Il fotovoltaico è in attivo dopo tre anni
22 June, 2005
IN tre paesi avanzatissimi e dotati di centrali nucleari, Giappone, Germania e Stati Uniti, la produzione di celle fotovoltaiche è aumentata di nove volte negli ultimi otto anni. Il mercato mondiale, che per le sole celle era di 64 megawatt/anno nel 1994, nel 2002 ha raggiunto i 550 MW/anno per un valore di 1,2 miliardi di dollari l'anno, che salgono a due miliardi con l'assemblaggio delle celle in moduli e con tutto quanto è necessario alla loro messa in opera. I dati del 2003 e del 2004 sono in linea con questa tendenza. Ormai sono centinaia di migliaia, nel mondo, gli edifici che hanno "tetti fotovoltaici". Fra essi, il Bundestag di Berlino e la Casa Bianca di Washington (della situazione italiana non tanto è bello tacere quanto è inutile par-lare). Secondo alcuni esperti, una quota sostanziale del fabbisogno elettrico dell'umanità sarà di fonte fotovoltaica entro pochi decenni; e questo sarà fra l'altro un preliminare importante al decollo di quell'economia dell'idrogeno prossima ventura di cui tanto si parla. Eppure c'è chi insiste a dichiararsi scettico, ritenendo che per produrre un modulo fotovoltaico si consumi più energia di quella che esso produrrà durante la sua intera vita operativa (esso sarebbe cioè "non conveniente" sotto l'aspetto energetico) quantunque diversi studi, nel corso degli anni, avessero già smentito tale credenza; e in modo sempre più convincente col progredire dei miglioramenti di processo e di prodotto. Una nuova, accurata ricerca in materia è stata conclusa qualche tempo fa da Karl Knapp, della Energy & Environmental Economics, Inc., di San Francisco, e da Theresa Jester, della Siemens Solar Industries, di Camarillo (California). Il "pay back time" o "tempo di restituzione" energetico di un materiale fotovoltaico (FV) si ottiene dividendo il suo "costo energetico" per la quantità di energia solare che esso converte in elettricità in un anno. Per il computo di quel costo, altri ricercatori si erano basati su dati di consumo in tutto o in parte presunti. Knapp e Jester hanno invece seguito una procedura empirica. Hanno cioè adottato come soggetti della loro ricerca due ben individuati moduli fotovoltaici, uno al silicio cristallino da 75 Wp, e uno a film sottile CIS (rame, indio, selenio) da 40 Wp. Poi ne hanno rilevato i rispettivi costi energetici, a partire dalle materie prime, comprendendovi anche quelli di materiali entrati solo indirettamente nella produzione, mai considerati in precedenti studi, e perfino quelli degli imballaggi nei quali i moduli vengono spediti. Tutto questo in base a dati quantitativi non presunti, ma certi perché ricavati da documenti come le bollette elettriche o le fatture dei fornitori. I costi, misurati in kilowattora per kilowatt di picco, sono risultati di 5.600 kWh/kWp per il modulo al silicio e di 3.100 kWh/kWp per il modulo CIS. La quantità di energia luminosa convertita in elettrica dipende dall'efficienza del modulo e dal soleggiamento del luogo in cui è utilizzato. Negli Stati Uniti, il soleggiamento va dai 1.200 kWh/mq/anno di Detroit ai 2.480 di Phoenix e quello medio nazionale è 1.825 kWh/mq/anno. In Giappone quello medio è 1.424; nel Nord Europa è 1.000. I due ricercatori, come altri precedenti, hanno utilizzato un valore di 1.700 kWh/mq/anno, da loro considerato simile a quello medio europeo (in Italia, 1389 è quello di Milano, 1516 è quello di Roma, 1614 è quello di Palermo, ma dell'Europa fanno parte an-che la Grecia, la Spagna e il Portogallo). Ne è risultato che i "pay back time" energetici sono di 3,3 anni per il modulo al silicio e di 1,8 anni per il modulo CIS. Il che significa che in una vita utile di 30 anni (plausibile) con un soleggiamento da 1.700 kWh/mq/anno, il modulo al silicio "restituirà" nove volte l'energia consumata nella sua produzione e il modulo CIS quasi diciassette volte. Chi fosse interessato alla ricerca Knapp-Jester può vedere su Internet il sito www.homepower.com/files/pvpayback.pdf