Aziende in crisi, metrò e Gerbido a rischio
Vicina al fallimento la coop che sta realizzando le due opere, ritardi in vista per la tratta Lingotto-Bengasi L’inceneritore potrebbe slittare almeno di due mesi, ma il sistema dei rifiuti è in grado di reggere fino al 2015 - da La Stampa Torino del 07.03.2013
07 March, 2013
Andrea Rossi
L’allarme è scattato due settimane fa, quando al tribunale di Reggio Emilia è stata depositata (e poi accolta) la richiesta di concordato preventivo di Coopsette, uno dei giganti delle cooperative emiliane che rischia di finire gambe all’aria a causa di una mostruosa crisi di liquidità dovuta ai mancati pagamenti dello Stato. Che cosa c’entra un’azienda emiliana con Torino? C’entra, eccome, perché sulle spalle Coopsette (2.500 dipendenti, 120 società collegate) si reggono le due opere più importanti che si stanno realizzando in città: il termovalorizzatore del Gerbido e l’ultimo tratto della linea 1 del metrò, Lingotto-piazza Bengasi.
Ritardi in vista
Entro fine aprile si capirà se Coopsette può essere salvata. Le conseguenze saranno in ogni caso pesanti: si va da un ritardo di entrambi i cantieri (la ditta ha già rallentato i lavori) al crac che imporrebbe nuove gare d’appalto per affidare i lavori ad altre imprese.
Il guaio è massimo per l’inceneritore che rischia di non partire nemmeno entro fine aprile come era stato stabilito. Un anno fa sembrava dovesse anticipare i tempi e cominciare l’esercizio provvisorio (l’anno in cui brucerà circa 220 mila tonnellate di rifiuti e verrà collaudato) già a ottobre 2012 anziché gennaio 2013. Il sequestro del cantiere dopo i due incidenti mortali di un anno fa ha provocato qualche mese di ritardo. Adesso, forse, nemmeno aprile basterà: «Abbiamo chiesto al tribunale di Reggio di poter subentrare a Coopsette e pagare noi i subappaltatori», spiega Bruno Torresin, presidente di Trm. La società fino a dicembre dell’anno scorso era al 96 per cento del Comune di Torino e per il resto di altri Comuni della cintura. Ora è all’80 per cento della multiservizi Iren e al 18 di Torino, il resto sono briciole. La prima assemblea con i nuovi azionisti ha nominato come amministratore delegato Andrea Viero, a capo del ramo ambiente di Iren, e come presidente Torresin, indicato da Palazzo Civico.
Torresin ha più d’un cruccio, in questi giorni. «I lavori sono terminati al 93 per cento, gli impianti sono finiti, mancano una serie di opere edili (quelle che dovrebbe realizzare Coopsette, n.d.r) e poco altro».
Le discariche reggono
Il guaio è che anche l’altra grande azienda impegnata al Gerbido - dove a febbraio hanno lavorato in media 265 persone al giorno -, Unieco (cooperativa, anch’essa emiliana che si occupa degli impianti tecnologici), naviga in cattive acque. Ipotizzare l’entità del ritardo nella consegna del termovalorizzatore è impossibile. «Noi speriamo di farcela nei tempi stabiliti», ha rivelato Torresin ai consiglieri comunali delle commissioni Ambiente e Partecipate in sopralluogo al cantiere. Si parla di due mesi al massimo, sempre che la situazione non precipiti. Anche un eventuale stop ai lavori non avrebbe però ripercussioni sul ciclo dei rifiuti.
Lo conferma anche l’Ato, l’autorità che vigila sul sistema provinciale: fino almeno a maggio 2015 il sistema è in sicurezza, nelle sette discariche del Torinese «c’è ancora posto per quasi un milione di tonnellate d’immondizia», spiega Paolo Foietta, presidente dell’Ato Rifiuti. Se anche il Gerbido dovesse ritardare di un anno, cominciare l’esercizio provvisorio nel 2014, e quello definitivo (con 421 mila tonnellate l’anno) solo dal 2015 il sistema non andrebbe in sofferenza. Nel 2012 Torino e Provincia hanno prodotto 512 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, più altre 50 mila di scarti della raccolta differenziata. Questo, tra l’altro, significa che - almeno in astratto - inceneritore e differenziata possono coesistere. «Ci sono ancora 130 mila tonnellate di margine», dice Foietta: la differenziata può crescere ancora di quella misura, fino al 65 per cento (oggi è al 51 in Provincia, al 42 a Torino), o la produzione di rifiuti può scendere, senza entrare in rotta di collisione e intaccarne la redditività economica (la tariffa è 95 euro a tonnellata, 40 milioni l’anno).
Analisi sui fumi
Gli avversari dell’inceneritore ieri hanno infiltrato nella pancia del «mostro» il capogruppo del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola, che scattava più foto d’un turista giapponese - non demordono. Il comitato Rifiuti Zero ha raccolto finora 4 mila euro per finanziare analisi indipendenti sui fumi del camino, non fidandosi dei dati che verranno elaborati dall’Arpa. A proposito, l’Arpa potrà bloccare in qualsiasi momento l’impianto - o una delle tre linee - se i valori dovessero scostarsi dai parametri di legge. E farlo senza passare attraverso Trm, potendo accedere direttamente ai dati. Quanto alle polveri, verranno immagazzinate in silos, affogate nel cemento plastico e poi stoccate in alcune vecchie miniere di salgemma in Germania e in alcuni siti in provincia di Pavia. Le scorie, invece, verranno fatte decantare, mescolate al calcare fino a diventare prodotti di lavorazione per i cementifici.