L'Unione Industriale: «L’inceneritore non può più attendere» - da La Stampa del 5/10
Parla il nuovo presidente dell'Unione Industriale Alberto Tazzetti
07 October, 2004
Si ricorda come incomincia la Genesi? In principio era il caos, ne è derivata la creazione. Torino è così: adesso è tutto un grande cantiere, una grande trasformazione produttiva e economica. Ma sono sicuro: nel futuro non c’è il declino». Alberto Tazzetti, presidente dell’Unione industriale, non smentisce una lunga tradizione di ottimismo, ma non nasconde la crisi che tormenta la città. Ragiona sul futuro di Mirafiori e apprezza la scelta del sindaco di organizzare una agenzia sullo stabilimento. E agli amministratori non risparmia una frecciata: «Decidete sull’inceneritore o diventeremo famosi nel mondo non per le Olimpiadi, ma perchè sommersi dal pattume». La parola ormai è abusata e particolarmente invisa al suo presidente Montezemolo, ma al di là dei termini lei pensa che la crisi attuale e la deindustrializzazione spingeranno Torino al declino? «Bisogna essere chiari: da 12 trimestri c’è crisi e questa continua anche se i segnali di quest’ultima trimestrale indicano un piccolo segnale positivo sull’export. Detto questo basta con le letture catastrofiche. Torino è stata ed è ancora una delle più importanti aree industriali e intorno a questo molto è nato e cresciuto con la preveggenza tipica di questa città. Penso, per fare solo un esempio, al corso di laurea di Ingegneria dell’autoveicolo». Voi imprenditori siete sempre ottimisti, ma il sindacato, e in particolare la Cgil, denunciano il crescere delle crisi aziendali, della cassa integrazione e della mobilità. E vi sollecitano ad avere un ruolo per progettare il futuro. Che cosa rispondete? Siete disponibili a partecipare a un cosiddetto tavolo? «I dati numerici ciascuno li legge come vuole: molte cose dette dal sindacato sono vere, ma nel complesso l’occupazione tiene. Lo so: non nell’industria, ma tiene. E un futuro con meno presse e più terziario non è sinonimo di declino, ma il frutto di una trasformazione. Sui tavoli o sulle cabine poi mi sembra che il problema non siamo noi; chi non trova le ragioni per sedersi sono altri. In ogni caso se le sollecitazioni del sindacato al confronto contemplano anche la decisione di superare modelli che frenano la competitività delle imprese, ben vengano». D’accordo volete discutere di flessibilità e di assetti contrattuali, ma voi che cosa fate per il futuro di Torino? «Oltre ai dibattiti ci sono le cose concrete. E noi concretamente abbiamo contribuito, per fare due esempi, a Torino Wireless e all’Incubatore del Poli». I cantieri olimpici e delle grandi opere sono stati un importante ammortizzatore sociale della crisi. E questo è già un risultato, ma ora che cosa vi aspettate dalle Olimpiadi? «Intanto c’è un problema: per ora sembra che Torino 2006 sia un fatto solo torinese e non italiano. Le Olimpiadi, che come imprenditori abbiamo fortemente voluto, servono se vanno al di là dei quindici giorni di gare. Adesso è il momento di farle conoscere perchè abbiano appieno il loro ruolo di promozione del nostro territorio, altrimenti sono stati soldi sprecati». Che cosa pensa che accadrà nel futuro di Mirafiori e come valuta la proposta del sindaco di una agenzia sul futuro dello stabilimento? «Mirafiori può diventare il simbolo della moderna industria ospitando oltre alla produzione di auto, ricerca, terziario, Università. Chiamparino ha fatto bene a lanciare la sua proposta che è valida anche perché sposta l’attenzione dalle serrande che si abbassano alle cose da fare per il domani. Così si può evitare di fare come negli Anni Settanta, quando di fronte al fatto che finalmente si iniziava il restauro di palazzo Madama molti dissero: “Un’altra cosa che chiude”. Ecco: guardiamo qualche volta anche alle opportunità e non solo ai problemi». Voi industriali spesso lamentate i ritardi, le lentezze, le farraginosità dello Stato e delle amministrazioni. Come vi inserite nel dibattito sull’inceneritore? «Sono dieci anni che sollecitiamo la sua realizzazione; si è perso troppo tempo. Adesso finalmente decidano il luogo e informino le popolazioni sulla realtà. Io l’inceneritore lo metterei nel mio giardino perchè oggi la tecnica lo consente. Cerchiamo di evitare nel 2007 di diventare famosi nel mondo perchè sommersi dai rifiuti dopo l’obbligata chiusura delle discariche. Meglio diventare famosi per le Olimpiadi». intervista di Marina Cassi