LA RACCOLTA DIFFERENZIATA: UN VINCOLO E UNA RISORSA INELUDIBILE
Intervento di Vanda Bonardo, Presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta
09 December, 2004
TORINO, 4 DICEMBRE 2004. A dieci anni dalla sua nascita, Comuni Ricicloni propone un’edizione tutta piemontese. Da sempre Legambiente sostiene che la raccolta differenziata e il riciclaggio dei materiali recuperati dovrebbero essere il sistema base nella gestione integrata dei rifiuti e poi, come tutti sanno, la normativa comunitaria e quella nazionale definiscono un ordine gerarchico di interventi per una corretta gestione dei rifiuti: · Riduzione della produzione (prevenzione) · Riciclaggio e recupero di materia (trattamento) · Recupero di energia (trattamento) · Discarica e incenerimento senza recupero energetico (smaltimento). Il rispetto dei principi comunitari nella gestione dei rifiuti passa quindi attraverso l’ordine gerarchico delineato, cui devono corrispondere quantità ben precise: il nodo è nella quantificazione dei passaggi e del peso che hanno i primi due rispetto al resto. Oggi, l\'aspetto che trova più difficoltà di applicazione è la prevenzione nella produzione di rifiuti. Osservando l’Italia nel suo insieme (dati Ecosistema Urbano 2005) si evince che la differenziata è cresciuta dal 4 al 18 per cento in un decennio (è la metà di quell’obiettivo del 35 per cento fissato dalla legge) ma l’incremento non ha nemmeno ridotto la quantità d’immondizia che finisce in discarica o nell’inceneritore. Il riciclaggio, infatti, è cresciuto a un ritmo dell’1,4 per cento annuo, la quantità di immondizia prodotta ha viaggiato al 2 per cento. Certo che se la produzione dei beni di consumo tenesse conto della necessità di smaltimento finale, sarebbe tutto più facile. Se, oltre a ridurre gli imballaggi, si favorissero i materiali di più semplice riutilizzo e quelli il cui smaltimento è meno pericoloso, si potrebbero ottenere grandi risultati. Si tratta di intervenire sul risparmio in partenza di materie prime e su merci pensando già nella fase di ideazione alle loro vite successive: materiali da “certificati blu” che diano valore economico ai benefici ambientali legati al riutilizzo dei materiali, ma di questo parleremo in un’altra occasione. La legge regionale 2002 ha modificato molte cose individuando come necessario il ciclo integrato e prevedendo sanzioni amministrative pecuniarie ai comuni che non raggiungano la percentuale di raccolta differenziata prevista da Ronchi. La legge incentiva chiaramente la raccolta differenziata sia attraverso le sanzioni (almeno per il raggiungimento del 35%), sia attraverso tasse aggiuntive sui rifiuti indifferenziati. Altre incentivazioni possono poi essere fornite da opportune politiche dei consorzi volte a privilegiare dal punto di vista economico il conferimento di materiali provenienti da raccolta differenziata. Pur con le molte difficoltà di applicazione del decreto Ronchi, va rilevato che in questo decennio è accaduta una piccola rivoluzione, che fino a poco tempo fa ha visto come protagoniste esclusive solo alcune regioni del nord (Lombardia e Veneto). Il Piemonte non era tra queste, pareva refrattario, poi, soprattutto grazie all’azione di alcuni amministratori coraggiosi, è accaduto che anche in Piemonte, in più parti del suo territorio la raccolta differenziata è decollata. Buone pratiche sono state intraprese nel Verbano e nel Medio Basso Novarese, nell’Astigiano, nel Cuneese e di recente anche nella provincia di Torino. Tutto ciò a dimostrare che i piemontesi hanno deciso di voltare pagina. Molti sindaci soprattutto di piccoli comuni sono andati avanti da sé, spontaneamente. Non così per le grandi città come Torino dove la spinta è stata ed è necessaria ancora oggi, poiché permangono consistenti criticità. La menzione di oggi alla città di Torino vuole incoraggiare lo sviluppo delle buone pratiche avviate nei quartieri, ma al contempo aiuta a non dimenticare che la “terremo d’occhio”.Siamo sicuri che si può fare molto di più! Torino ha fatto delle promesse e ora le deve mantenere. Esperienze porta a porta incoraggianti dimostrano che anche una grande città può praticare scelte virtuose, arrivando in tempi brevi alla soglia del 50% di RD. La scelta vincente del “porta a porta” ha