La risposta del prof. Emilio Paolucci
26 April, 2005
Egregio direttore,
le scrivo per chiarire alcuni dubbi sollevati dal prof. Spazzafumo, che ringrazio per il suo interessamento, in merito all’impianto Primo Settimo.
Ricordo brevemente che si tratta di un impianto basato sull’integrazione di diverse tecnologie al fine di rendere autosufficiente dal punto di vista energetico la sede della ASM di Settimo Torinese. Il cuore innovativo ed ecologico dell’impianto è il mix di tecnologie costruito intorno al sistema per la produzione (tramite elettrolisi dell’acqua), l’immagazzinamento e l’utilizzo di idrogeno.
Semplificando in modo estremo la questione, il calcolo costi/benefici ambientali del prof. Spazzafumo parte dal presupposto che tutti coloro che producono e consumano energia facciano parte di un unico grande sistema energetico che deve allocare al meglio una risorsa scarsa (l’energia). Chi produce energia dovrebbe a priori buttarla in rete: sarà poi la rete a distribuirla in maniera efficiente e intelligente a chi ne ha bisogno. Vi sono due punti di vista da considerare.
Anzitutto l’impianto Primo Settimo cerca di applicare presupposti ben diversi: integrare tecnologie energetiche innovative e pulite e provarle sul campo per svolgere attività di sviluppo delle tecnologie. Inoltre l’impianto è pensato per “allineare” domanda e consumo on-site dell’energia, riducendo al massimo gli sprechi. L’allocazione efficiente della risorsa scarsa (l’energia) non viene fatta sul sistema globale, ma sul sistema edificio. In questa prospettiva l’immagazzinamento di energia in eccesso da utilizzare in momenti di scarsità ha sicuramente senso.
Primo Settimo è stato progettato e realizzato sulla base di questo modello di produzione – consumo di energia, che si sta diffondendo in tutto il mondo per far fronte agli inconvenienti del modello di produzione centralizzata, quali ad esempio dipendenza dalle grandi centrali, alti rischi di black-out, utilizzo di combustibili inquinanti (anche in siti di alto pregio ambientale) e dispersione di grandi quantità di energia lungo la rete di distribuzione. Poiché è comunque collegato alla rete elettrica tradizionale, l’impianto può “collaborare” a coprire i picchi di domanda con il proprio eccesso di produzione, ma il problema di fondo delle centrali tradizionali è che hanno delle scale di produzioni minime e, nelle condizioni attuali, in certe fasce orarie non si avrebbe probabilmente alcun tangibile beneficio ambientale immettendo energia pulita in rete.
Primo Settimo è da considerarsi, quindi, come punto di partenza per sviluppare tecnologie e conoscenze sulla produzione distribuita, come auspicato anche dall’Unione Europea e dai paesi che hanno sottoscritto il Protocollo di Kyoto.
Un secondo punto importante è riguarda il processo di sviluppo della tecnologia. I conti riportati dal prof. Spazzafumo sarebbero corretti se confrontassimo due tecnologie mature, che non necessitano di ulteriori attività di sviluppo. Tuttavia ci si deve ricordare che la ricerca oggi mette a disposizione solo tecnologie per le energie pulite che sono ancora difficili e/o costose da utilizzare ed integrare, aspetti che ne bloccano la diffusione. Impianti come Primo Settimo sono stati pensati per favorire le fasi di sviluppo ed integrazione delle tecnologie, per diffondere le conoscenze presso i futuri tecnici e per far prendere coscienza ai cittadini dei benefici del progresso tecnologico in campo energetico.
Il bilancio energetico presentato dal prof. Spazzafumo tiene conto di quello che accade “oggi”, mentre Primo Settimo è un investimento in innovazione i cui reali benefici si riscontreranno soprattutto nel medio lungo periodo. L’energia elettrica ha avuto bisogno di circa 70 anni per diffondersi; il rischio che si corre oggi è che ne siano necessari altrettanti per diffondere i sistemi di generazione distribuita e le tecnologie innovative per la produzione di energia pulita. A questo proposito formulo una domanda su cui sarebbe interessante conoscere l’opinione sia del prof. Spazzafumo sia degli altri lettori: quanto potrebbero valere per la collettività, in un’ottica di lungo periodo, i benefici derivanti dalla realizzazione di progetti che, come Primo Settimo, accelerino di alcuni anni la diffusione nella vita quotidiana di tecnologie efficienti, innovative ed ecologiche?
Prof. Emilio Paolucci