«Lo smog sopra l’Europa farà 8 milioni di morti»
da Corriere della Sera del 15.04.2005
15 April, 2005
<b>Franco Foresta Martin</b>
JOHANNESBURG - Anche l’Europa ha la sua nube marrone inquinante.
Non è così densa come quella asiatica, ma è altrettanto soffocante e mortale. La nube europea è costituita da una somma di tante nubi inquinanti che gravano sui grandi centri urbani. Un cocktail di veleni e polveri, prodotti da motori di automobili, caldaie, centrali elettriche e impianti industriali. Se dal summit della Terra di Johannesburg non usciranno indicazioni concrete per abbattere le emissioni nocive nelle aree densamente abitate, soltanto in Europa entro il 2020 si conteranno 8 milioni di morti in più per malattie respiratorie causate dallo smog.
PIANO D’AZIONE - Questa previsione, frutto di uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha gettato ieri un nuovo motivo di inquietudine fra i delegati dei 200 Paesi riuniti per concordare il Piano d’azione sullo sviluppo sostenibile. Si può anticipare fin d’ora che il documento di Johannesburg non conterrà piani d’azione significativi e vincolanti per la riduzione delle emissioni provocate dalla combustione degli idrocarburi. Più in generale, in tutti e cinque i temi affrontati dal documento - energia, acqua, agricoltura, salute e biodiversità - abbonderanno le esortazioni di buon comportamento ecologico e sociale, ma senza l’imposizione di precisi obblighi e scadenze. Varrà il principio della volontarietà. E alla fine, si darà l’avvio alla realizzazione di centinaia di progetti bilaterali (prevalentemente tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo) per diffondere al meglio le tecnologie verdi e gli interventi di corretta gestione ambientale.
PARTICELLE KILLER - «Nella cappa inquinante europea il componente più pericoloso è costituito da particelle più piccole di dieci millesimi di millimetro, prodotte per il 60% dal traffico autoveicolare e per il restante 40 da riscaldamento e centrali elettriche. Queste polveri sottili possono scatenare patologie acute, per esempio crisi asmatiche; oppure croniche, come bronchiti, tumori polmonari, affezioni cardiovascolari - spiega l'epidemiologo Roberto Bertollini, direttore della divisione tecnica dell’Oms Europa che ha sede a Copenhagen -. Una nostra ricerca ha dimostrato che nei giorni successivi alle giornate di massimo inquinamento urbano, quando le centraline segnalano il superamento dei limiti di sostanze inquinanti, aumentano i ricoveri ospedalieri per questo tipo di affezioni». In molti casi, spiega l’esperto dell’Oms, lo smog aggrava malattie preesistenti; in molti altri le provoca, soprattutto nei bambini che hanno un apparato respiratorio più sensibile. «Altre nostre ricerche epidemiologiche, condotte fra bambini che abitano ai margini di strade percorse da grande traffico, hanno messo in evidenza l’aumento di patologie respiratorie come faringo-tracheiti, bronchiti e otiti».
Lo studio dell’Oms valuta in qualche centinaio di migliaia all’anno il numero dei decessi provocati in Europa dallo smog cittadino. «Una cifra - riferisce Bertollini - che purtroppo è crescente e che ci fa stimare in circa 8 milioni di morti la somma delle vittime di qui al 2020». Il danno economico per le giornate di malattia e le cure sanitarie viene valutato in circa 650 miliardi di euro.
IL CASO ITALIA - Secondo i dati di Legambiente, anche nelle maggiori città italiane si può parlare di una nuvola nera di particelle ristagnanti. «Le concentrazioni delle polveri sottili si mantengono spesso tra 50 e 60 microgrammi per metro cubo, ben sopra il limite di guardia di 40 fissato dalla normativa italiana e sopra quello di 20 della normativa europea - riferisce Roberto della Seta -. A chi, qui a Johannesburg, non vuole nemmeno sentire parlare di Protocollo di Kyoto e di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, vogliamo ricordare che se si riduce questa, si abbatte anche lo smog cittadino e si risparmiano milioni di vite umane. In Italia, solo nelle otto maggiori città italiane, sono circa 3500 ogni anno i morti provocati dallo smog».
BUSH E IL CLIMA - Chi ha posto il veto all’inserimento del Protocollo di Kyoto e delle misure di riduzione dell’anidride carbonica nel documento finale di Johannesburg sono gli Stati Uniti, che l’anno scorso hanno denunciato questo patto, firmato nel 1997 da Clinton. Proprio ieri un gruppo di parlamentari democratici che prende parte al summit ha fatto appello al presidente George Bush affinché collabori con il resto della comunità internazionale nell’azione contro i cambiamenti climatici e nel promuovere energie rinnovabili. «Troppo costose - ha risposto indirettamente David Graham del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti -. Per questo non ci sentiamo di impegnarci ad aumentare fino al 15%, entro il 2010, come propongono alcuni, la quota di energie rinnovabili».