Ocse: città italiane sono le più inquinate
L'Italia ha compiuto dei progressi e ha diminuito le emissioni atmosferiche di sostanze inquinanti. Ma non basta, servono nuove politiche e un'agenda verde.
08 March, 2013
Oltre metà delle 30 città europee più inquinate si trovano in Italia. È quanto afferma il “Rapporto OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulle performance ambientali: Italia 2013” in cui si sottolinea che l’Italia, nonostante i progressi compiuti, come ad esempio la diminuzione delle emissioni atmosferiche di sostanze inquinanti più che nella maggior parte degli altri Paesi OCSE, il nostro rimane un Paese che deve affrontare importanti sfide in campo ambientale, come la scarsa qualità dell’aria nelle principali città, l’aumento della produzione di rifiuti, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee, e l’inquinamento e l’erosione del suolo. Il Rapporto definisce infatti l’Italia un Paese soggetto a stress idrico medio-alto, considerando il prelievo idrico interno pari a circa il 30% delle risorse idriche rinnovabili disponibili.
La percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica è diminuita e sono stati realizzati notevoli passi avanti nella gestione e nella riduzione del numero delle discariche, comprese quelle illegali. Permangono, tuttavia, significative differenze a livello regionale e alcune area presentano situazioni di criticità (soprattutto in Campania, Lazio e Sicilia). Contrariamente a quanto avviene in molti altri Paesi dell’OCSE, la produzione di rifiuti urbani è aumentata più rapidamente del PIL e dei consumi finali delle famiglie, almeno fino alla crisi economica del 2008. I siti contaminati ufficialmente censiti sono circa 5.000. Questi comprendono 57 siti contaminati di interesse nazionale , che coprono circa il 3% del territorio italiano. Inoltre, 10.000 siti potenzialmente contaminati ricadono sotto la responsabilità delle regioni. Permane preoccupante, aggiunge l’OCSE, il rischio di erosione, con il 30% di terreni agricoli classificato come soggetto a rischio di erosione idrica da moderato a forte. Meglio i dati sulle aree protette: coprono circa il 10,5% del territorio nazionale, percentuale vicina alla media OCSE, e le aree marine protette sono state notevolmente ampliate; la rete Natura 2000 copre il 21% del territorio nazionale, percentuale più elevata rispetto alla media UE, con una copertura relativamente maggiore nel Mezzogiorno. Tuttavia, mentre il numero di specie di piante vascolari a rischio di estinzione è relativamente limitato in Italia rispetto ad altri paesi OCSE, quello delle specie minacciate di mammiferi, pesci d’acqua dolce e anfibi è maggiore che in molti altri Paesi OCSE.
Il Rapporto riconosce all’Italia alcuni miglioramenti in campo ambientale come il rafforzamento di legislazione e politiche ambientali, soprattutto nell’ambito degli impegni comunitari e internazionali che a volte hanno anticipato le disposizioni comunitarie in settori quali la gestione dei bacini idrografici e il trattamento dei rifiuti. Permangono però incoerenze dovute al ritardo con cui le autorità nazionali hanno definito alcune politiche quadro in materia ambientale così che la politica ambientale italiana resta frammentata, prevalentemente dettata dall’emergenza e focalizzata sul breve termine.
Per questo, l’OCSE suggerisce di potenziare l’attuazione delle politiche ambientali, di sviluppare una strategia di lungo periodo per la crescita verde che potrebbe essere determinante per favorire un aumento della produttività, degli investimenti e dell’innovazione in campo ambientale, tutti elementi necessari per rendere l’economia più verde. Migliorare l’uso dei fondi pubblici, mobilitare investimenti privati e promuovere l’ecoinnovazione, avere una visione di lungo periodo per la gestione delle risorse idriche, attuare una governance migliore, sono altri punti su cui lavorare in Italia suggeriti dal Rapporto. Inoltre, continua l’OCSE, è necessario definire un prezzo del carbonio coerente in tutti i settori dell’economia, cosa essenziale per lottare efficacemente contro il cambiamento climatico e per ridurre le emissioni di co2 derivanti dal settore dei trasporti.
“Trasmetterò il Rapporto dell’OCSE al nuovo Parlamento affinché le raccomandazioni formulate siano tenute in considerazione nella politica per la crescita dell’Italia”, ha detto Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente, intervenendo alla presentazione del Rapporto. “L’Italia, come raccomanda l'OCSE, deve adottare un’agenda verde per la crescita con un programma coerente e integrato di misure per la de-carbonizzazione dell’economia, che guardi non solo al breve ma anche al medio-lungo periodo. A questo proposito – ha continuato - oggi il Cipe ha approvato il Piano Nazionale 2013-2020 per la decarbonizzazione dell’economia. Infine, voglio ribadire quanto l’OCSE raccomanda per rendere più efficiente il sistema della governance pubblica, a tutti i livelli di responsabilità, così da aumentarne l’efficacia e la capacità di rispondere alle esigenze del Paese”.