visto decollare la raccolta differenziata anche in città di medie dimensioni come Chieri, Ivrea, Carmagnola che hanno raggiunto percentuali del 60/70 per cento nel raggio di pochi mesi. Certamente possiamo esprimere grande soddisfazione per i risultati ottenuti in piccoli comuni come Villafranca d’Asti, primo assoluto non solo in Piemonte, ma anche in Italia. Congratulazioni agli Amministratori, ai gestori del servizio e ai cittadini. Perché per raggiungere percentuali così elevate di raccolta differenziata è assolutamente necessario che ci credano gli Amministratori, che ci credano i gestori del servizio e che soprattutto ci credano i soggetti principali cioè i cittadini. Una volta arrivati a percentuali ottimali di RD occorre porsi il problema di cosa fare del restante non selezionato. Va da sé che una corretta gestione dei rifiuti che preveda davvero un ruolo residuale della discarica, debba essere impostata in modo tale che la somma delle attività di prevenzione e trattamento sia certamente maggiore, in termini percentuali, di quella che attiene al conferimento in discarica. Solo così si può avere la certezza che i rifiuti che arriveranno in discarica o nell\'inceneritore, siano veramente un segmento residuale rispetto a tutto il sistema. Piani che propongono volumi d’incenerimento elevati configgono con obiettivi di RD, con il rischio che ci si accontenti al massimo del 35% e l’eccedenza differenziato dai cittadini divenga un fastidioso ingombro da raccogliere e rimescolare con l’indifferenziata, al momento del conferimento all’inceneritore. Attualmente lo smaltimento in discarica rimane la forma di gestione predominante con percentuali intorno al 70% per i rifiuti urbani e del 96% dei rifiuti speciali non pericolosi. La logica dello smaltimento in discarica è quella che risponde in sostanza ad un sistema basato su investimenti a costi poco elevati, con ritorni economici negli investimenti più brevi, a discapito di tecnologie più avanzate e a maggior investimento, quindi la discarica si è affermata come scelta prevalente anziché residuale e ha permesso il facile ingresso nel settore della malavita organizzata che, potendo garantire costi ancora più bassi, ha reso qualsiasi altro sistema assolutamente non competitivo. Ma i costi ambientali di questo fenomeno devono ancora essere calcolati! Purtroppo la tendenza attuale è ancora quella di avvantaggiare la parte del recupero energetico per effettuare lo smaltimento: si passa dalle discariche all’incenerimento e nell’attesa che siano pronti i forni si continuano ad ampliare le discariche, e ad autorizzare in via di emergenza quelle già esaurite. A quando la chiusura della discarica di Basse di Stura? Legambiente sostiene che riduzione, selezione e riciclaggio devono pesare molto di più rispetto al recupero energetico: solo così si può avere anche la certezza che lo smaltimento finale sarà veramente il segmento residuale rispetto a tutto il sistema. Il recupero energetico è l’opzione finale e non si possono prendere delle scorciatoie! E’ chiaro che Legambiente è contraria ad un inceneritore per il tal quale. I motivi sono da ricercare nella bassa efficienza energetica che questo impianto offre, ma anche per il sostegno indiretto a interessi contrari alla raccolta differenziata e soprattutto per le consistenti difficoltà di controllo del processo di combustione, data la variabilità dei rifiuti in carica. Allora occorre: · Incrementare la raccolta differenziata · Ottenere materiali di recupero che siano effettivamente riciclabili · Trattare i rifiuti residui a valle della raccolta differenziata, in modo da recuperare le parti combustibili · Conferire in discarica frazioni biostabilizzate e quantitativamente ridotte Nella situazione attuale resta sempre una percentuale di materiali di cui non si sa cosa fare. Proprio questa quota residua mette in crisi l’autosufficienza del comune nella gestione dei propri rifiuti. Infatti, la destinazione alla discarica senza trattamento preventivo, in seguito al Decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003, non durerà ancora per molto tempo. E’ quindi necessario ricorrere alle piattaforme di selezione che possono essere soltanto sovracomunali per economia di scala. Sulle piattaforme di selezione