Dopo l'inaugurazione di Primo Settimo continua il dibattito sull'idrogeno
Una nuova lettera del prof. Spazzafumo
11 May, 2005
Egregio direttore,
ho visto con piacere che avete pubblicato la mia lettera e la risposta alla stessa. La risposta si conclude con una domanda ed io ne approfitto quindi per rispondere e non solo a quella. Con la speranza di aprire una discussione anche più generale sull'idrogeno e sulla necessità di partire subito con un programma nazionale ben coordinato.
Di quest'ultimo ce ne è veramente un gran bisogno. Pochi giorni fa mi sono trovato davanti ad un poster dal titolo "Meglio l'elettricità dell'idrogeno", in cui si imputavano all'idrogeno due grandi difetti: è difficile da accumulare e viene prodotto con rendimenti bassi. Strano. A me risulta che l'elettricità si accumuli anche peggio e non ho dubbi sul fatto che l'idrogeno si produca con rendimenti più elevati, almeno a partire dalle fonti oggi usate per produrre energia elettrica. Credo che ci siano molti punti su cui fare chiarezza quando si parla di idrogeno e credo che se ne debba discutere approfonditamente per far sì che chi sta nella stanza dei bottoni prema quelli giusti.
Ma torniamo a Primo Settimo.
Io non ho mai messo in dubbio che il progetto Primo Settimo possa avere una valenza positiva di ricaduta tecnologica.
Ho messo in dubbio che questo progetto costituisca un modello con una ricaduta positiva sull'ambiente, cosa che sembrerebbe risultare da interviste e da interventi a convegni. Questo modo di presentare il progetto fa insorgere nell'opinione pubblica l'idea che l'idrogeno da fotovoltaico sia "idrogeno verde", mentre come ho dimostrato nella mia precedente comunicazione, è più nero di quello prodotto dai combustibili fossili. A meno che non si tratti di un'utenza isolata. Isolata per davvero, non per scelta energeticamente poco razionale ed ambientalmente controproducente.
Il progetto Primo Settimo mi sta bene come mi stanno bene tutti i dimostratori: si può dimostrare che l'accoppiamento FV+idrogeno è fattibile, che la tecnologia dell'elettrolisi è matura, che c'è modo di accumulare l'idrogeno, che l'edificio è realmente indipendente. Bene, fatta la dimostrazione non se ne fanno altri, a meno che non ci siano ulteriori passi importanti da dimostrare. Occorre passare invece alle applicazioni, cioè alle utenze isolate. Invece ho sentito che si vogliono già fare altri edifici simili, rinunciando ad evitare, un danno all'ambiente.
Non ho scritto che chi produce energia dovrebbe buttarla in rete: chi produce energia quando la rete la richiede (ed è il caso del fotovoltaico perché produce energia durante le ore di punta) dovrebbe buttarla in rete, potendolo fare. Ed è proprio il presupposto di rendere autonomo un edificio, il quale invece potrebbe essere connesso in rete, ad essere energeticamente ed ambientalmente sbagliato. Tanto è vero che i pochi calcoli esposti lo hanno dimostrato.
Per quanto riguarda la maturità delle tecnologie non vedo come i conti riportati potrebbero cambiare in futuro a vantaggio del sistema FV+idrogeno. Non ho mai messo nel conto l'efficienza dei pannelli fotovoltaici o di altre tecnologie non mature. Ho messo in conto l'efficienza dell'elettrolisi, quella del reforming e quella di produzione dell'energia elettrica in centrali termoelettriche. Ho usato valori generosi per la soluzione che contesto e meno generosi per quella che difendo ......
Cordiali saluti,
Giuseppe Spazzafumo