dei rifiuti di imballaggi: fino al 2005 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: disposizioni speciali trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2012 deroga di un anno in relazione al tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi (prevista dalla direttiva) Repubblica ceca recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2005 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2010 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2007 Estonia emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2006 discariche di scisto bituminoso: fino al 2009 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2010 qualità dell'acqua potabile: fino al 2013 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2015 protezione rigorosa delle linci: disposizione speciale Ungheria recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2005 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2015 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2004 incenerimento dei rifiuti pericolosi: fino al 2005 Lettonia emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2008 recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2007 discariche di rifiuti: fino al 2004 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2015 qualità dell'acqua potabile: fino al 2015 prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento: fino al 2010 (anziché 2007 come previsto per gli Stati membri) deposito dei rifiuti di amianto: fino al 2004 protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti a seguito di esposizione per fini medici: fino al 2005 Lituania emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2007 recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2006 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2009 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2015 Malta emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2004 recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2009; recupero e riciclaggio dei contenitori di bevande: fino al 2007 trattamento delle acque reflue urbane fino a marzo 2007 qualità dell'acqua potabile: fino al 2005 scarichi di sostanze pericolose nelle acque superficiali fino a marzo 2007 protezione degli uccelli selvatici (utilizzo di reti da uccellatore per la cattura di sette specie di fringuelli per consentire la creazione di un sistema di riproduzione in cattività): fino al 2008 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2005 Polonia tenore di zolfo dei combustibili liquidi: fino al 2006 emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2005 recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2007 discariche di rifiuti: fino al 2012 (anziché 2009 come previsto per gli Stati membri) spedizioni di rifiuti: fino al 2007 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2015 scarichi di sostanze pericolose nelle acque superficiali: fino al 2007 prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento: fino al 2010 (anziché 2007 come previsto per gli Stati membri) inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2017 protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti a seguito di esposizione per fini medici: fino al 2006 Slovacchia emissioni di composti organici volatili derivanti dallo stoccaggio della benzina: fino al 2007 recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2007 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2015 scarichi di sostanze pericolose nelle acque superficiali: fino al 2006 prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento: fino al 2011 inquinamento atmosferico causato dai grandi impianti di combustione: fino al 2007 incenerimento dei rifiuti pericolosi: fino al 2006 Slovenia recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggi: fino al 2007 trattamento delle acque reflue urbane: fino al 2015 prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento: fino al 2011 (anziché 2007 come previsto per gli Stati membri). Allegato II: Finanziamento ISPA (strumento strutturale di preadesione) per i progetti approvati nel settore dell'ambiente dal 2000 al 2002 (in euro) Lituania: 15 progetti 2000: 18.200.000 2001: 35.675.917 2002: 32.557.184 Polonia: 33 progetti 2000: 132.988.589 2001: 228.021.167 2002: 177.455.904 Repubblica ceca: 9 progetti 2000: 27.816.844 2001: 26.090.980 2002: 31.316.160 Estonia: 13 progetti 2000: 15.808.281 2001: 17.346.082 2002: 14.311.876 Ungheria: 19 progetti 2000: 43.830.843 2001: 42.604.653 2002: 49.116.408 Lettonia: 10 progetti 2000: 26.568.260 2001: 25.834.204 2002: 15.348.785 Slovacchia: 12 progetti 2000: 11.606.372 2001: 23.359.778 2002: 28.710.800 Slovenia: 8 progetti 2000: 11.355.275 2001: 9.287.062 2002: 8.034.553