La pianura padana esporta lo smog sulle Alpi
Ricerca di Legambiente: alcuni inquinanti in concentrazioni più alte che a MIlano
21 October, 2004
Le cittadine turistiche di montagna non sono sempre il posto più adatto per andare a prendere un po' d'aria buona. A dimostrarlo un'inedita campagna di monitoraggio presentata oggi da Legambiente e condotta nel corso dell'agosto 2004 in 11 località turistiche di tutto l'arco alpino, da Tarvisio e Limone Piemonte, con la collaborazione tecnica di Fondazione Lombardia per l'Ambiente. I campionamenti dell'aria sono stati effettuati nell'ambito della campagna itinerante “La Carovana delle Alpi”, quest'anno giunta alla terza edizione grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente. Le 25 tappe della Carovana 2004 hanno mobilitato centinaia di volontari in una serie di mostre, incontri, dibattiti, azioni politiche e feste che hanno interessato tutte le regioni dell’arco alpino. La Carovana ha esordito ai primi di agosto con la consegna delle bandiere verdi e nere ad altrettante località ed enti, esempi di buone pratiche territoriali o di gravi aggressioni all'ambiente. Ciò che emerge da questo monitoraggio è che d'estate, in alcune località affollate da turisti motorizzati, spesso si respira un'aria più inquinata che a Milano. A Bormio (SO) per esempio in agosto sono state rilevate concentrazioni di benzene pari a 3,2 microgrammi al metro cubo, più del doppio dei 1,3 di Milano. Idem per il biossido di azoto (63 microgrammi/metro cubo a Bormio, 37 a Milano). L'inquinamento da traffico inoltre è tale da provocare danni tangibili alla flora e alle colture, soprattutto per quanto riguarda l'ozono, un potente ossidante che anche in concentrazioni minime è capace di “bruciare” le foglie, diminuendo la loro capacità fotosintetica. Le soglie di sicurezza per la vegetazione fissate dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità in 65 microgrammi per metro cubo vengono superate in 7 stazioni di rilevamento su 11. “Gli abitanti di città – afferma Damiano Di Simine, responsabile scientifico della Carovana delle Alpi - non vanno certo in montagna per ritrovarsi in mezzo a code e inquinamento. Se vogliono evitare il declino turistico le amministrazioni dei centri turistici alpini devono puntare su treni, pedonalizzazioni e servizi navetta che mettano i turisti nelle condizioni di liberarsi per un po' dalla schiavitù dell'auto e di godersi strade tranquille in cui sia piacevole e sicuro muoversi a piedi. Dobbiamo imitare gli esempi migliori della Svizzera, dell'Austria, dove le soluzioni per la mobilità sostenibile si traducono in elementi di grande attrattiva turistica. Pensiamo solo alle piste ciclabili delle Alpi austriache, o all'esempio di Zermatt (CH) dove si arriva solo in treno e si gira solo a piedi, in bici o a cavallo, o a quello di Werfenweng (A), dove chi arriva in auto deve lasciare le chiavi dell'auto al borgomastro, ricevendone in cambio una card per usare i mezzi puliti messi a disposizione dell'amministrazione. Niente di più lontano da ciò che avviene nelle nostre valli, dove sempre più sedicenti amanti della montagna si muovono su ingombranti veicoli come fuoristrada e SUV che non aiutano certo la situazione, incrementando il carico di emissioni”. Metodologia e risultati Tre gli inquinanti monitorati, tutti altamente tossici: biossido di azoto, benzene e ozono troposferico. I livelli di concentrazione di queste sostanze nell'aria di montagna sono stati rilevati tramite campionatori passivi collocati dai volontari in 11 località dell'arco alpino. Per alcune località (Bormio e Courmayeur) sono stati presi in considerazione due siti differenti, uno in mezzo al traffico e uno in area pedonale. In termini assoluti i livelli di inquinamento riscontrati non sono altissimi. Anche perché nel periodo di monitoraggio il tempo è stato generalmente clemente, con abbondanti perturbazioni che hanno garantito un efficace ricambio d'aria. Le soglie di allarme fissate dalla legge non sono mai state superate. Appare significativo però il confronto con i valori delle centraline ARPA di una grande area urbana come Milano, con concentrazioni di sostanze tossiche che in alcune località di montagna sono doppie rispetto a quelle di città nello stesso periodo. E' la prima volta che le cittadine turistiche delle Alpi vengono sottoposte ad un'analisi sistematica come questa. “L'inquinamento atmosferico in area montana – afferma Andrea Poggio vice-direttore di Legambiente - è un fenomeno poco indagato. Generalmente si dà per scontato che in montagna l'aria sia sempre pulita. Ma le cose non stanno così. La conformazione della valli spesso provoca dei ristagni d'aria cui si aggiungono i fenomeni di trasporto dell'inquinamento da ozono dalle aree urbane di pianura, con situazioni preoccupanti anche per la salute umana, oltre che per i vegetali. Le nostre analisi dimostrano che in pieno agosto l'aria di Milano era addirittura più salubre di quella di molte località turistiche montane”. Gli inquinanti monitorati 1) Biossido di azoto (NO2). Risultato di tutti i processi di combustione che usano come comburente l'aria, motori a scoppio in primis. Oltre ad essere altamente tossico per animali e vegetali (asma, bronchiti e altre patologie respiratorie anche gravi, piogge acide, ecc) il biossido di azoto è precursore di un micidiale inquinante “secondario” come l'ozono, che si forma a partire dall'N02, a seguito di reazioni innescate dall'irraggiamento solare. 2) Benzene. Idrocarburo aromatico di accertata cancerogenità, la sua presenza nell'aria di montagna deriva principalmente dalla combustione e dalla evaporazione della benzina (anche di quella cosiddetta “verde”). Il benzene inalato si accumula nei tessuti ricchi di grassi, in particolare nel cervello, nei surreni e nel midollo osseo. Oltre a leucemia e altre forme di cancro, il benzene provoca disfunzioni midollari, anemia, alterazioni nel sistema immunitario. La normativa vigente in Italia (DL 02/04/2002) prevede soglie massime di 10 microgrammi al metro cubo, che diventeranno 5 microgrammi entro il 2010. 3) Ozono (O3). Negli strati alti dell’atmosfera svolge il ben noto ruolo positivo di schermatura della superficie terrestre dai raggio UV, ma ai livelli più bassi dell'atmosfera (troposfera) è un micidiale ossidante capace di “bruciare” i tessuti vegetali e animali. Per gli uomini la soglia di pericolo è fissata in 110 microgrammi per metro cubo. Simili concentrazioni, pericolose per gli uomini, sono devastanti per i vegetali e sono sufficienti a bruciare fino a 1/5 dei raccolti agricoli. La maggior parte dell’ozono presente al livello del suolo è prodotto dall'uomo: la sua presenza è infatti frutto di una complessa catena di reazioni indotte dalla radiazione solare che partono da ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV: idrocarburi incombusti provenienti da veicoli e industrie, sostanze originate dall’evaporazione di solventi, ecc).