Piatti e bicchieri monouso in plastica: il punto su consumo, raccolta e riciclo
Eco dalle Città ha raccolto gli spunti emersi dal convegno “Second Life. La doppia vita delle stoviglie in plastica” per fare il punto su consumo, raccolta e riciclo di questi prodotti
13 March, 2013
Martedì 12 marzo 2013 si è svolto a Milano il convegno “Second Life. La doppia vita delle stoviglie in plastica” promosso da Pro.Mo (Gruppo Produttori Stoviglie Monouso in Plastica di Unionplast). Eco dalle Città dopo aver raccolto spunti e interviste fa il punto su consumo, raccolta e riciclo delle stoviglie monouso.
Paesi del Sud Europa: i grandi consumatori
Iniziamo dai consumi. Abbiamo chiesto a Marco Omboni, presidente di Pro.mo, quali sono in Europa i più grandi consumatori di piatti e bicchieri in plastica monouso. “C'è da premettere che questi prodotti non rientrano nelle classiche categorie di classificazione quindi non ci sono ricerche strutturate come possono esserci per altri prodotti – ha spiegato Omboni - . Tuttavia dei dati ci sono, anche se un po' grossolani. Sicuramente i grandi consumatori di questi prodotti sono in Paesi mediterranei del Sud Europa. Spagna e Italia sono i Paesi dove sono più diffusi. Se da un lato è vero che i più grossi consumatori si trovano nel Sud Europa occorre ricordare che ci sono aziende che sono essenzialmente esportatrici: il 30% della produzione italiana viene infatti venduta all'estero, in particolare, Germania e Inghilterra, dove l'utilizzo del vetro per la classica pinta viene limitato per ragioni di sicurezza.”
E in Italia? “La Sicilia da sola consuma da sola più stoviglie monouso di quelle che vengono consumate in Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia messe insieme. Le ragioni sono in parte per ragioni del nucleo famigliare: dove si mangia in più persone insieme risulta più “comodo” utilizzare stoviglie di plastica. La cosa – secondo il presidente di Pro.mo - è legata anche al fatto che in certe zone d'Italia e in alcuni periodi dell'anno, l'utilizzo della lavastoviglie può essere limitato per il razionamento idrico. In questo caso le stoviglie monouso vengono incontro. I consumi in Italia sono stimati in circa 120-140 mila tonnellate equivalenti in termini di peso. Possono sembrare tanti ma rispetto al mondo complessivo del packaging plastico prodotto è molto poco”.
Il punto sulla raccolta
A partire dal 1° maggio 2012 è stata estesa la raccolta differenziata a piatti e bicchieri di plastica monouso. “Nel 2012 – ha dichiarato Gianluca Bertazzoli, responsabile comunicazione Corepla - è aumenta la quantità di plastica raccolta (+5%). Questo dato non è ascrivibile tutto all'estensione della raccolta alle stoviglie monouso ma riflette un trend di crescita negli anni. A distanza di quasi un anno, inoltre, abbiamo constatato che la qualità della raccolta ha tenuto”.
Quanto stoviglie finisco nella raccolta? Corepla ha fatto due campagne di monitoraggio. La prima è stata condotta attraverso analisi merceologiche comparative della raccolta differenziata in entrata in vari centri di selezione del Consorzio (nel caso della raccolta multimateriale leggero anche da Amsa Milano). La seconda ha riguardato analisi merceologiche comparative sul rifiuto indifferenziato raccolto da Amsa. “Oggi la presenza di stoviglie monouso in plastica nella raccolta è intorno all'1% (con punte dell'1,2%). In precedenza era intorno era tra lo 0,3% e lo 0,5%. Questo dato permette di ipotizzare per il 2012 una proiezione su base annua di 7.000 tonnellate raccolte. I dati - ha sottolineato Gianluca Bertazzoli – sono però viziati da un fattore. Questi dati infatti non tengono conto di tutti quei manufatti che vengono frantumati e di conseguenza non vengono stimati nelle analisi merceologiche” .
Riciclare conviene?
“Riciclare conviene” è uno degli slogan scelti da Pro.mo. “Riciclare un piatto di plastica di 12 grammi – si legge ancora nell'immagine promozionale in allegato - equivale a recuperare energia elettrica sufficiente a tenere accesa una lampadina da 100 W per 19 minuti”. La frase può prestarsi ad una non corretta interpretazione del riciclo. “Questo dato – ha specificato Marco Omboni nella presentazione del convegno - risulta da una media dell'energia ottenibile valorizzando i piatti sia attraverso termovalorizzazione sia tramite il riciclo meccanico. In questo secondo caso l'energia contenuta nel piatto, l'energia della materia prima, viene risparmiata riciclando il prodotto. Evidentemente questo fa sì che l'energia sviluppata dal riciclo (il valore del riciclo) sia comunque superiore a quello che si può ottenere attraverso la strada della termovalorizzazione”.
Piatti e bicchieri differenziati vanno “in fumo”
E' più volte emerso negli articoli di Eco dalle Città: in Italia manca ancora una filiera strutturata per il riciclo delle stoviglie monouso in plastica. Anche se raccolti in modo differenziato, infatti, la strada principale imboccata da piatti e bicchieri a fine vita è quella del forno. “Ad oggi – ha ricordato Gianluca Bertazzoli - le stoviglie monouso in plastica, finendo nella raccolta della plastica seguono questo destino: la parte che va a riciclo meccanico è minoritaria, il resto va a produrre combustibili alternativi per sostituire comustibili fossibili soprattutto nei cementifici”.
Cosa fare per aumentare il riciclo?
“L'ideale sarebbe arrivare a circuiti dedicati – ha affermato nel suo intervento Bertazzoli - questo faciliterebbe lo sbocco al riciclo meccanico”. La stessa domanda Eco dalle Città l'ha posta a Marco Omboni: “Secondo noi bisogna muoversi a più livelli temporali. Partiamo dal pressuposto che in Italia rifiuti preziosi finiscono in discarica. Bisognerebbe come prima cosa evitare questo male maggiore con soluzioni che sono migliorative rispetto alla discarica. La termovalorizzazione riteniamo che sia una degna soluzione alternativa alla discarica. Non c'è la soluzione buona o cattiva ma bisogna confrontarla con qualcos'altro. Rispetto alla discarica è meglio. Siamo però convinti che in questi prodotti ci sia una richezza valorizzabile molto meglio con il riciclo che può diventare anche un'opportunità di business. Stiamo cercando di ipotizzare delle raccolte laddove i consumi siano concentrati nel tempo e nello spazio. La partenza, per esempio da una singola scuola, può essere costosa ma se costruiamo intorno altri conferimenti di grandi utenze i costi proporzionalmente sono inferiori rispetto all'avvio del progetto. Si tratta infatti di coniugare la sostenibilità ambientale a quella economica”.