"Ma di che ambiente si parla?" Il confronto tra ambientalisti e partiti in vista delle elezioni
Pubblicato sui vari siti web il Diario elettorale 2013, dopo i primi cinque incontri tra le principali associazioni ambientaliste e alcune delle forze politiche in corsa per le elezioni. Non hanno ancora risposto Pdl, Fli e Udc
12 February, 2013
Sette tra le principali associazioni ambientaliste (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente,Touring Club Italiano, WWF) hanno pubblicato il Diario elettorale 2013, frutto dell'incontro con protagonisti politici come Ingroia, Vendola, esponenti del Movimento 5 Stelle, Lista Monti e PD. È previsto un incontro con Maroni il 19 febbraio mentre, al momento, non è stata ricevuta alcuna risposta da Pdl, Fli e Udc. Il Diario è consultabile nei rispettivi siti web delle 7 associazioni e segna il primo step a conclusione dei 5 incontri con alcune delle forze politiche: “Si stenta a dare la giusta rilevanza al messaggio che la gravità della crisi economico-finanziaria del Paese impone – scrivono le associazioni: una Riconversione ecologica delle scelte di fondo dei settori dell'energia, dei trasporti, delle infrastrutture, dell'agricoltura, della tutela e valorizzazione della biodiversità e dei beni culturali. Manca la consapevolezza che la necessità di risparmiare risorse economico-finanziarie e ambientali, non serve a superare solo il declino attuale, ma ad impostare il modello di sviluppo del futuro.”
Insomma, l'obiettivo del tavolo di confronto non era soltanto di raggiungere il cosiddetto 'Green Deal', ma di farlo diventare una tematica centrale all'interno del dibattito politico.
Le associazioni hanno sviluppato 80 proposte per la 'Riconversione ecologica del Paese' (documento completo scaricabile qui) tra le quali sono state individuate 28 priorità come:
1. Esigenza di redigere una Roadmap nazionale di decarbonizzazione e di uso efficiente delle risorse per i settori di produzione dell’energia elettrica, dei trasporti, dell’industria e dei servizi che sostengano la Green Economy (nel 2012 il 40% delle assunzioni complessive, pari a 241 mila addetti, di tutte le imprese italiane nell’industria e e nei servizi, sono state in aziende che investono in tecnologie green);
2. Fissare l’obiettivo del 100% Rinnovabili procedendo alla chiusura progressiva delle centrali alimentate con combustibili fossili, non costruendo nuove centrali a carbone ed olio combustibile e rinunciando a ogni piano di trivellazioni petrolifere off shore;
3. Integrare la Strategia nazionale sulla biodiversità (l’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità), approvata nell’ottobre 2010, con la programmazione dei diversi settori economici;
4. Definire un Piano nazionale della mobilità che superi il Primo Programma delle infrastrutture strategiche (lievitato in maniera incontrollata tra il 2001 e il 2012 dai 125,8 miliardi di euro ai circa 375 miliardi di euro attuali) e abbia come priorità l’intervento organico nelle aree urbane, il riequilibrio modale dalla strada alla ferrovia, in particolare per le merci, e la riduzione delle emissioni di gas serra;
5. Redigere una Strategia nazionale per gli interventi di bonifica prioritariamente nei 57 Siti di Bonifica Nazionali - SIN sui 2.687 esistenti in Italia, perché offrono anche una opportunità di lavoro, di sviluppo della ricerca scientifica e di reindustrializzazione;
6. Elaborare una nuova legge di Governo del territorio, che aggiorni la disciplina urbanistica ferma al 1942 e faccia pervenire ad una normativa sul consumo del suolo (nei prossimi 20 anni si rischia una riconversione urbana delle aree libere in Italia di 75 ettari al giorno); e che consenta, attraverso meccanismi fiscali, di disincentivare lo sviluppo disordinato fuori delle aree già edificate e di pregio paesaggistico;
7. Definire un Piano pluriennale di adattamento ai cambiamenti climatici, che dovrebbe prevedere, secondo il Ministero dell’ambiente, uno stanziamento complessivo in 20 anni di 41 miliari di euro, e rilanciare i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) per contrastare il rischio alluvioni e frane/smottamenti (rischio che riguarda l’82% - ossia 6.633 Comuni - del totale italiano);
8. Utilizzare il 50% dei finanziamenti europei della politica Agricola Comune destinate allo sviluppo rurale per misure ambientali, puntando anche a raddoppiare entro il 2018 la Superficie Agricola Utilizzata (che ammonta a circa 13 milioni di ettari che costituiscono il 40% del territorio italiano) per l’agricoltura biologica e, nel frattempo, ridurre l’impatto dei prodotti chimici quali i pesticidi e impedire la coltivazione di OGM;
9. Varare un Piano della Qualità per il settore turistico (che nel 2011 a livello internazionale ha prodotto 31 miliardi di euro di entrate, con un saldo commerciale positivo di 10 miliardi di euro), analogo a quello redatto in Francia e in Spagna, e che valorizzi i beni culturali e ambientali;
10. Interrompere i tagli al Bilancio del Ministero dell’ambiente, ultimo tra i dicasteri con portafoglio, portando il bilancio dagli attuali 450 milioni di euro (nel 2009 il bilancio del Ministero ammontava a 1,2 miliardi di euro) ad almeno 700 milioni di euro, per garantire in particolare gli interventi per la difesa del suolo;
11. Introdurre tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente e garantirgli un’adeguata tutela penale con l’individuazione di specifiche fattispecie delittuose, tra cui il disastro ambientale, il traffico e abbandono di materiale radioattivo, l'associazione a delinquere, anche di stampo mafioso, finalizzata ai reati ambientali;
12. Andare oltre il parametro economico del PIL, avviando un processo istituzionale che porti all’utilizzo ufficiale dei nuovi indicatori di progresso e di benessere elaborati nel 2012 da ISTAT e CNEL.