Legambiente non si è mai espressa in modo negativo perché l’impianto vero e proprio ha bassissimo impatto ambientale, la discarica annessa a cui sono destinati i rifiuti trattati ha sicuramente molto minor impatto di una discarica tradizionale, inoltre viene minimizzata la necessità di combustione in quanto solo il secco-leggero è destinato all’incenerimento. E’ fuor di dubbio che il pretrattamento deve fornire un buon CDR, con elevato potere energetico. E’ una presa in giro l’impianto che conferisce all’inceneritore addirittura l’80% del pretrattato. Nel trattamento dei rifiuti si stanno rivelando novità e prospettive interessanti soprattutto per quel che concerne le tecniche di bioconversione. Queste trovano sempre maggiori applicazioni anche nel trattamento di stabilizzazione dei rifiuti residui e diventano opzioni interessanti in zone non densamente popolate dove una bassa produzione dei rifiuti non sarebbe sufficiente a garantire un incenerimento efficace o si dovrebbero affrontare eccessivi costi di trasporto. Non c’è un’unica ricetta per la gestione dei rifiuti, ciascuna zona va valutata in base ai vincoli e alle risorse territoriali, ma è fuor di dubbio che i rivoluzionari risultati raggiunti con la raccolta “porta a porta” o “di prossimità” - si tratta di una vera e propria rivoluzione dei comportamenti dal punto di vista antropologico - dimostrano che questa è una strada di non ritorno. Il mondo politico commetterebbe un grave e imperdonabile errore se non la volesse tenere in debita considerazione nella decisione sul numero, sul dimensionamento e sulla tipologia degli impianti di incenerimento. La legge regionale n. 24 del 24 ottobre 2002 affida la gestione degli impianti all’Associazione di ambito, ente che riunisce e coordina i consorzi della Provincia. Ai consorzi passerà invece la gestione della raccolta che è ora affidata ai comuni. Il momento attuale è molto importante e delicato, infatti si sta realizzando il passaggio di competenze dai consorzi all’Associazione d’ambito, passaggio che dovrebbe avere come risultato adeguati equilibri sulla gestione degli impianti (discariche, piattaforme di selezione, di biostabilizzazione, di compostaggio, e termovalorizzatori) e sulle tariffe, a livello provinciale. Si sta realizzando inoltre il passaggio di competenze dai comuni ai consorzi. Mentre è scontato che il problema dello smaltimento non si può risolvere a livello comunale, non è altrettanto “naturale” la presenza di un ente sovracomunale nella gestione della raccolta dei rifiuti urbani. In realtà i consorzi potranno assolvere un compito di coordinamento e di razionalizzazione indubbiamente fondamentale, che però non deve “cadere dall’alto”. E’ quindi molto importante, nella fase attuale, sperimentare, per meglio conoscere le esigenze, le possibilità e le vocazioni del territorio, perché i consorzi possano operare scelte adeguate alle varie realtà. In questo particolare momento di transizione, Comuni Ricicloni si vuole porre come un’iniziativa che favorisce il dialogo costruttivo e la comunicazione tra i vari soggetti coinvolti. Sbaglia chi crede che questa di oggi sia esclusivamente una “festa estemporanea”, nella quale si producono solamente generiche affermazioni sul valore della differenziata. Ai più accorti non può sfuggire l’intento politico che accompagna questo momento di premiazione. Questa di oggi, è la prima esperienza in Piemonte e vede la presenza della Regione insieme agli Enti Locali, ai Consorzi, ai Conai, ma è ancora un evento singolo, mentre noi vorremmo che il prossimo anno divenisse un momento di partecipazione attiva, all’interno di un percorso condiviso dagli enti coinvolti e costruito insieme a Legambiente. Se la Regione diventa parte attiva, se c’è una disponibilità delle Province e degli altri enti ad investire in questo campo, Comuni Ricicloni può diventare un appuntamento annuale più articolato, può prevedere momenti di confronto, di riflessione oltre alla costituzione di una vera e propria giuria che analizzi i dati, premi le pratiche virtuose con menzioni anche ai tecnici comunali e a tutti quelli che credono in queste scelte di modernità. Insomma un incentivo concreto a sostegno di un virtuoso e necessario cambiamento nelle pratiche di gestione dei rifiuti.